Chapter Five

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Sdraiati sulla sua poltrona, Tyler mi abbracciava stretto mentre io cercavo di riprendermi da quello che era successo con Pat. Era impazzito forse?
Si era pazzo perché non sapeva da che parte stare o come affrontare la situazione. Ancora non comprendo quella sua reazione, era così geloso da mettermi le mani addosso.
Tyler mi accarezzava la schiena strisciando la sua mano dall'alto in basso tranquillizzandomi. Lui poi sollevò il mio sguardo obbligandomi a guardarlo dritto negli occhi, scrutava il mio viso cercando qualcosa.
-Perché mi guardi?- chiesi.
-Tu e Pat avete litigato, ma non mi hai ancora detto il vero motivo- rispose.
-Niente...
Abbassai lo sguardo ma Tyler rimase a fissarmi, la sua mano si spostò sopra la spalla così che le dita erano abbastanza vicina da sfiorarmi la guancia. Poi si spostò e io rimasi un po' perplesso dal suo comportamento, era così allegro e spensierato come era il suo carattere.
Tyler lo ricordo con molto piacere. Ricordo la sua voglia di vivere, il suo entusiasmo che coinvolgeva spesso tutte le persone che stavano intorno a lui. Già... ricordo e lo ricorderò per sempre Tyler Posey.
Lui mi fece alzare continuando a dirmi di seguirlo. I suoi cani scodinzolavano felici mentre lo guardavano come per cercare di partecipare ad un gioco con lui. Sono sicuro che ad uno dei due piacevo veramente tanto. Non ricordo bene a chi...
-Oggi, per risollevarti il morale, faremo tutto quello che vorrai va bene?- disse poi Tyler. -Ma prima faremo una cosa alternativa.
-C... cioè?- chiesi un po' titubante.
-Verrai al Ellen show con me- rispose allegro. -Non stasera, ovviamente.
Era forse il più importante evento che c'era in quel periodo, la nuova presenza di mr. Posey al Elle show. Ricordo che doveva fare un'intervista con altre due persone del cast della serie tv dove partecipava.
Che cavolo gli era preso? Perché avrei dovuto andare con lui in tv? Oddio ogni volta mi torna in mente quel periodo, lui era pazzo perché... che diavolo! Come mi avrebbe presentato... fidanzato? Amico? Conoscente?
Ellen show era uno dei miei programmi preferiti in tv quando stavo in America, lo seguivo spesso ed era molto interessante sopratutto sulle varie tematiche (comiche o serie) che presentava.
Lei ha sempre contribuito per i diritti gay e non solo. Sarà sempre una grande donna.
Forse avercela di fronte sarebbe stata una cosa epica e l'avrei potuta ringraziare per quello che ha sempre fatto, soprattutto per il lavoro che svolgeva e che svolge tutt'ora. Ogni tanto, per ricordare i bei momenti passati, vado sul sito internet a rivedermi gli episodi.
Ok, devo dire che i pensieri si stavano accumulando insieme cercando di arrivare ad un dunque.
Andare o no? Poi per cosa? Per una giornata dove solo io avrei potuto decidere cosa fare e come? Non parliamo poi della situazione assurda che si era formata con Pat. Eravamo in una sorte di... non so nemmeno io cosa, immagino solo la sua reazione se lui mi avesse visto in tv con il suo "acerrimo nemico".
Però sicuramente mi avrebbe portato solo come accompagnatore e sarei rimasto tra il pubblico, invisibile all'occhio della telecamera come meglio potevo. Almeno, così credevo.
Ci pensai su prima di dare una risposta. Lui continuava a guardarmi con quella faccia da ebete che si ritrovava, poi iniziò a punzecchiarmi con l'indice sul fianco.
-Allora?- chiese mentre mi tormentava con quel dito. Gli bloccai di scatto una mano fermandolo.
-Non lo so, Tyler- risposi.
Lui si avvicinò a me, mi prese il viso fra le sue mani tiepide e, guardandomi, posò le sue labbra sulle mie. Era sempre così dannatamente dolce, sempre in qualsiasi situazione.
-Ok- disse con un filo di voce. -Lascerò i tuoi spazzi allora. Dovrai decidere in fretta perché lo show sarà tra dieci giorni.
-Tranquillo, vedrò cosa fare- risposi e lui sorrise. Poi, cingendomi le braccia intorno alla vita, fece un ghigno e io lo guardai interrogativo. Non capendo la sua espressione chiesi:
-Che c'è?
-Sono di nuovo felice- rispose tranquillo.
