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Louis scese alla piccola stazione di Colorado Springs di prima mattina.
Appoggiò il suo bagaglio sulla banchina di legno, e sospirò, guardandosi intorno.
Vide poco distante un ufficiale dell'esercito, e pensò bene di chiedere indicazioni; a metà del tragitto, però, fu intercettato da una prosperosa matrona con i capelli bianchi.
-Signor Tomlinson! - Lo chiamò, certa che il bel giovane fosse il nuovo maestro.
-Sì?- Si voltò a guardarla Louis.
-Sono la signora White, la custode. Benvenuto a Colorado Springs! Venga con me, la accompagno- lo precedette la signora, senza perder tempo, voltandosi a guardarlo ogni due passi, come per paura che scomparisse magicamente dietro di lei.
Louis si risolse a seguirla, già accaldato, non vedendo l'ora di potersi levare giacca e cappello.

La stazione era in città, e furono subito sul viale principale della cittadina. Louis scorse il ferramenta, un piccolo emporio, e sull'altro lato della strada il saloon, affiancato ad una vetrina del barbiere.
La signora White procedeva con calma, complici le ginocchia doloranti, ed ebbe tutto il tempo di ripetergli ciò che sapeva già: di come il vecchio reverendo avesse dignitosamente portato avanti la scuola, di quanto però fosse invecchiato negli ultimi tempi, complice la vista in calo, e la sua contentezza nell'essere venuta a sapere del suo arrivo.
Un profumo inconfondibile di pane appena sfornato gli giunse alle narici, ed il suo stomaco rumoreggiò.
Girò attorno lo sguardo per individuare da dove provenisse, ed infatti scorse una vetrinetta e la piccola insegna, che recitava semplicemente "Bakery".
La signora White si rese conto che il giovane si fosse fermato davanti al fornaio, per cui ne richiamò l'attenzione:
-Ecco qui la scuola, subito a fianco del forno-
Louis la seguì, educatamente.
La custode gli fece brevemente vedere gli spazi della piccola scuola e dell'appartamentino soprastante; Louis la congedò poco dopo, ringraziandola.

Scese le scale con l'intento di procurarsi la colazione: uscì di nuovo in strada armato di portamonete e si diresse al piccolo panificio.

Harry aveva appena finito di sfornare la seconda ed ultima infornata, momentaneamente da solo in negozio, che era in procinto di aprire. Lo zio era andato all'emporio, dove si era fatto pervenire alcuni ingredienti con il treno.

Sentì la campanella della porta del negozio, e si girò all'indietro per gridare:
-Arrivo tra un momento!-
Fini' di estrarre il pane con attenzione, deponendolo sulla grata a raffreddare.
Si volto', e sobbalzo' nel trovarsi davanti un giovane uomo in abiti eleganti proprio sulla porta.
-Ti ho spaventato? Chiedo perdono..- Gli disse lo sconosciuto, accennando un sorriso di scuse.

Il giovane garzone forniva uno spettacolo a dir poco insolito: ricoperto da un velo di farina da capo a piedi, con il grembiule bianco e il berretto dello stesso colore, pareva un uomo fatto di neve, se non fosse stato per i grandi occhi verdi, che risaltavano in contrasto con tutto il resto.
Il ragazzo sicuramente non sapeva di avere quell'aspetto, perché si spolvero' le mani sul grembiule e si fece avanti.
-Buongiorno; suppongo lei sia il nuovo maestro. Io sono Harry, il nipote del fornaio. Benvenuto in città- gli disse infatti, porgendogli la mano ora pulita con un sorriso.
-Buongiorno Harry. Io sono Louis Tomlinson. Grazie dell'accoglienza, siete molto cordiali qui- rispose il giovane, stringendogli la mano.
Quando le loro mani entrarono in contatto sobbalzarono, prendendo la scossa.
-Mi scusi..- disse subito Harry, retraendola velocemente.
-Scusami tu; qui l'aria è elettrica- commentò Louis, sfregandosi la mano sui pantaloni e togliendosi finalmente la giacca.
-Posso avere del pane?- Chiese subito dopo.
-Certamente. Vuole anche delle paste di sfoglia e mais? Le fa mio zio, sono molto buone- Chiese il garzone, indicandogli un ripiano.

Harry stava tentando di non darlo a vedere, ma il giovane forestiero lo metteva in soggezione. Era longilineo, ma con i fianchi torniti che si intuivano sotto alla soffa dei pantaloni scuri; il torace coperto dalla camicia di lino di elegante fattura, ed un viso che Harry aveva visto soltanto nei libri di sua madre, appassionata d'arte.
Quel viso lo avevano soltanto gli angeli.
Cercando di non guardarlo troppo negli occhi, Harry preparò un sacchetto di carta in cui infilò alcune pagnotte ed un paio di paste.
Girandosi per sbirciarlo di sottecchi, toccò inavvertitamente il metallo rovente della pala, che aveva abbandonato di traverso sul ripiano.
-Ahi!- Sibilo', portandosi la mano alla bocca come un bambino.
-Ti sei fatto male?- Subito si premurò Louis, avvicinandosi.
-No..non è niente..- minimizzò Harry, costretto suo malgrado a guardare in viso l'altro, e perdendosi a percepite il colore straordinario delle sue iridi, di un perfetto azzurro cielo.
-Sei sicuro?- Lo sollecitò Louis, vedendolo imbambolato.
-Sì, non si preoccupi..- ripeté il ragazzo, arrossendo lievemente sotto il velo di farina.
-In questo caso: quanto ti devo?- Chiese Louis, mano al borsellino.
-Oh no, niente: offre la casa- lo sorprese Harry, con un accenno di sorriso. Louis si rese conto di quanto fosse bello.
-Insisto..- provò a dissuaderlo, giusto per veder ampliarsi quel sorriso, ed infatti il viso di Harry si illuminò, facendo comparire le fossette sulle guance:
-No, insisto io: ordini di mio zio. Lo consideri un regalo di benvenuto- improvvisò Harry, tentando di sbarazzarsi del giovane al più presto. Lo turbava.
-Allora, grazie. Sei molto gentile- accettò infine Louis, allungando la mano per prendere il sacchetto.
Manco a farlo apposta, Harry se lo fece scivolare tra le dita, recuperandolo al volo e sporcando di farina la manica di Louis.
-Però, che riflessi- sorrise il giovane, divertito dal rossore intenso nel viso del ragazzo e spolverandosi la camicia.
-Oddio..mi scusi..-mormorò Harry, mortificato, rendendosi conto soltanto ora di esserne ricoperto da capo a piedi.
-Non preoccuparti, è solo un po' di farina- minimizzò l'altro, rivolgendogli un sorriso che fece asciugare improvvisamente la bocca di Harry.
-Grazie ancora, arrivederci, Harry- si congedò, uscendo.
-Arrivederci..- rispose il ragazzo, ma l'altro già era in strada.
Harry si guardò le dita, notando il lieve arrossamento dove si era ustionato, e si rese conto che le mani gli tremavano.

Come neve in settembreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora