Sparisci.

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Speravo di non vederlo, o almeno non prima di aver sbollito la rabbia, ma eccolo qua: io sono appena scesa dal pullman, e lui è qui di fronte a me. E considerato il mio nervosismo mattutino, questo incontro non finirà nel migliore dei modi.
Mi guarda intensamente, quasi con aria interrogativa, poi si gira e non sembra più notarmi, proprio quando sono sul punto di chiedergli cos'ha da guardare, o tirargli uno schiaffo.

Fino alla ricreazione non succede nulla.

Suona la campanella delle 10.00 e la professoressa esce dalla classe lasciandoci liberi di fare ciò che vogliamo (entro limiti ragionevoli).

Io decido di rimanere da sola al mio banco, perché ho bisogno di pensare un attimo.

Mi si avvicina Antonio: - Perché stai sola?
Io: - Sparisci.
Lui: - Se voglio.
Io: - Se vuoi un calcio ben mirato, non sparire.
Lui: - Nervosetta oggi, eh?
Io: - Oh, arrivi tu, che fai passare la...
Lui: - Paura di precipitare? Come la Pausino?
Io: - No, tu mi fai passare la voglia di vivere.
Lui: - Ma dai, ammettilo. Se facessi questo, tu cosa faresti?
È praticamente a un centimetro dalle mie labbra.
Io: - Farei questo.
Lo guardo dritto negli occhi, socchiudo le labbra e... BUM! Calcio ben mirato. Ehi, io l'avevo avvertito.

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