Quelle parole... non ricordo nemmeno che effetto fecero su di me, so solo di aver sentito il mio cuore battere velocemente e lo stomaco ribaltarsi. Non so ancora se in senso positivo o negativo del termine. Con Tyler era sempre così, non sapevo mai cosa provare per lui.
Era un ragazzo normalissimo, fuori dal set o senza le riprese di qualche telecamera. Questo suo lato "normale" lo faceva vedere solo con me e magari anche con... lei. Seana la sua ex ragazza e quasi moglie.
Nei primi giorni di conoscenza, Tyler non mi aveva mai parlato di lei e del loro rapporto. Io volevo sapere di più sul suo passato ma lui sembrava sempre restio nel farlo.
Quel giorno, però, presi coraggio e gli chiesi:
-Posso sapere di più sul tuo... passato?
Divenne scuro in volto, le sue braccia si distesero lungo i fianchi e rimase fermo a guardarsi le punte dei piedi. Sapevo che non avrei dovuto chiedergli niente su lei o qualunque cosa riguardasse il passato ma, per qualche strana ragione, avevo bisogno di sapere.
-Dimmi allora...- disse. Ricordo che la sua mascella iniziò a muoversi nervosamente e si irrigidì.
Non sapevo se, andare avanti, fosse una buona cosa. Forse, così facendo, l'avrei fatto sfogare e non trattenere più quello che aveva dentro di sé.
So che è sempre stato e sempre sarà molto chiuso. Nemmeno sui giornali o via social network aveva mai precisato il motivo della sua decisione di lasciarla. In parte lo capivo perché nessuno doveva farsi gli affari suoi soprattutto per la sua vita privata.
-Non sei obbligato a...
-Forza, chiedimi quello che vuoi- rispose interrompendomi bruscamente.
Entrambi ci sedemmo sul divano e lui era visibilmente stizzito e innervosito dalle domande che avrei potuto porgli.
-Facciamo così- iniziai a spiegare. -Ci faremo delle domande a vicenda, non servirà spiegare tutto, basterà solo dire "si" o "no". Ci stai?
A quanto pareva Tyler aveva già iniziato questo "gioco" di domande rispondendomi con una schietta approvazione. Lui si sfregò i palmi delle mani sulle cosce come se si asciugasse il sudore per l'agitazione che stava provando. Era strano vederlo così. Mi schiarì la voce ed iniziai:
-Avevi un buon rapporto con tua madre?
-Si- disse schiettamente. Sapeva bene che io volevo arrivare ad un dunque, non mi guardava nemmeno in faccia per la paura delle mie domande. Poi mi chiese:
-Il tuo ex fidanzato si è comportato male per lasciarvi?
-No- dissi, mi lanciò una rapida occhiata come se volesse sapere di più. Però io andai avanti senza girarci troppo intorno. -Tu e Seana vi siete lasciati per un motivo ben preciso?
-Si...- rispose per poi fare un sospiro triste.
Tolse di nuovo lo sguardo dal mio restando fisso sul vuoto.
-L'hai lasciato per amore?- chiese mentre gli tramava la voce.
-Si- risposi. Decisi dunque di proseguire anche se so che gli avrei fatto del male. -Non l'amavi più?
-No- disse lui, la sua risposta era come se fosse un sospiro. Si zittì, sembrava volesse che io continuassi con le domande. Così feci:
-Avevi paura di sposarti?
-No.
-Non stavi bene con lei?
-No.
Poi lui mi rivolse uno strano sguardo, gli occhi lucidi e poi capì. Mi tremava la voce nel chiedergli:
-Non stavi bene con te stesso?
-Si...
Quella risposta mi lasciò senza parole. Amava Seana ma era lui che stava male dentro di se. Forse non per la sua sessualità ma per qualcosa di diverso.
Ricordo che mi aveva raccontato di certe cose. Prima di conoscere lei, aveva già provato diversi rapporti con altri uomini e donne, si era sempre definito bisessuale. Quindi c'era qualcosa di più. D'un tratto una lacrima gli rigò il viso, mi si strinse il cuore vederlo così e non sapevo se proseguire oppure no. Lui mi guardava come se mi stesse implorando per qualcosa.
-Vuoi che mi fermo?- chiesi.
-No- rispose con voce tremante. Però io volevo davvero smettere quindi chiesi un'ultima cosa perché già avevo capito tutto:
-L'hai lasciata per amore?
-Si- rispose.
-Quindi tu l'amavi, stavi bene con lei però tu eri tormentato da qualcosa in più... giusto?
-Si.
