Aprì lentamente gli occhi per abituarli alla luce del sole ma appena i suoi occhi la incontrarono, subito nascose il viso nel cuscino con un lamento; non gli interessava di niente in quel momento, se non di dormire e dimenticare ciò per cui stava odiandosi – nonostante fino al giorno prima credesse fosse stata un'azione giusta: aver rapito quella ragazza, innocente quanto lui, per il semplice gusto di far soffrire suo padre quanto era stato costretto a soffrire per la morte di suo fratello, unica persona rimasta che lo amasse. E non gli interessava della ragazza accanto a lui, – Milah, o in qualsiasi modo si chiamasse – poiché sapeva che il sentimento di lei era reciproco; era semplicemente una delle tante ragazze facili che si era portato a letto per distrarsi dalla sua vita, per svuotare la mente anche solo per due ore, perché pensare avrebbe significato ricordare e di conseguenza soffrire, soffrire così intensamente da arrivare a chiudersi in sé stesso. Fin da bambino aveva iniziato ad imparare il significato della parola sofferenza, ad un'età in cui le risa, i sorrisi innocui e la spensieratezza dovrebbero regnare nella mente di tutti... Ma non nella sua, a quanto pareva in una vita precedente aveva commesso qualcosa di dannatamente grave e stava scontando la pena, ora. Odiava la sua vita, odiava sé stesso, odiava tutto.
"Buongiorno" sentì sussurrare da una roca voce femminile.
"Ti sei svegliata..." quasi sbuffò, posando lo sguardo su di lei.
"Non sembri felice di ciò" ridacchiò, tentando di avvicinarsi a lui.
"Torna a casa tua, per favore" tagliò corto, indicandole la porta.
"Ci rivediamo questa sera?" chiese la ragazza, suadente.
"No, grazie, preferisco starmene per conto mio" sospirò.
"Oh, d'accordo, torna pure a fare lo stronzo! Ci vediamo!" sibilò lei, per poi alzarsi, vestirsi di fretta ed andarsene senza nemmeno salutare. Una delle tante, pensò.
Alzò le spalle e tornò a pancia in giù, stringendo il cuscino e guardando il muro davanti a sé con fare serio: vi aveva inciso proprio qualche anno prima – insieme a suo fratello – la scritta Jones in un piccolo angolino, in un momento di noia. Carezzò ogni singola lettera lentamente, ricacciando indietro una lacrima e chiudendo gli occhi, senza però smettere di passare con le dita su quella piccola ma significante incisione; ormai sapeva a memoria dove dirigere il polpastrello per prenderne il contorno... Sospirò. Non voleva mostrarsi debole neppure a sé stesso, per questo odiava piangere ed in quei rari momenti in cui non riusciva a controllare le lacrime iniziava a dare dei pugni al muro, come a voler infliggersi un dolore tale ai singhiozzi udibili anche solo dalle sue orecchie; ogni lacrima o singhiozzo che fosse un pugno e, no, non gli importava se la gente l'avesse preso per pazzo!
Ma purtroppo quella era una delle rare volte. Una lacrima gli rigò il volto e lui poggiò il palmo al muro, come a volersi calmare grazie al gelo di esso, ma ciò non funzionò.
"Non ora" sussurrò.
Singhiozzò.
Fu quello che gli fece perdere il controllo. Si strinse nelle sue stesse braccia e – privo persino della forza di tirare pugni al muro – strinse il cuscino nelle dita. Ed era in quei momenti che ogni singolo ricordo più buio gli invadeva la mente: la morte della madre, l'abbandono del padre, le discriminazioni subite da chiunque – adulti, ragazzi o bambini che fossero – per essere stato il ragazzino da evitare, quello a cui – semplicemente a causa della sua situazione familiare – nessuno rivolgeva la parola, quasi avesse avuto una qualche malattia contagiosa; era divenuto invisibile agli occhi di chiunque... Ma non a quelli di Liam, che ogni volta lo prendeva tra le sue rassicuranti braccia e gli sussurrava che sarebbe divenuto un uomo splendido, avrebbe trovato l'amore, gli sussurrava che la sua vita sarebbe migliorata così, all'improvviso, e che non doveva badare alle offese altrui. Dio, quanto gli mancavano quelle rassicurazioni... Lo facevano sentire amato, considerato, lo facevano sentire accolto, come da un anno ormai non si sentiva più. Ora era tornato il ragazzino invisibile di prima e non c'era nessuno che potesse spogliarlo di quelle vesti.
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Kidnapping your heart.
FanfictionE se le vite di due perfetti sconosciuti si incrociassero per volere della vita - o meglio, della morte? Killian rapisce Emma per vendicare il fratello, Liam, ma il suo scopo non andrà a buon fine... Solo una cosa salverà i cuori infranti di entramb...