Capitolo 2

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Erano passati due giorni da quel fatidico incontro, eppure Mia non smetteva di pensarci. Nella sua mente ripeteva all'infinito tutta la serata.
Dall'incontro con Rory nel vicolo fino ad arrivare alla promessa di lui che si sarebbero rivisti, anche se fino ad ora non si erano riscontrati neanche una volta, a parte nei sogni di lei.

La professoressa di chimica stava spiegando, ma per Mia quella voce era distante miglia e miglia da lei.

Nella sua mente tutto quello che contava in quel momento era un'altra tipo di chimica, ben diversa da quella della prof.

- Chi è? - chiese una voce affianco a lei che risvegliò Mia da tutti i suoi sogni e film mentali - chi è chi?- chiese Mia stupita dalla domanda.

La sua compagna di banco, nonché una delle sue migliori amiche, allora le chiese con sorrisetto malizioso - stavi fissando il vuoto e sorridevi, a chi pensavi?-

Mia era una ragazza che si rinchiudeva spesso in sé stessa e per proteggersi da domande come quelle, così personali e poco aspettata spesso rispondeva a tono sembrando quasi stronza, e questo caso ovviamente non fece eccezione - e a te che te ne frega, saranno affari miei forse -

L'amica la guardo con un misto tra il dubbioso e lo stupito, anche se si aspettava una risposta del genere.

Subito dopo un'idea balenò nella mente della ragazza e con un dolce sorriso le sussurrò - si vede che ci tieni davvero tanto a questa persona, come si chiama? Mi devi raccontare tutto -

Mia, capendo che era oramai con le spalle al muro cercò in tutti i modi di sviare la conversazione - Interessante la lezione di Fisica vero? -

- Mia ti conosco bene so dove vuoi arrivare e non cambieremo discorso, in più stiamo facendo Chimica non Fisica -

Più riservata che mai, la ragazza mentì per cercare di distogliere ogni sospetto - Senti Rebecca io non so di che stai parlando anche perché io non stavo pensando a nessuno, e sottolineo NESSUNO -.

Proprio quando Rebecca stava per replicare e aprire una piccola, ma accesa discussione tra le due, la prof le riprese

- signorine Boschi e Santino, avreste la cortesia di ascoltare la lezione, non solo per rispetto da parte mia, ma anche per rispetto per i vostri colleghi che stanno seguendo. Se non vi interessa quello che dico la porta è quella -

Mia spostò la sedia e si alzò dirigendosi verso la porta con un piccolo sorriso sbeffrado sul volto.

Proprio mente stava per varcare la porta una mano le prese la spalla e la bloccò

- Mia non fare stronzate, rimani in classe altrimenti qui ti becchi una nota disciplinare - disse Marco a bassa voce.

Aveva un'espressione chiaramente divertita per il comportamento dell'amica.

Marco era il migliore amico di Mia, esattamente come anche Alissa e Rebecca.

I quattro erano inseparabili, legati da una promessa che non sarebbe stato facile infrangere.

Il rapporto che però Mia aveva con Marco ero completamente diverso da quello che aveva con le altre due ragazze.

Si conoscevano da quando erano solo due piccoli esserini, considerato che erano nati nello stesso ospedale a distanza di due giorni l'uno dall'altro. Per un errore delle infermiere i due si erano ritrovati nelle famiglie opposte, così per due giorni la madre di Marco aveva allattato e trattato Mia come una figlia e quella di Mia aveva trattato Marco come suo figlio. Dopo quell'episodio i due erano stati inseparabili, stavano sempre insieme.

Lui era una ragazzo alto e abbastanza muscoloso, considerato che come sport praticava Box, aveva dei capelli neri che li ricadevano in un buffo ciuffo. Aveva due grandi occhi verdi, non come quelli di Mia, e cioè con delle sfumature di azzurro vicino all'iride, ma di un verde chiaro che riempiva completamente tutto l'occhio.

Come Bolle Di SaponeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora