L'addio

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Io non festeggiai.

Andai al lago solo perché era tradizione che la Regina, considerata sempre bella, per ricordare la bellezza della Signora della Notte, lanci la prima lanterna. Fatto ciò ritornai nella mia stanza a Grelm.

Ero nel corridoio, mancavano cinque centimetri dalla mia mano alla maniglia, quando sentii dei rumori provenire da dentro la stanza. Istintivamente alzai la mano per richiamare Excamandir, ma mi fermai subito quando mi ricordai che si trovava dentro la camera.

Capii che dovevo cavarmela solo con il mio pugnale. Estrassi il pugnale dalla fascia che avevo attaccata alla coscia sotto il lungo vestito argento in onore alla luna. Lo estrassi con delicatezza, cercando di essere più silenziosa possibile. Mi accostai al muro, presi un respiro profondo e aprii la porta con un calcio, mettendomi in posizione di attacco.

Vicino alla finestra notai, con grande sorpresa, che non era un nemico. Al contrario, era il mio migliore amico, quello che da un mese non sentivo, quello che la cui assenza mi uccideva.

Mille domande mi affollarono la mente: perché era tornato? Che cosa cercava? Quanto mancava prima della trasformazione finale?

Sinceramente, non diedi peso alle domande e lasciai cadere il pugnale, poi mi gettai tra le braccia di Lasko.

- Jane. – mi chiamò dolcemente.

- Hai mantenuto la tua promessa. – risposi.

Mi distaccai di poco, rimanendo comunque tra le sue braccia, e gli guardai il viso.

I suoi occhi azzurri erano lucidissimi.

- Sei ancora più bella di quanto mi ricordassi. – sussurrò.

Non potei resistere a quell'abbraccio. Volevo prolungare quella sensazione di benessere mentre mi stringeva. Avrei voluto che fossimo rimasti in quella posizione per tutta la vita, avrei desiderato che quel momento non finisse mai, che saremmo rimasti sempre insieme. Sfortunatamente, però, il momento non durò. Sentii la sua pelle diventare fredda gelata, la vidi mentre diventava sempre più sottile e bianca.

Mi staccai da lui. Lo guardai negli occhi. Con la mano si era preso la testa. Stava cercando di non fare uscire il mostro che era in lui.

- Perché sei qui? – chiesi impaurita.

- Sta vincendo lui. Non riesco più a trattenerlo. Volevo darti il mio addio. Volevo darti un ultimo bacio. Volevo vederti per l'ultima volta, prima di morire sepolto dall'oscurità. – disse triste.

Continuavo a fissarlo negli occhi.

Iniziò ad avere le orbite vuote, non più i suoi bellissimi occhi azzurri. I capelli stavano diventando bianchi.

Frettolosamente mi baciò. Il bacio non durò poco, ma sentivo le sue labbra sempre più fredde. Si staccò lui.

- Devo andarmene. Addio. Addio per sempre Jane, amore mio. – disse.

- Ti salverò. Io giuro che ti salverò! Dovesse costarmi la mia vita, ma ti salverò! – promisi.

- In questo caso, allora è un arrivederci. – rispose.

Se ne andò dalla finestra.

Un urlo terrificante squarciò l'aria. Guardai giù, ma non vidi nulla. Solo buio.

Lasko, come lo conoscevo, non esisteva più. Era diventato un Urzak. Non era più l'elfo di cui mi ero innamorata, l'elfo con cui mi ero sposata, l'elfo con cui stavo bene insieme e mi sentivo protetta. Senza di lui mi sentivo fragile.

Ero impaurita, arrabbiata e triste. Molto triste.

NO! Non potevo arrendermi! Avrei rivisto il viso che tanto amavo! Avrei rivisto i capelli d'orati, avrei rivisto i suoi occhi ghiacciati! Lo avrei salvato, anche a costo della mia vita. Avrei girato tutta Nardor per cercare un antidoto. Non avrei mai permesso che Mordred si prendesse la MIA famiglia.

Iniziai a cercare di capire cosa stesse cercando Lasko.

Vidi il baule delle armi leggere, che tenevamo in camera, aperto. Controllai. Mancavano le sue spade. Le sue spade non erano spade normali. Erano leggere, forti come l'acciaio e indistruttibili come una montagna. A cosa gli servivano le spade?

