Flashback nel flashback - parte 1.

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Quella non era stata la prima opzione suggerita da Sherlock, nel sentirsi mitragliare fino allo sfinimento della necessità di Rachele di soddisfare i suoi impulsi, tanto da distrarla talvolta dallo studio e dalle conversazioni, persino portandola ad interrompere il filo dei suoi pensieri con esclamazioni fuori luogo. Sherlock non aveva preso in considerazione quella possibilità nemmeno quando la ragazza gli aveva tirato un pugno "amichevole" dopo che si era esibito in una delle sue brillanti deduzioni a raffica sul ragazzo che lei puntava da settimane.
Il motivo che aveva portato Sherlock ad elaborare quella soluzione era, in sostanza, l'orgoglio. Rachele aveva un certo talento nel leggere le persone, per il semplice fatto che prestava molta attenzione alle loro espressioni e ai loro atteggiamenti.
Una sera lo aveva trascinato al pub in quanto bisognosa di "una birra colossale", Sherlock se ne stava seduto sullo sgabello con l'espressione altezzosa mista a disgusto che aveva quando era costretto a stare in mezzo alla gente. Aspettava impaziente che lei finisse di sorseggiare con aria compiaciuta la sua pinta quando Rachele gli lanciò una sfida.
«Quei due si sono appena messi insieme.» Aveva buttato lì la ragazza, indicando con un cenno del capo una coppia che sedeva ad un tavolo poco distante. Per un attimo fu tentato di scrollare le spalle, poi si era reso conto di una cosa. Non coglieva gli indicatori da cui avrebbe dovuto giungere, o meno, alla conclusione che per Rachele era così ovvia.
«Da cosa lo deduci?»
«Il modo in cui si guardano, la posizione del corpo proteso oltre il tavolo, il modo in cui si sorridono senza neanche aver parlato.» Sherlock sosteneva che dietro la sua deduzione non ci fosse un approcio particolarmente scientifico, ma si sentiva punto sul vivo. Quella sua mancata competenza nell'interpretazione dei comportamenti umani era una carenza. Avevano cominciato a discutere animatamente, ma quando lei aveva cominciato a sparare sentenze sulle relazioni di coloro che li circondavano ne aveva avuto abbastanza.
«Quei due stanno andando a fare sesso.»
«Oh, no. Questo è troppo, Rachele.»
«Scommettiamo una birra?» Sherlock alzò un sopracciglio, scese dallo sgabello e si aggiustò la giacca elegante.
Rachele si avviò decisa seguita a ruota dal ragazzo che svettava sulla maggior parte dei presenti di tutta la testa. Raggiunsero i due che si apprestavano ad uscire, Rachele aveva estratto un quadernino, una penna e aveva indossato gli occhiali. Assunse un'aria composta e professionale e li fermò.
«Buonasera ragazzi, mi dispiace disturbarvi, ma se me lo consentirete vi ruberò solamente un paio di minuti. Il mio nome è Maria Solero e lavoro per il Cambridge News, la rivista ha avviato una ricerca riguardo le abitudini sessuali degli studenti dell'università. Posso farvi solo qualche domanda? E' una raccolta dati assolutamente anonima.» I due risularono molto disponibili, forse vagamente incentivati dalla discreta quantità di alcolici che avevano ingerito. Rachele gli pose alcune domande generiche riguardo età, provenienza, corso di studi. Poi aveva inventato una serie di quesiti più specifici fino ad ottenere la conferma che quei due si erano appena conosciuti e se ne stavano andando a casa di lui con il preciso scopo di fare sesso.
Pochi minuti dopo la ragazza sorseggiava entusiasta la seconda birra della serata, offerta da Sherlock, il quale era tutt'altro che entusiasta.
«Ma come hai fatto a capirlo?»
«Quando conosci bene le dinamiche che portano al sesso e gli effetti che ne conseguono è facile.» Rispose ostentando sicurezza. «In realtà, perchè è esattamente quello che farei io se potessi!» Concluse scoppiando a ridere.
Sherlock alzò instintivamente gli occhi al cielo. La ragazza però lo osservò farsi più serio, congiungere le dita affusolate e portarsele alle labbra. Era un'abitudine di recente acquisizione che, come diceva sempre lei per infastidirlo, lo faceva sentire figo. Doveva aver avuto una delle sue brillanti intuizioni, ma si trattenne senza fatica dal chiedergli di cosa si trattasse. Voleva solo godersi la sua birra e osservare di sottecchi il rugbista che sedeva dalla parte opposta della sala.
Non era stato difficile ambientarsi a Cambridge, nei primi sei mesi aveva socializzato con un gruppo di studenti straniera come lei e si erano divertiti moltissimo, ma molti di loro si erano fermati per un breve periodo, ora le rimaneva solo un amico. Simpatico, intelligente ma sociopatico. Inoltre, il fatto che abusasse della sua ospitalità aveva fatto circolare voci che abbattevano brutalmente le sue possibibilità di trovarsi qualcuno con cui, beh, con cui passare il suo tempo.
La serata non era andata per le lunghe, Sherlock era rimasto perso tra i suoi pensieri e Rachele, dopo essersi goduta un paio di shottini con una compagna di corso che non vedeva da tempo, era stata costretta a trascinarlo a casa.
«Che razza di amico sei, cadere così in catalessi quando sono io quella ubriaca!» Brontolò inciampando nei jeans che si era sfilata frettolosamente per poi lasciarsi cadere sul letto. Quando si svegliò la mattina successiva, Sherlock se n'era andato.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Feb 18, 2016 ⏰

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Giovedì - Sherlock Holmes & John WatsonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora