2 il mio edipo

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il mio edipo

Dovrei chiederti scusa per il tono forse altezzoso che ho usato nelle righe precedenti. Ma non posso e non voglio, è più forte di me. Mi sento un po' come Edipo, deviato e afflitto dal suo dannato complesso. È certo che l'amore per il bello non è cosa esclusiva di qualcuno; chiunque veda una madre la apprezza oggettivamente per la sua vivida grazia; c'è però chi guarda e passa oltre, e poi ci sono quelli come me, disposti a prendere per il collo il padre pur di rimare attaccati alla mammella di quella meraviglia. Volendo vedere in Freud un elemento selvaggio, straripante di quell'ingordigia che tuonava dentro me in quegli istanti caldi, torridi, sudati. Tutto volevo, tranne che smettere di sfiorare, cosa di preciso non mi era chiaro, ma mi appagava e doveva essere mia.

Quindi si, fu un momento esclusivo, speciale ed estremamente alto. Il buon senso direbbe di condividere questa esperienza onirica per elevare  verso qualcosa di migliore chi appartiene a questo mondo.

Col cavolo. Ho sete, voglio bere.

Ritrovai la calma. Quell'affanno iniziale mutò gradualmente divenendo dapprima sconcerto, stupore e poi, finalmente, quiete.

Gli innamorati in fondo sono così, gelosi di qualcosa che per rispetto e venerazione non gli potrà mai appartenere, ma comunque disincantati e generosi col creato più del dovuto. E più l'amore che ci si promette è Grande, più significativi saranno i gesti fatti per onorarlo. 

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