Lasko e la parola "spade", erano incompatibili. Insomma, Lasko era un elfo. Gli elfi erano quasi tutti degli arcieri. Arciere uguale arco e frecce.

Mi stesi sul letto a prendere a pugni i cuscini.

Cercai l'anello che Lasko portava sempre, ma che si era tolto prima di partire. Non lo trovavo. A cosa gli serviva l'anello? Quante domande e nessuna risposta.

Mi sdraiai sul letto, abbracciai il cuscino, quando sentii qualcosa di solido, che però non sembrava il legno del letto, ma qualcosa di più fragile. Lo presi in mano. Lo guardai: una lettera di Lasko.

Velocemente la aprii:

" CARA JANE,

SE STAI LEGGENDO QUESTE RIGHE, PROBABILMENTE LA TRASFORMAZIONE È COMPLETA.

MI SPIACE AVERTI ABBANDONATA, AVERE ABBANDONATO NOSTRA FIGLIA, MIA SORELLA, IL MIO POPOLO E I MIEI AMICI.

SONO DOVUTO SCAPPARE. SE NON FOSSI SCAPPATO, ORA VOI SARESTE MORTI.

IN TUTTO QUESTO TEMPO SONO RIMASTO A CASA DI MIO PADRE.

CELEB ARDH NON È CAOTICA QUANTO GRELM. SINCERAMENTE MI METTE UN PO' A DISAGIO TUTTA QUESTA TRANQUILLITÀ.

MI MANCATE TUTTI. MI MANCHI TE, MI MANCA COME RIESCI A FARMI RIDERE QUANDO LE GIORNATE SONO MOLTO PESANTI, MI MANCANO I TUOI SORRISI CHE METTEVANO ALLEGRIA A CHIUNQUE LI VEDESSE, MI MANCANO I TUOI OCCHI, NEI QUALI MI SPECCHIAVO, MI MANCA IL TUO VISO, COSÌ DOLCE E GENTILE.

OGNI GIORNO PASSO ORE E ORE NELLA STANZA DOVE SI TROVA LA STATUA, QUELLA RAFFIGURANTE TUO PADRE, QUELLA DOVE INDOSSAVA L'ARMATURA ED È INGINOCCHIATO, DOVE GUARDA IN ALTO. IN MANO TIENE ANCORA UNA SPADA CONFICCATA IN UNA ROCCIA E, SULLA TESTA PORTA ANCORA LA CORONA. I SUOI CAPELLI SONO LUNGHI E RICCI, GLI OCCHI SONO SEVERI E DOLCI ALLO STESSO TEMPO. LA GUARDO GIORNO E NOTTE, PERCHÉ PIÙ LA GUARDO, PIÙ MI SEMBRA DI VEDERE TE.

STAI DIVENTANDO UGUALE A TUO PADRE, ANCHE SE FINO AD ORA NON ME NE ERO MAI ACCORTO. NON CAPISCO COME HO FATTO AD ESSERE COSÌ CIECO.

IO SARÒ UN MOSTRO, E TU NON PUOI FARE ALTRO CHE UCCIDERMI A VISTA. TI PREGO FALLO. NON RIESCO A SOPPORTARE L'IDEA DI UNA VITA IMMORTALE SENZA TE.

SPERO CHE POTRAI PERDONARMI, E CERCARE DI FAR CAPIRE ANCHE AGLI ALTRI IL PERCHÉ DEL MIO GESTO.

ADDIO PER SEMPRE, MIO UNICO AMORE.

PER SEMPRE TUO

RE LASKO I, SIGNORE DI NARDOR."

Mentre leggevo la lettera, sentii le guance umide.

La ripiegai. Notai che però c'era anche altro che non avevo letto. Su un angolo in basso, c'era scritto qualcosa in elfico alto. Lo tradussi in pochi secondi. Diceva così: "MI PORTO L'ANELLO, COSÌ SARAI L'UNICA A POTERMI RICONOSCERE".

Lasko, il mio furbissimo Lasko.

Nonostante tutto, anche attraverso la lettera sentivo il suo disperato appello di aiuto. Anche se non lo ammetteva, voleva che lo salvassi.

Mi sdraiai sul letto, cercando di capire come potevo fare a sciogliere l'incantesimo.

Infine mi addormentai, vinta dalle emozioni e dalla stanchezza.

Cronache Di Una Storia Infinita: L'ultima BattagliaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora