1 Liz e il gatto birmano dagli occhi color cielo

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Tyler si svegliò con il rumore della sveglia che oramai stava suonando da almeno due ore. 10:57. Dodici chiamate perse, diciannove messaggi. Liz. Imprecò, si alzò di scatto come non succedeva mai di sabato "mattina", si mise addosso dei jeans che erano sul fondo del letto da diversi giorni, una maglia stropicciata un po' aderente verde militare con la scollatura a v e la sua giacca di pelle senza la quale non usciva mai di casa, anche quando c'era troppo caldo o freddo. Avvertiva sempre una percezione strana della temperatura esterna, come se il suo sangue la contrastasse. Prese le chiavi dell'auto sul mobiletto all'entrata di casa e corse giù dalle scale per andare sotto casa sua a prendere due cappuccini di starbucks per poi guidare fino a casa di Liz. Arrivato a destinazione scese velocemente dalla macchina e andò a bussare alla porta di casa della ragazza. Quando la porta si aprì Tyler se la trovò davanti con la tuta dell'Adidas nera con profili fucsia, capelli biondo cenere sciolti come al solito e un faccino di rimprovero per l'ora e mezza di ritardo. Riuscì però, come al solito, a ottenere un sorrisone dolce quando le fece vedere la colazione. Lui le diede un bacio sulla guancia ed entrarono in casa.
Liz e Ty erano come fratelli da praticamente sempre. Si conoscevano da quando erano davvero molto piccoli e la casa della ragazza era diventata praticamente quella di lui, il suo rifugio da suo padre, da tutto. I due non si vergognavano più di nulla, neanche di cambiarsi i vestiti nella stessa stanza, di piangere o di essere visti in pessime condizioni. C'era anche stato un periodo quando erano più piccoli nel quale pensavano di essere innamorati uno dell'altra ma solo l'idea di baciarsi faceva senso a entrambi, in fondo erano fratelli!
La camera da letto di lei era stata verniciata con un color caffelatte, che rispecchiava perfettamente l'aroma del profumo di caffè di quella stanza, dovuta a decine di barattoli vuoti nel cestino sotto la scrivania. La camera, nonostante i colori sobri e l'ordine, non risultava per niente vuota o anonima anche perché era tappezzata di foto che Liz giudicava divertenti o appartenenti alla categoria "da non dimenticare". Tre quarti delle foto ovviamente erano quelle dei due insieme, una più buffa dell'altra. Davanti al Big Ben dove si abbracciavano e facevano la linguaccia all'obiettivo della macchina fotografica, d'estate in costume a fare il bagno nell'oceano mentre lui teneva lei sulle sue spalle un'attimo prima di lanciarla senza preavviso in acqua, quando Ty mangiò il wasabi al ristorante giapponese credendo fosse menta, a tutti i loro compleanni, momenti random felici e la preferita di lei, una sfuocata, davanti la Torre Eiffel, entrambi che, con gli occhi chiusi, ridevano come matti.
Mentre parlavano di pettegolezzi, Juli, la madre di Liz disse:
"Elisabeth scendi un'attimo"
"Arrivo mamma" poi si rivolse a Tyler "Torno subito."
Lei uscì e il ragazzo pensò a quanto gli sembrava strano ogni volta il nome di lei. Per lui era sempre stata Liz, non Elisabeth. Che cosa strana.
Nel frattempo lei tornò di sopra con la sua gatta birmana dagli occhi cielo in braccio che faceva le fusa e Stitch, quella tigrata che non si scollava dalle ciabatte della ragazza che, come al solito, stava mordicchiando allegramente, annunciò con impazienza e allo stesso tempo affetto materno:
"Dobby é caduta nel water. Di nuovo.
Comunque.. stasera cinese, io, te e mia mamma?"
"Stasera cinese io, te e tua mamma!"

Tyler, Liz e Juli stavano assaporando gli spaghetti di soia con i gamberetti in salsa d'ostrica quando suonò il cordless di casa. Liz si alzò stancamente e rispose al telefono
"Pronto?" Tempo due secondi e cambiò immediatamente tono di voce
È successo qualcosa di grave? ..si gliela passo subito.."
si rivolse a sua mamma con gli occhi sgranati, appoggiando il palmo della mano sul microfono della cornetta
"È La polizia. Mamma, vogliono parlare con te."

"Si, sono io" rispose la donna.
Silenzio. Se in quel momento fosse caduta una piuma avrebbe fatto un rumore assordante. Entrambi i ragazzi fissavano Juli al telefono che diventava sempre più pallida e tremolante.
"Sarà fatto. Ok." mise giù la cornetta e rivolse uno sguardo preoccupato a i due e annunciò
"Dobbiamo parlare."

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