17. Hysteria - An Ordinary Birthday - [Isteria - Un Compleanno Ordinario]

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- JAMIE'S BIRTHDAY Part One -  

" It's bugging me, grating me and twisting me around. Yeah I'm endlessly, caving in and turning inside out "

Hysteria - Muse 

[Loop - Chicago, IL]

Dicono che l'amore materno attraversi diverse fasi: alcune belle altre brutte, alcune forti altre deboli, alcune di affetto puro altre di odio puro; gli esperti dicono che è tutto normale, che anche nei periodi di rifiuto del proprio sangue, nel distaccamento brutale da ciò che si dovrebbe obbligatoriamente adorare, vige la sanità mentale. Dicono che sia sano alternare gli stati d'animo, anche nei confronti dei propri figli, e che spesso il figlicidio sia, invece, la conclamazione di un'ininterrotta carriera di amore impeccabile. Dicono...

Jamie sedeva sul limitare del pouf rotondo al centro del salotto. Le dita affusolate della mano sinistra pigiavano le corde sulla tastiera della chitarra e quelle della mano destra le frustavano con bizzarra lussuria, forzandole ad armonie pazzesche. Il gomito destro fendeva l'aria come un'ala senza penne, il tessuto sfilacciato degli skinny neri sbatacchiava sulle rotule sporgenti e tutto il corpo era impegnato in una ginnastica calamitante per chiunque si soffermasse sulla sua meravigliosa figura. Portava i capelli legati alla buona, con uno dei miei elastici neri, e qualche ciocca gli disturbava il viso costringendolo, di tanto in tanto, a fermarsi per ricacciarla dietro l'orecchio: un gesto che amavo alla follia. Attorno a lui gli amici lo accompagnavano con altri strumenti, compresa la batteria elettronica che gli aveva regalato Francis Hughes, il fratello di Steven, e di cui il figlio Sam stava picchiettando i pad con entusiasmo.

Mi sforzavo di ampliare il mio interesse, di inglobare nella scena i mobili rivestiti di seta nera, il buffet ancora inviolato e il bar che, al contrario, era preso d'assalto. La mia visuale, però, convergeva unicamente su Jamie, sull'aureola del tempo che proclamava il suo diciottesimo anno di vita, e sul mio ininterrotto, sconfinato e del tutto insano amore nei suoi confronti. Navigavo nella tempesta delle sue espressioni: serie, concentrate e per lo più incazzate. Percepivo ogni strato della sua insoddisfazione e la veneravo perché era molto simile alla mia. Io e mio figlio. Noi e la nostra insoddisfazione cronica. Il nostro peccato più grande. La nostra malattia. Il bene più prezioso che avremmo mai potuto condividere con qualcuno.

«Ti distrai con biondi più innocui?» Tabacco, Bleu de Chanel e vodka sfiorarono il mio orecchio e si insinuarono nel naso. Un bicchiere di gin tonic scavalcò la mia spalla e finì nella mia mano. Lui era l'unico che poteva arrivarmi alle spalle in quel modo, non lo sopportavo da nessun altro, nemmeno da Jamie.

Colsi immediatamente l'allusione, ma finsi di non capire. «Perché, ce ne sono di dannosi da eludere?»

Sogghignò e si mise al mio fianco, sorseggiando la sua vodka tonic e rivolgendo uno sguardo affettuoso a Jamie che suonava. «Le hai parlato?»

«L'ho fatto» risposi neutra, tortutando il ghiaccio nel bicchiere con la cannuccia nera.

Victor mi guardò e poi con il mento accennò a un punto dietro di me. «E' uno schianto» espresse il suo parere senza acredine.

«Già» ammisi.

«E?»

Con lui era tutto così semplice, diretto, privo di sfumature cattive che non avvertivo mimimamente il peso delle mie confidenze. Sia nella bonaccia che nella burrasca, Victor era il co-capitano perfetto. Il mio co-capitano perfetto.

Sospirai. «E... hai presente Julia Roberts ne Il Matrimonio del mio Migliore Amico, quando dice a George "Se non dovessi odiarla l'adorerei"?

The Moon's coming up... like an Eye In The DarkDove le storie prendono vita. Scoprilo ora