Living Things

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Caro diario,
sono tornata per raccontarti come è andato il concerto. È passato un altro mese, in cui ho avuto molto da lavorare e non ho potuto scrivere, mi dispiace. Allora come al solito mi faccio perdonare raccontandoti tutto.

Il concerto è stato LEGGENDARIO! Soprattutto perché ci sono andata con Christa che mi ha fatto una sorpresa indimenticabile. Ora ti racconterò, ma ci arriverò a tempo debito. Muhahahah.

Quel giorno siamo partite presto per arrivare al concerto in orario e per saltare la fila chilometrica che di sicuro avremmo trovato. Il viaggio in macchina è stato tranquillo fino a ché non abbiamo trovato un ingorgo e di conseguenza ritardato di venti minuti. Stavano per saltarmi i nervi quando arrivammo perché non vi era un maledettissimo parcheggio libero. Se fossimo arrivate prima lo avremmo trovato. Quando lo trovammo finalmente, ci accorgemmo che la fila era aumentata. Potevamo dire addio al nostro piano di fare meno fila.
Ero già nervosa, battevo le dita sulle braccia conserte mentre sbuffavo (non sono una persona molto paziente) quando Christa mi disse "Tranquilla ci penso io" mi prese per il braccio e mi tirò verso uno sportello per i ticket semi chiuso. "Resta qui" mi disse lasciandomi il braccio. Con aria molto perplessa, rimasi dove mi aveva detto e lei si avvicinò di più allo sportello. Sembrava stesse mostrando i nostri biglietti alla cassiera che li prese e le diede qualcosa che non riuscii a vedere perché lei infilò l'oggetto in tasca alla velocità della luce. Poi sembrarono sussurarsi qualcos'altro tra il vetro e Christa si girò verso di me facendomi l'occhiolino. Le sorrisi confusa e guardando dietro di lei mi accorsi che la cassiera era sparita. La vidi riapparire subito dopo, dalla porticina del gabbiotto che ci faceva segno di entrare. Io alzai le sopracciglia in un'espressione supita e allargai il sorriso in una smorfia quasi divertita. Lei rise e mi prese per mano. Entrammo da quella porta e la cassiera fece l'occhiolino a entrambe. Ero sicura che la mia ragazza avesse fatto per forza qualcosa di strano per farci entrare così facilmente. Iniziai ad insospettirmi.
Entrammo nella struttura che ospitava il concerto, era circolare sembrava quasi uno stadio in miniatura. La porta da cui eravamo entrate era aperta e non vi era nessuno, se non due uomini in giacca e cravatta molto alti e robusti. C'era da aspettarselo. Uno dei due fece un cenno con la testa a cui lei rispose. I miei sospetti continuavano ad aumentare mentre percorrevamo un corridoio che sembrava infinito, salimmo delle scale e giungemmo ad un altra porta anch'essa sorvegliata da due omoni. La aprirono per rivelarci le tribune che si affacciavano difronte il palco. Quest'ultimo era al centro ed era circondato tutt'intorno da uno spazio vuoto ampio, probabilmente era per i posti in piedi e poi c'erano le tribune tutt'intorno. Gli addetti stavano terminando di sistemare gli strumenti. Ci dirigemmo subito ai nostri posti a sedere. Erano posizionati alla terza fila in alto e al centro. Mi guardai in torno; C'erano stendardi del gruppo appesi un po' ovunque, tutti gli strumenti erano posizionati sul palco. Dietro di loro vi era un schermo enorme dietro al quale le poltrone erano chiuse al pubblico. I tecnici sparirono e sentii delle porte cigolare. Iniziarono ad entrare un'enorme quantità di persone, gestite a fatica dai vigilanti che li invitavano ad indirizzarsi ai posti a sedere con calma.
Dopo ancora venti minuti la gente continuava ad arrivare, avevano riempito tutto lo spazio possibile e incominciò già a mancarmi l'aria. Così cercai di distrarmi da una possibile crisi di panico parlando con Christa. "Odio i posti troppo affollati, non mi piacciono. ...Però per questa volta l'eccezione è d'obbligo." Dissi intrecciando la mano con la sua.
"Lo so, dai non ti preoccupare, non è poi così tanta gente e il posto è bello grande quindi sono distribuiti bene" cercò di rassicurarmi lei carezzandomi il dorso della mano con il pollice. "Forse hai ragione ...ah! Mi devi spiegare come hai fatto a farci entrare così" aggiunsi incuriosita puntandole il dito. Lei mi guardò con un sorrisetto furbo sulla bocca "Mi spiace. Non posso dirtelo" e vedendo la mia faccia imbronciata si mise anche a ridere. "Cattiva! Dimmelo!" Dissi io iniziandole a farle il solletico. È il suo punto debole. Lei iniziò a ridere ancora di più e a dimenarsi, tentando in vano di contenersi ma ormai ci stava guardando mezza tribuna.
Decisi di smettere per poi torturarla più tardi e farmi rivelare il suo segreto.
Il gruppo si fece attendere per altri interminabili minuti e poi si fecero vivi sul palco. Urla, fischi e applausi partirono dagli spettatori estasiati. Fecero ingresso con una delle mie canzoni preferite: Burn it down.
Furono tanti i momenti di interazione tra noi e i componenti della band. I più belli in assoluto furono quelli in cui il cantante, Chester Bennington, ci invitava a cantare con lui e a battere le mani. La magia dei concerti sta in queste cose. A maggior ragione se è quello della tua band preferita.

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