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Harry e la zia tornarono a casa insieme, in tarda mattinata.

Peter li accompagnò a casa in calesse, salutando anche alcuni compaesani e spiegando a chi lo fermava che Harry avesse preso l'influenza, ma che ora stesse meglio. Il ragazzo era pallido e silenzioso, ma lucido, per cui il dottor Payne  aveva ritenuto superfluo trattenerlo ancora. Peter lo aveva ringraziato sentitamente: si era rivelato ancora una volta un ottimo amico.

Emily, ancora provata dalla tremenda emorragia che aveva subito, si era fatta spiegare filo per segno cosa fosse successo, e si schierò senza ombra di dubbio dalla parte del nipote, soltanto enormemente dispiaciuta per tutto quello che il ragazzo avrebbe dovuto affrontare a causa della suo essere diverso.

-Ora tu ti metti qui comoda e lasci fare tutto a me, ok? Sue ci ha preparato il pranzo; ora sistemo i cavalli e vengo subito da te- le disse amorevolmente il marito, sprimacciandole  i cuscini dietro alla schiena. Lei sollevò il suo viso segnato dalle occhiaie e gli sorrise. Peter si abbassò a darle un bacio sulla fronte, e fece per allontanarsi, ma lei lo trattenne:

-Peter.. parla con il signor Tomlinson. Vai a prendere Grace, non fargliela accompagnare qui-

Peter annuì. Ci aveva già pensato anche lui. Uscì, per trovare il nipote che accompagnava stancamente Lady alla stalla.

-Harry, ma cosa fai.. benedetto ragazzo, vai a riposare. Me ne occupo io-

-No, zio, grazie. Me la sento. Almeno lei- rispose Harry, appoggiando la guancia al muso della cavalla, che era la sua preferita.

-Va bene, ma solo lei. Poi vai a stenderti. Non preoccuparti del pranzo; Sue ci ha preparato tutto. Io vado a prendere Grace..- Lo zio si interruppe, vedendo Harry trasalire. Gli accarezzò le spalle:

-Va tutto bene, Harry. Non preoccuparti. Vedrai che tutto si risolve-

-Zio.. Louis non ha fatto niente. Voglio dire..non ha fatto niente di male- borbottò il ragazzo, arrossendo furiosamente.

-Sono felice che tu me lo abbia detto, Harry. Su, vai dentro adesso. Rimettiti presto in forze; tua zia è più debole di quel che vorrei. Forse dovremmo chiedere a qualcuno, alla signora White magari, di venire qui per qualche tempo. Altrimenti non riusciremo a mandare avanti la casa ed anche il forno- considerò lo zio.

Harry lo abbracciò:

-Zio.. grazie. Ti ammiro. Spero di essere come te, un giorno-

Lo zio gli scompigliò i capelli, scherzando:

-Sei sulla buona strada. Su, adesso vai-



Quando Grace uscì da scuola, Peter vide Louis riconoscerlo ed allargare gli occhi. Si aspettava che il maestro lo evitasse, invece quest'ultimo gli corse incontro, con gli occhi cerchiati e l'espressione di chi non ha mai dormito:

-Grace mi ha detto che Harry è stato male..come sta?-

Peter riconobbe che il maestro fosse coraggioso. Aveva corso il rischio di farsi prendere a male parole da lui, pur di sapere come stesse suo nipote.

-Ora meglio, ma ti devo parlare, Louis-

-Va bene. Ma... sul serio, Peter: come sta?-

-Louis.. sono legato a te da un debito di riconoscenza grandissimo, mi sei stato di enorme aiuto durante la degenza di Emily, per cui sarò sincero con te. Harry non sta bene. E forse.. forse, sarebbe il caso che tu... come dire...-

-Va bene, Peter. Tutto quello che vuoi. Basta che lui stia bene-

Peter gli sorrise:

-Sei un brav'uomo, Louis. Senti, facciamo così: stasera vieni al saloon. Ti spiegherò un po' di cose, va bene?-

-Al saloon?- Replicò scettico Louis: non avrebbe voluto rivedere Blake.

-Sì; è il luogo migliore per parlare in pace. Così non daremo adito a voci. Harry non ha bisogno di altre preoccupazioni- rispose Peter, con un tono che non osava ammettere repliche.

-Certo, capisco. A stasera. Grazie. Peter-

Lo sguardo triste del maestro rimase impresso all'uomo, che prese per mano la figlioletta e si incamminò verso casa.



Quella sera, Louis varcò la soglia del saloon per la seconda volta nella sua vita. Non era mai tornato a suonare il piano, come gli aveva proposto Blake; quell'uomo non riscuoteva la sua simpatia, e fortunatamente da qualche giorno gli era stato recapitato il suo piano. Si guardò intorno: era presto, i pochi avventori erano tranquillamente intenti a bere e fumare, e Peter non era ancora arrivato. Si diresse verso il bancone, sedendosi, e gli si avvicinò il barista in persona, col suo solito sorrisetto strafottente.

-Pene d'amore, signor Tomlinson?-

Louis lo fulminò con lo sguardo:

-Lei è in assoluto una delle persone più irritanti che abbia mai conosciuto-

Blake buttò indietro la testa e sganasciò sonoramente.

-Non se la prenda a male, signor Tomlinson.. io sono uno dei pochi, in questo posto, che sa farsi i fatti suoi. Segreto professionale- scherzò, facendogli l'occhiolino e versandogli un bicchiere di liquido ambrato.

-Per lei. Offre la casa. Questo è una bomba- lo avvertì, con quello sguardo scanzonato che lo contraddistingueva, e si allontanò per servire altri clienti.

Louis borbottò qualche parolaccia tra se e sé, buttando giù il contenuto del bicchierino. Strabuzzò gli occhi e tossì: era davvero fortissimo. Non si girò nemmeno a guardare Blake che rideva di lui, preferendo tenere d'occhio la porta per vedere se Peter fosse arrivato.

Poco dopo questi varcò la soglia, e Louis gli andò incontro. Si sedettero ad un tavolo libero e vicino alla parete, abbastanza distante da orecchie indiscrete. Blake portò altri due bicchierini e si eclissò, dando modo ai due di parlare. Peter raccontò a Louis il motivo per cui Harry era giunto a Colorado Springs.

Un'ora ed un paio di bicchierini dopo, Louis si sentiva vagamente brillo.

-Basta, questa roba è potente- fece, allontanando da sé il bicchiere. Peter rise di lui.

-Non sei un forte bevitore, eh?-

-Per niente-

-Bene, Louis. Mi premeva chiarire con te, soprattutto perché ho capito che tu sia davvero una brava persona, che è stata importante per noi negli ultimi tempi-

Louis scrollò le spalle, minimizzando.

-Però capirai anche tu che è meglio che questa cosa finisca qui. Non voglio che mio nipote passi dei guai. E' minorenne, Louis. E' sotto alla mia custodia. Non posso permetterti di portare avanti questa amicizia, capisci?-

-Lo so benissimo, Peter. Non preoccuparti-

Peter annuì, e si alzò, lasciando alcune banconote sul tavolo.

Louis lo guardò andare via, sapendo perfettamente di dovergli essere grato per essere stato così comprensivo. Ma sentiva un gran peso nel petto, e forse anche un po' di rabbia.






Come neve in settembreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora