23. On Your Side [Dalla Tua Parte]

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"I am on your side, i just want to tell you off. So many lies are taking hold. It's not your fault, there's many scars. I am on your side, it's taken me a long time, i am on your side."

On Your Side - Pete Yorn

[South Side - Chinatown - Wentworth Av., Chicago, IL]


Le sue mani erano corde che cingevano e avvolgevano il mio corpo; una sensazione magnifica, un calore e una forza impossibili da descrivere. Avevo paura di aprire gli occhi, temevo che, se lo avessi fatto, lui avrebbe smesso di toccarmi. Mi dava fastidio che si fosse rivestito, sentivo il tessuto ruvido contro le mie nudità, con le dita provavo ad arricciarlo perché bramavo la sua pelle, ma non trovavo il bordo della maglia, la stoffa era tesa e non riuscivo a sollevarla.

«Ehi.» La sua voce giunse da lontano e poi uno scossone mi fece avvicinare ancora di più a lui. Tentai di abbracciarlo, ma non avevo abbastanza forza. Le sue mani su di me, il suo profumo, il suo fiato così vicino... Allungai il collo e gli sfiorai le labbra, morbide e caldissime contro le mie. Il suo braccio si strinse maggiormente attorno alla mia vita mentre la sua mano mordeva il mio sedere.

«Ehi.» Un altro scossone mi scatenò un brivido e i muscoli del mio sesso si contrassero.

«Mi vuoi?» gli sussurrai sul collo.

Tyler borbottò parole senza senso.

Piagnucolai per esprimergli tutto il mio disappunto.

«Ehi!» Ancora uno scossone e poi il gracchiare di una canzone che conoscevo benissimo ma di cui non ricordavo il nome.

«Oh, ti prego...» brontolai, agganciando una gamba su di lui. Tutto era stoffa. Tutto era piatto e si stava raffreddando.

«Ehi!» Il suo richiamo divenne insistente e la musica assordante, un oggetto gelido vibrava sulla mia pelle come una zanzara con la voce.

«Ehi!» Due scossoni, uno dopo l'altro, molto più poderosi degli altri. «Dannazione, Lyla!»

Spalancai gli occhi all'improvviso e non fu piacevole. Un bruciore attanagliò il mio occhio sinistro, costringendomi a richiuderlo immediatamente: la lente a contatto si era piegata e incastrata tra il bordo della palpebra inferiore e le ciglia. «Ma che...?» Aprii l'occhio destro e per fortuna andò meglio. Distinsi Tyler, chino su di me e con il braccio accanto alla mia testa.

«Il telefono» disse, fissandomi astioso e scuotendo l'apparecchio freddo contro il mio orecchio.

«Cazzo!» imprecai, riconoscendo la suoneria: Já sei namorar dei Tribalistas, personalizzata per Victor Caster. Presi il cellulare, portandolo davanti all'occhio sano, scorrendo il dito sull'icona verde.

«Porca puttana!» mi arrivò dall'altra parte anticipando - e uccidendo - il saluto che ero pronta a porgergli. «E' più di un'ora che ti chiamo! Si può sapere dove avevi il cellulare? Maledizione! Maledizione, Lyla!»

Dannazione, Lyla... Maledizione, Lyla: dolce il buongiorno degli uomini della mia vita!

«Victor...» biascicai, allontanando l'apparecchio. La testa mi scoppiava e le sue parole erano come pugni sui timpani.

«Muovi il culo, dovevi essere in ufficio un'ora fa!»

Non vedevo l'orario sul display. «Sta calmo. Perché strilli tanto? Che ore sono?»

«Le dieci del mattino! Del 23 Novembre. Non ti dice niente?»

Avrebbe dovuto? Forzai la riflessione, cercando di aprire un varco nell'emicrania per mettere in ordine la mia agenda mentale, ma ero sconvolta da priorità differenti. Tyler non era sdraiato accanto a me. Tyler non mi stava davvero toccando. Tyler non mi aveva baciata. C'era solo il tessuto ruvido del materasso e quello ancora più ruvido di una coperta che abbozzolava il mio corpo nudo. Probabilmente quella che avevo scambiato per la sua bocca non era altro che la mia mano, e gli scossoni... lui che prendeva a calci il materasso.

The Moon's coming up... like an Eye In The DarkDove le storie prendono vita. Scoprilo ora