Where Everything Starts

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  Stava seduta sulla panchina resa fredda e umida dal calar della sera, con le manine strette intorno a quella scatola di biscotti ormai vuota. Qualche briciola restava sulla carta rossa che ne rivestiva l'interno, mentre l'aroma dolce della vaniglia si faceva sempre più fievole, portata via dall'aria.
Il suo piccolo corpo di bambina di sei anni era scosso da muti singulti, il capo chino a nascondere grosse lacrime che scendevano senza controllo dai suoi grandi occhi verdi, cadendo una ad una sul vestito di cotone leggero color rosa, ornato da balze come quelli delle bambole. Così presa dalla sua tristezza, non si era nemmeno accorta dell'ombra che si era fermata davanti a lei pochi secondi prima.

- Perché piangi?- attirò la sua attenzione una voce squillante.

Alzò lentamente il viso, tirando su col naso e reprimendo un singhiozzo. Davanti a lei c'era un bambino pressappoco della sua età, occhi blu e vispi dietro un paio di grandi occhiali, che la osservava con un'aria incuriosita e perplessa tenendo le mani dentro le tasche dei corti pantaloncini beige che indossava.
Si strofinò il dorso della mano sugli occhi, nel vano tentativo di cancellare le tracce di un pianto che durava da almeno mezz'ora. Gli occhi però la tradirono, restando gonfi e rossi.

- I...miei...biscotti...- riuscì a mormorare alla fine, con un filo di voce, abbassando lo sguardo sulla scatola vuota.
- I biscotti?- le chiese il bambino, non capendo.
- Avevo comprato questi biscotti per regalarli alla mia mamma, ma mentre tornavo a casa un gruppo di bambini più grandi mi ha strappato la scatola dalle mani e ha mangiato tutti i biscotti...- si morse il labbro inferiore, mentre le lacrime avevano ripreso a scenderle dagli occhi.

In tutta risposta, il bambino estrasse le mani dalle tasche, incrociando le braccia al petto e assumendo un'aria di sufficienza, contornata da spavalderia.

- E tu piangi per una sciocchezza come questa?- la rimbeccò.
- Non è una sciocchezza!- replicò lei, quasi gridando, arrabbiata per l'insensibilità di quello sconosciuto.
- E invece lo è!- ribadì lui, convinto della sua affermazione.
- Vattene via, stupido!- lo cacciò, alzandosi finalmente dalla panchina e muovendo qualche passo verso di lui con aria minacciosa, senza mai mollare la presa sulla scatola di biscotti vuota.

Invece che andarsene, il bambino rimase lì a fissarla, senza nascondere una nota di sorpresa per quell'improvvisa forza dimostrata. Forse pensava che fosse solo una piagnucolona, ma lei sapeva bene di non esserlo.

- Volevo fare un bel regalo alla mamma, lei adora questi biscotti! E adesso non ne è rimasto nemmeno uno! Dovrò tornare a casa senza niente, con solo un'inutile scatola vuota!- sottolineò, cercando di far capire a quel bambino che il suo pianto non era insensato.
- Tutto si genera dal niente e zero è dove tutto comincia, ricordatelo!- rispose serio lui, fissandola dritto negli occhi e puntandole contro l'indice - Me lo ha detto una volta mia madre-

Sgranò gli occhi, colpita da quelle parole così profonde, che sembravano più adatte ad uscire dalla bocca di un adulto che da quella di un bambino di sei anni.

- Zero è dove tutto comincia...- ripeté, quasi cercando di imprimere nella sua mente quelle parole.
- Esatto. Quindi piangere non serve a nulla, devi rimboccarti le maniche e ripartire da capo. Trova il modo di riempire quella scatola- si concesse un sorriso abbozzato.
- E come?-
- A questo devi pensarci tu, non puoi aspettarti che sia io a risolvere i tuoi problemi!- tornò immediatamente ad assumere l'aria spavalda di poco prima.
- Ma io...- si strinse nelle spalle mogia mogia, non sapendo cosa fare.
- E va bene- sospirò il bambino - Ti darò una mano, ma solo per questa volta!- l'avvertì.
- Grazie!- esclamò felice, facendo ritornare la luce nei suoi occhi.

Lo vide arrossire e guardarla come incantato, perdendo ogni traccia dell'arroganza mostrata in precedenza. Era molto più carino così. In fondo, non doveva essere poi così scortese. Il bambino tossicchiò, cercando di recuperare la sua integrità e distogliendo lo sguardo da lei, pur mantenendo quel rossore sulle gote.

- Forza, vieni con me- la invitò a seguirlo senza troppi giri di parole, avviandosi verso il centro del quartiere.
- Aspetta!- lo fermò lei, afferrandolo per un braccio - Non mi hai detto come ti chiami-

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