2. Evan

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Mi è arrivato un messaggio. È Charlotte.
«Scopiamo oggi?»
Lei è la ragazza che uso quando ne ho voglia,e lei usa me, ma oggi non ho voglia-nonostante io abbia sempre voglia-, quindi trovo una scusa e rispondo
«No, devo finire dei compiti per la settimana prossima, se riesco a finirli avrò tutta la settimana libera.», stronzata. È appena riniziata la scuola dalle vacanze, non ci daranno i compiti per una settimana.
«Coglione!»
Non gli do importanza e non rispondo. Sto per spegnere il telfono, ma mi arriva un altro messaggio.
Sophia: «Buongiorno cacacazzo!»
Lei è l'unica ragazza, l'unica persona, di cui mi fido veramente; riesce sempre a farmi sorridere, corre ogni volta che ho bisogno di lei senza che le dica niente, mi porta una confezione di gelato al caffè, -che sa che è il mio preferito-, se sbaglio me lo dice e mi tiene testa, con lei è impossibile averle vinte. Ma non mi ha mai tradito, e spero che non lo faccia mai.
«Buongiono rompicoglioni»
Il professore mi sta chiamando, e dal tono della sua voce capisco che sono svariati minuti che mi chiama. Ero talmente concentrato a sorridere che non mi sono accorto che una tipa si è messa, con un banco, vicino a me.
Ultima fila, ultimo banco, vicino al termosifone, da solo, a destra. Lì mi trovo io. Solo io.
Non so perchè le hanno permesso di mettersi qui, sapendo come potrei reagire.
«Cosa ci fa... » faccio pr andarmene, ma il professore da un colpo alla cartedra facendo solbazzare tutti.
«Zitto, fammi parlare»
«Zit...» mi interrompe
«Smith! Zitto, ho detto, per favore!» la ragazza non ha battuto ciglio.
«Cosa cazzo ci fa lei...» indico lei e il suo banco «attaccata a me!» ho urlato più del dovuto e mi ritrovo difronte al professore che mi mette al muro, tenendomi i polsi. Se ci vedesse qualcuno che non sa che il professore ha una moglie e due figlie, che io mi scopo entrambe, potrebbe credere che stiamo facendo una lezione sessuale per omosessuali. A quel pensiero mi mordo la lingua per non ridere, e, fortunatamente, il professore non sembra accorgersene.
«Smettila di avere questi comportamenti di merda» mi lascia i polsi, e ritorna alla cartedra, appoggio la schiena muro, e, con le braccia conserte, aspetto che finisca di parlare. «Resterá qui per qualche settimana, poi cambierá posto quando troveremo una collocazione anche per lei, in modo tale che non t'infastidisa. Ora calmati, siediti, e fai finta che lei non esista. Basta che non la guardi, non è difficile, eviti di guardarla e basta. Come se non ci fosse.»
Mi va bene, quindi mi siedo senza dire nulla, e senza guardarla.
Non l'ho guardata per il resto della lezione finchè non mi ha chiamato, sottovoce, per dirmi che il professore ha iniziato a dettare. «Cazzi miei.» rispondo, poi la guardo.
Merda.
Merda, merda.
È bellissima.
Non ci credo. Non... Merda.
Ha i capelli neri, le lentiggini e gli occhi grigio-verdi.
Comunque sia, bella o no, non mi pento di come le ho risposto. Resta comunque un essere umano diverso da me, e il mio rapporto con gli altri non è granchè, ma sembra che non le abbia dato fastidio; si è rimessa a scrivere senza replicare con affermazioni fastidiose.
Eh, ma sei maleducato! Eh, ma sei acido! Eh, ma... Eh, ma... Un cazzo!
Lei non ha detto nulla, e mi ha fatto piacere, ma ora devo ascoltare, non ho voglia di studiare a casa, quindi ascolto. Mi basta.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Mar 09, 2016 ⏰

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