Delitto E Castigo

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Successe in un'afosa serata d'estate, in quel di San Pietroburgo.

Rodion Romanovič Raskol'nikov fu un ex studente di legge con un carattere lunatico. Una volta si sentiva forte e deciso, un'altra crollava e cadeva in una triste depressione.

A causa della sua estrema povertà, dovette abbandonare gli studi  e vivere in un minuscolo tugurio nei bassifondi della città.

Una lurida anziana avida usuraia esasperava Raskol'nikov a tal punto che lui decise di farla finita e di far fuori la vecchia.

«Napoleone! Ah, sì, signore e signori, questo atto di coraggio mi eleva al rango di un Napoleone! No, tienteli i tuoi soldi, spregevole megera. Ne prenderò una parte per far del bene, certamente non come facevi tu, vecchia. Il buon vecchio Napoleone sterminava e massacrava, ma era a fin di bene! Ditemi se il suo scopo era puramente vile e meschino, se avete il coraggio. No, il sangue che versava era per il bene dell'Europa! E io come lui, esattamente, ho compiuto un atto di carità. È stato un dovere morale da parte mia, quello di assassinare la scrofa, un gesto di generosità. Lei avrebbe dovuto vergognarsi! Una rovina per la società, nient'altro! Napoleone, sì, mi sento come egli stesso dopo essersi macchiato di sangue. Sangue necessario, per la pace comune, per uno scopo divino. Se Keplero e Newton avessero dovuto uccidere migliaia di uomini, o anche uno soltanto, per illuminare l'umanità, ne sarebbe valsa la pena. Oh sì, mia vecchia usuraia, sarai d'esempio per questa società malata.»

Assai tempo dedicò alla preparazione dell'omicidio, che andò così bene che dovette persino uccidere la più giovane sorella della vecchia, comparsa per puro caso sulla scena del delitto appena compiuto.  

«Alëna Ivanovna, sorellina cara, stai vaneggiando? Sento una voce di un uomo.»

«Cazzo, ci mancava anche la sorella!»

«Oddio, buon Signore, sorella che ti hanno fatto? E Voi chi siete? Come avete potuto...»

Raskol'nikov colpì mortalmente anche la sorella dell'usuraia, preso da un attacco di panico. Non l'aveva previsto.

«Ordunque, preparo meticolosamente l'omicidio della vecchia megera, e cosa deve accadermi? Che la sua tranquilla e onesta sorella compaia in casa! Diamine, ho dovuto eliminare anch'essa per non lasciar testimoni scomodi! Non potevo fare altrimenti.»  

Ma così la sua fragile mente crollò, passando dal sentirsi onnipotente e sicuro di sé, al sentirsi emotivamente molto scosso. Un omicidio premeditato, e uno imprevisto, nello stesso momento. Troppo per lui.  

Anche il suo fisico si debilitò e gli venne una brutta febbre, che lo costrinse a letto per tre giorni. 

Pentimento, angoscia e tormenti intellettuali si impadronirono di lui, a tal punto che impazzì e iniziò a vagare per la città scassando la minchia a vari personaggi. La paura di esser scoperto faceva a turno con il rimorso. La scelleratezza del suo atto gli pesava troppo, e sull'orlo della depressione totale, quando era ormai quasi troppo tardi per la salvezza della sua anima, conobbe una ragazza, Sonja, che lo aiutò spiritualmente e lo fece avvicinare alla fede in Dio.

Si decise a confessare l'assassinio e visse felice e contento, in compagnia di Sonja, povera scema a seguirlo, prigioniero in un campo di lavoro in Siberia.

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