Pianoforte

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Ogni tocco era estasi, era piacere.
Ogni volta che quelle dita sottili sfioravano i tasti bianchi e neri in una sinfonia perfetta, al prussiano sembrava di raggiungere la pace.
Una pace profonda, che gli stringeva il cuore e l'anima in una morsa di beatitudine.
Roderich, dal canto suo, non si accorgeva di nulla, rapito com'era dalla melodia che stava suonando.
Anche se, in realtà, non era sicuro di essere lui l'artefice della musica. Era convinto che fosse la musica a suonare lui, a farsi note attraverso i tocchi delle sue dita sui tasti.
Chiudeva gli occhi e suonava, dimenticandosi di esistere per davvero.
Smetteva di vivere, mentre suonava, per poter dare vita alla sua musica e alla persona che lo ascoltava.
Lo ascoltava con estremo piacere, con la devozione che prima di allora aveva dedicato solo a sé stesso.
Gilbert non avrebbe rinunciato alla musica, né al suo musicista.

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