Capitolo 1

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Ho sempre desiderato poter vivere qua, in Francia, nonostante ci venissi ogni estate per far visita ai miei nonni. Ma ora non è più così. Anche se vivessi in un altro posto mi sembrerebbe di morire dato che non faccio altro che vedere il suo volto in ogni posto, in ogni luogo.
E il mio battito cardiaco aumenta, il respiro diventa un affanno che mi strozza pian piano impedendo l'accesso d'aria ai miei polmoni, la testa gira così forte da bloccarmi la vista e sento lo stomaco bruciare qualcosa che mi risale fino alla gola per poi uscire sotto forma di vomito. Ora mi devo calmare non posso, non devo pensare a lui. A lui che metteva le sue mani sul mio corpo, a lui che abusava di me nonostante provassi a staccarmelo di dosso, nonostante le mie continue urla di disperazione, a lui...no, basta!
Non mi farà più del male, come potrebbe ? É sempre stata questa la domanda che calmava i miei violenti attacchi di panico; insomma lui era il mio migliore amico, quello che con un abbraccio riusciva a tirarmi su di morale, la persona da cui mi rifugiavo quando litigavo con i miei, colui che mi difendeva dalle prese in giro quando andavamo all'asilo. Non avrebbe potuto farmi del male un'altra volta, giusto? Era quello che credevo, quello che mi ripetevo mentalmente per giustificare le sue azioni. E solo ora mi rendo conto che non mi farà più del male, eppure queste parole non riescono a calmarmi.
Pensa a qualcosa di bello Dalila, a qualcosa che ti fa stare bene, mi dico ripensando alle parole della dottoressa Dubourg.
Sono sdraiata in un prato di tulipani arancioni.
Ci sono solo io mentre le nuvole soffici continuano a cambiare forma sopra il mio viso. Chiudo gli occhi e ascolto il movimento del vento. L'aria é così buona qua mi sembra di poterla mangiare e toccare.
E finalmente il mio cuore riprende il suo battito normale e l'aria comincia a circolare nei miei polmoni.

Questi attacchi di panico non sono una novità. Anche se ne farei davvero a meno.
É da due mesi che frequento lo studio della mia psicologa, precisamente da quando i miei attacchi sono peggiorati e mamma ha iniziato a preoccuparsi per la mia salute facendomi fare visite su visite per capire quale fosse il problema. E, da quando i dottori hanno spiegato a mia madre che ciò che mi serve non è la medicina ma qualcuno che mi ascolti e che mi possa aiutare con i miei problemi, sia mamma che papà hanno iniziato a tartassarmi di domande, alle quali avevo iniziato a rispondere a monosillabi da quel momento hanno voluto farmi andare dalla dottoressa Dubourg ma la situazione non è cambiata dato che non parlo nemmeno con lei.
Oggi le Havre é più illuminata del solito anche se a me sembra di camminare in mezzo al buio.
Non avrei voluto uscire di casa oggi. Avevo già deciso cosa avrei fatto per tutto il giorno: mi sarei svegliata restando però sotto le coperte leggendo un libro della buona Licia Troisi per tutto il giorno. A volte mi sarei alzata per sgranchire le gambe. Ma quel stupido telefono di casa doveva rovinare tutto.
Lucas aveva chiamato chiedendo a mia madre se fossi in casa e lei ne aveva approfittato per chiedergli di farmi uscire e ovviamente lui aveva accettato.
Lucas è come un fratello per me siamo praticamente cresciuti insieme ci conosciamo da quindici anni da quando le mie vacanze hanno iniziato a svolgersi ogni santo anno, qui al Havre.

Quando arrivo davanti al bar i miei pensieri si interrompono alla vista di Lucas, seduto su uno di quei sei sgabelli mentre con lo sguardo mi cerca.
Quando i nostri occhi si incontrano Lucas mi sorride e io mi costringo a entrare dentro il bar.
- Ehi! Ciao Lali - mi dice scendendo dallo sgabello e venendomi incontro.
Mi costringo a sorridergli e salutarlo con un cenno della mano, anche se so che Lucas vorrebbe abbracciarmi come un tempo, ma da quando mi sono trasferita qui si è abituato ad una nuova Dalila che non accetta nessun tipo di contatto fisico, neanche dalle persone più care.
- Come stai? - dice Lucas sempre con questo tono da fratello maggiore preoccupato.
- B-bene credo -
- Lo sai come la penso e sia io che i...- - - L-lo so, lo so tu e i miei siete preoccupati beh m- ma i-io non ho b-bisogno d'a-aiuto. Sto bene...sul serio- dico sussurrando quell'ultima parola quasi a volermi convincere.
- Non è vero Dalila, sai bene anche tu che non è così. Continui a non mangiare, non parli con i tuoi, non hai amici, non esci mai dalla tua stupida stanza a parte per andare a scuola, non fai altro che leggere e studiare!! Non hai più tempo per nessuno, nemmeno per me e...- mentre dice tutto ciò lo vedo così abbattuto, così triste.
E vorrei avvicinarmi a lui e dirgli che è tutto okay, ma non ce la faccio.
E mentre parla faccio l'unica cosa che mi sembra sensata: scappare lontano da lui, da tutti e correre, correre così veloce da farmi mancare l'aria.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Sep 06, 2016 ⏰

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