Do you remember RedBeard?

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Sherlock osservava,forse troppo.
Osservava il modo in cui John e Mary si guardavano.
Osservava il modo in cui si tenevano le mani.
Osservava ogni particolare che riguardasse John.
Come rideva,le rughette che si formavano sulla sua fronte quando contraeva le sopracciglia,il modo in cui camminava.
Metteva tutte quelle immagini,quei ricordi nella stanza dedicata all'ex-soldato nel suo palazzo mentale.
Si stampava i suoi sorrisi,le sue risate nella sua testa.
Perché sarebbe cambiato tutto ora,il dottore andava a vivere con Mary,sua moglie e non avrebbe piú avuto tempo per il suo migliore amico.
"Migliore amico",come facevano male al cuore di Sherlock quelle parole.
Se tre anni prima sarebbe stato piú che felice che John lo chiamasse cosí,ora gli provocava solo un dolore sordo al petto.
Sherlock amava John e niente avrebbe potuto cambiare le cose.
Se ne era accorto mentre faceva finta di essere morto,in Italia,mentre distruggeva una delle cellule terroristiche di Mortiarty a Venezia.
Aveva dovuto fare un giro in gondola per seguire i principali sospettati,che si erano rivelati assassini,e in quell'atmosfera giá romantica di suo ci si era messo pure il gondoliere,che in un inglese quasi perfetto, aveva iniziato a parlare dell'amore,delle persone speciali.
-Spesso non ci rendiamo conto di essere innamorati di qualcuno finchè non lo perdiamo, é triste no? Che due persone non si rendano conto di amarsi finché non sono lontane...-
E Sherlock aveva pensato subito a John e aveva capito.
Per il detective essere il testimone di John era stata una prova piú che ardua,stargli accanto,guardarlo scivolare dalla sue mani senza poter fare nulla.
Sherlock aveva sacrificato il suo egoismo,la sua felicitá per il dottore.
Aveva preferito guardarlo mentre felice su faceva una nuova vita,felice e senza di lui,che tenerlo in quello che ormai era la fine del capitolo di "Sherlock e John".
Se ne era andato prima,dopo aver suonato quel valzer malinconico da lui composto per l'amico e nessuno si era accorto della sia sparizione,tranne John.
John aveva visto la tristezza nel viso del suo migliore amico mentre suonava,ma pensava fosse perché avesse paura che l'avrebbe lasciato solo,non sapeva di averlo già fatto scegliendo Mary.
E ora che Sherlock stava camminando via dalla festa,John dubitó della sua scelta,poi si rimproveró anche solo per averlo pensato.
Il detective dal canto suo stava cercando di reprimere il groppo che gli attanagliava la gola.
Prese il telefono che stava squillando e aspettó la voce dall'altro capo.
-Come va fratellino?-
Mycroft sapeva bene cosa stesse succendendo e,facendo due calcoli, aveva capito che Sherlock se ne stava andando dalla festa,perfetto quindi chiamarlo in quel momento.
-Avevi ragione Mycroft-disse Sherlock sconfitto- sono coinvolto,perché hai chiamato? Vuoi infierire anche tu?-
C'era qualcosa di diverso nella voce del fratello minore,il capo dei servizi segreti inglesi lo capí subito,una rassegnazione mista a rabbia e tristezza che gli smosse qualcosa nel petto.
-Sherlock...-
A quel punto l'investigatore non ce la fece piú e con voce rotta -No,basta Mycroft,cosa vuoi sentirti dire? Che avevi ragione un altra volta? Che l'amore é solo qualcosa di effimero e un difetto chimico in cui ci perde sempre una parte? Non ce la faccio piú!- disse,una lacrima trattenuta per tanto,troppo tempo gli scivoló sulla guancia e Mycroft lo capí che stava piangendo,anche senza vederlo.
-Arrivo fratellino- rispose il maggiore prima di chiudere la chiamata e mettersi il cappotto.
Sherlock inizió a camminare velocemente verso la strada,avrebbe dovuto accettare il passaggio di Mycroft visto che l'avevano accampagnato all'andata.
Pochi minuti dopo una macchina nera si fermò poco distante da lui,ma prima che potesse muoversi,vide il fratello scendere dall'auto e venirgli incontro.
Il detective allora si raddrizzó ,cercando di controllare i singhiozzi e guardando male il capo della segretezza inglese.
Mycroft era distrutto,odiava vedere il fratello piangere ma non l'avrebbe dato a vedere.
Si avvicinarono e quando furono a pochi passi l'uno dall'altro il maggiore degli Holmes aprí un poco le braccia,in un gesto fraterno e amorevole che da anni non si scambiavano piú: un abbraccio.
Ma quella volta Sherlock fu ben felice di fiondarsi a piangere sulla spalla del fratello e sfogare quell'amore ormai malinconico.

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Okay non so come mi sia uscita questa cosa oggi mentre ascoltavo canzoni a caso del mio telefono (naturalmente tutte tristi) che mi hanno portato a scrivere questa cosa angst e malinconica.
Spero vi sia piaciuta e vi ringrazio di cuore di averla letta.
Credo che scriveró altre cose su Sherlock,quindi se vorrete poi passare mi fareste un piacere.
Se ci sono errori di battitura segnalatemeli visto che scrivere con il telefono non é il massimo.
Grazie ancora.
-Annabeth

Johnlock One-shotDove le storie prendono vita. Scoprilo ora