"Life of the party"

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La luce era un miscuglio di colori mal definiti. Fumo, luci e figure iscurate era l'unica cosa che Dylan riusciva a vedere.
Okay, forse non proprio l'unica, ma quasi. Per esempio, se aguzzava lo sguardo, qualche colore lo riusciva a definire. Come il colore viola del bicchiere che aveva in mano. O la sua maglietta azzurra. O la sedia marrone su cui era seduto.
Ma se avesse dovuto dire di che colore fossero i capelli della tizia in fondo alla sala, all'angolo, avrebbe ipotizzato tra un viola o un verde. E forse, a come avevano preso piega le cose quella sera, era probabile che fossero realmente così.
Sospirò. Quella sera, le cose, non andavano per nulla bene. Era cominciato tutto che era una favola: lui, insieme ai suoi amici davanti a un pub dove la musica era incalzante e non prometteva nulla di buono, nonostante a loro sembrasse così, dell'alcool e delle ragazze. Le prospettive per quella serata erano magnifiche.
Ma poi Dylan si era ricordato che a lui le ragazze non interessavano, che era una specie di settimo incomodo e che avrebbe sicuramente passato la serata da solo. Perché si, Ki stava trattando una conversazione con Kaya da quando erano partiti, e probabilmente non si erano ancora fermai. Will e Rosa si erano persi da qualche parte tra gli alcolici e Thomas, con la sua ragazza Isabelle si era perso tra la folla che ballava al centro della sala.
E lui era lì, solo. E aveva guardato tutto e tutti per l'intera serata: una tizia aveva appena litigato con il ragazzo, ad esempio, perché non l'amava e l'alcol l'aveva aiutata a dire tutto. Chissà se il giorno dopo si sarebbe pentita.
E poi c'erano due tipi più in là ubriachi fradici che fino ad una mezz'oretta fa avevano pominciato come se non ci fosse un domani. Poi lei si era come svegliata, aveva lasciato il suo numero di telefono scritto sul braccio del tizio ed era corsa via. Chissà cosa sarebbe successo il giorno dopo.
Ecco, in quel momento a Dylan sarebbe piaciuto vedere già il giorno dopo, osservare la fine di tutte quelle storie, come un finale di un film o una serie tv: era curioso, eppure era consapevole che ciò non sarebbe mai accaduto.
Avrebbe anche voluto vedere lui, domani mattina, giusto per vedere se non sarebbe morto di noia con il bicchiere in mano.

Erano passate le due ormai, quando Kaya gli si avvicinò. La musica era ancora alta, nonostante la folla si fosse ridotta ormai ad un terzo di quella iniziale.
Sorrise, tra le luci multicolore che continuavano a cambiare ritmicamente: giallo, viola, verde, blu, rosso, bianco e poi di nuovo giallo, e ancora viola, un'altra volta verde e così via.
Stranamente nessuno delle persone gli avevano notati. Nessuno nel bel mezzo della folla aveva urlato: "guardate, quello è Dylan O'Brien!" oppure "hei, il cast di Maze Runner è qui!" E forse era proprio grazie a quelle luci.

"Hey Dyl!" Gli urlò nell'orecchio la ragazza. Nonostante il suo urlo, il suono gli arrivò come una specie di sussurro. "Io, Ki e gli altri andiamo. Thomas vuole rimanere però." Fece una pausa, come se avesse deciso di emettere una parte del discorso. "Rimani tu con lui?" Continuò dopo. Dylan non poté fare altro che annuire, mentre la ragazza lo ringraziava e gli lasciava un bacio sulla guancia, prima di correre da Ki un po' più in lì.
Quello sorrise e le scompigliò i capelli. Lei lo trucidò con lo sguardo, probabilmente, Dylan non riusciva a vedere, ma poco dopo Ki le circondò un braccio con la vita e scomparvero insieme nella poca folla rimasta.
Era curioso di vedere anche loro domani mattina. Probabilmente quello era un desiderio fattibile.
Quindi Dylan non poté far altro che aspettare che Thomas si facesse vivo. Chissà cosa stava facendo.
Non volle disturbarlo: portò il bicchiere viola alle labbra e buttò tutto giù.

Un'ora dopo il biondino si rifece vivo. Sprofondò letteralmente nella sedia accanto a quella di Dylan e non sembrava totalmente felice, data la sua espressione. La folla ormai era diventata una cinquantina di persone, che ritmicamente se ne stavano andando. La musica si era abbassata, adesso era molto più calma.
"Divertito?" Domandò, la voce roca. Il biondo annuì.
"Ubriaco?" Stavolta il ragazzo scosse la testa.
"Cos'hai?" Chiese infine. Il biondino lo guardò per un secondo, come se stesse rimettendo le parole in ordine, poi annuì e parlò.
A Dylan quel modo di fare ricordò quando il ragazzo doveva recitare. Una cosa che aveva notato, da quando avevano cominciato a recitare il film insieme, che Thomas esitava sempre un attimo prima di cominciare a dire la propria battuta, lunga o corta che sia. Era come immginarsi le rotelle nella sua mente lavorare freneticamente, i suoi occhi per quegli istanti persi, mentre poi tutto il discorso veniva giù semplicemente, in una maniera perfetta, che spesso lo lasciava disorientato.
Se non fosse stato per la frequenza di scene girate insieme o la sua continua voce che gli intimava di riprendersi, avrebbe girato infinite scene con io ragazzo, sperando in una buona.

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