Mi bastò sapere questo, non volevo chiedere altro. Lo abbracciai forte e lui si strinse a me scoppiando a piangere. Io, come già detto in precedenza, l'avevo sempre seguito anche tramite i suoi social. Lui non aveva mai fatto vedere il vero Tyler. Aveva un problema che ancora non era riuscito a risolvere e io l'avrei aiutato.
D'un tratto, dalla tasca posteriore dei miei jeans, squillò il mio cellulare. Mi staccai da Tyler anche se lui continuava ad abbracciarmi. Bastò una rapida occhiata per capire già di chi si trattasse: Pat.
Non avrei di certo ceduto, lui mi aveva davvero spaventato. Nella mia testa iniziarono un sacco di domande che avevo addirittura paura di pensare.
Se avesse reagito di nuovo così? Se non me ne fossi andato, cosa sarebbe successo? Mi avrebbe alzato le mani?
Gli attaccai la chiamata senza pensarci due volte. Tyler aveva bisogno di me, quindi spostai il suo viso verso di me guardandolo, sfoggiai il mio miglior sorriso. Lui si asciugò la faccia con fare impacciato.
-Avevi detto che oggi io avrei deciso cosa fare. Bè, voglio vedere la pista da skate, ti va?- dissi.
-Sai andare in skate?- chiese sorpreso.
-No, o meglio, non tanto ma voglio comunque vederti viaggiare sulla tavola.
-Va bene.
Quindi, asciugate le sue lacrime e tornati sorridenti sparando cazzate nella sua macchina. Prendemmo un paio di snack e andammo al parco dove, solitamente, lui sfrecciava con la sua tavola da skate.
Era ormai tarda sera, il parco era pieno di luminarie con luce bianca che illuminavano quasi tutta la zona. Le ruote del suo skate viaggiavano veloci sull'asfalto sformato dal tempo.
Volava come se, su quella tavola, ci fossero le ali. Fece un paio di piroette diverse mentre io lo guardavo dall'alto della rampa.
Ancora una volta, dalla tasca posteriore dei jeans, squillò il mio cellulare e vidi il nome di Pat apparire sul display del cellulare. Non aveva ancora capito il suo sbaglio e che io non volevo vederlo ne sentirlo in quel momento.
Ora ero solo con Tyler. Spensi addirittura il cellulare per non sentire più le sue chiamate continue.
Pochi secondi dopo mi ritrovai Tyler seduto al mio fianco, un po' sudato per la fatica fatta nel muovere la tavola. Rimanemmo li a guardare le stelle mentre parlavamo di diverse cose. Lo vedevo molto più aperto dopo avergli posto le diverse domande qualche ora prima.
Mangiammo un pacchetto di patatine bianche, le mie preferite, e poi mi insegnò ad andare sulla tavola.
Ovviamente caddi più e più volte procurandomi diversi lividi su braccia e gambe.
Un cretino.
Ecco come mi sentivo, un vero e proprio cretino mentre lui sghignazzava alle mie spalle.
Io sono un ragazzo abbastanza permaloso, quindi mi innervosì molto. Presi la bottiglietta d'acqua che avevamo portato con noi insieme agli snack, e gliela svuotai completamente sulla testa.
Iniziai a ridere come non avevo mai fatto da quando ero atterrato in California, solo in quel momento capì che ero felice. Avevo trovato un posto. Il mio posto.
Tyler non si diede per vinto, mi prese in braccio alzandomi di peso coricandomi su una sua spalla come se fossi un sacco di patate. Iniziai a ridere come un'idiota e lui cominciò a girare su se stesso. Gridavo e ridevo allo stesso tempo e lui non lasciava la presa.
Poi si bloccò di colpo tirandomi un paio di sculacciate, io scoppiai a ridere e urlai:
-Hei, questo fa male. Mollami immediatamente!
-Non ci penso neanche- rispose ridendo sotto i baffi.
Cercai di divincolarmi dalla sua presa ma era forte, troppo forte per un tipo come me, quindi stetti al gioco sbuffando sulla sua schiena.
D'un tratto ci spostammo dalla pista. Esattamente, io ero ancora sulla sua spalla.
Però poi, con delicatezza, mi sdraiò sul prato e lui stava sopra di me. Mi guardava con un accennato sorriso sul volto. Io gli accarezzai i capelli neri. Mi persi completamente tutto in quel momento. Guardai i suoi occhi scuri tuffandomici dentro.
Iniziammo a baciarci e ad accarezzarci con dolcezza. Le mie mani si addentrarono sotto la sua maglietta dove i palmi scrutavano curiosi la sua forte schiena. Lui se la tolse e iniziò a baciarmi il collo lasciandoci trasportare da una notte stellata che ci avvolse in un abbraccio caldo e pieno di passione. 

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