1. La telefonata

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E' Aprile, sono le sette di mattina e piove. A dire il vero "piove" è un eufemismo, questo è proprio uno di quei temporali "belli" carichi come se stesse per venir giù il mondo intero e a me non sembra affatto giusto. Ad Aprile ci si dovrebbe vestire con una maglietta leggera e massimo massimo una sciarpina se tira vento, non con la felpa e un impermiabile (e l'ombrello che ho ovviamente lasciato a casa). Fortuna che la pensilina della fermata mi ripara, se così si può dire dal momento che il vento mi spinge l'acqua letteralmente in faccia.
Tirando le somme quindi l'unica consolazione è la musica, che mi distrae dalle voci schiamazzanti di qualche ragazzina quattordicenne in preda a qualche scompenso ormonale e incurante del fatto che tutti gli altri passeggeri di quest'autobus (che non manca neanche una buca) siano ancora nella fase più profonda del sonno. Che poi quindi dire che la musica mi distrae non è proprio corretto, visto che ho troppo sonno per concentrarmi su qualsiasi cosa.
"E a scuola come fai allora?" vi starete chiedendo (o forse no, mica so cosa vi passa per la testa). Come dice mia madre: ci vado "solo per scaldare la sedia".

"Ma come fai a prendere bei voti?" Semplice: io non prendo bei voti. E sì, ovviamente mia madre mi stressa, o meglio, mi stressava, ormai si è rassegnata. E comunque non ho dei così pessimi voti, ho la media del 5/6 a tutte le materie più o meno, tranne in educazione fisica (dove ho 9) perché il professore è abbastanza (leggasi "tanto") porco e mio malgrado (almeno in questo caso) ho un bell'aspetto.
Poi è anche vero che frequento il più facile dei licei, scienze umane. Okay, voi di scienze umane non ne abbiate a male, ma seriamente, non è nulla rispetto a classico, scientifico o quelle robe là. Mi ha costretto mia madre a iscrivermi a un liceo e io ho scelto il più semplice. Fosse stato per me non avrei fatto niente, forse un tecnico con poca matematica e senza materie troppo strane.
Fatto sta che adesso devo impegnarmi (o quantomeno fingere) perchè tra pochi mesi ho la maturità. E infatti anche oggi a scuola i professori non fanno altro che nominare i termini "tesina", "orale" e via dicendo.

A un certo punto la Quagliarelli, quella di Italiano a cui sto antipatica (giusto per non usare un'espressione più colorita), mi guarda e fa: << Nicoletti, l'hai scritta la tesina? >> Alzo le spalle. Ma ti pare che scrivo la tesina io? Io, menefreghista e completamente indifferente alla scuola? Su una cosa tuttavia ha ragione: prima o poi 'sta maledetta tesina la dovrò fare (in ogni caso meglio tardi che mai, no?). E' l'unica cosa che mi può far arrivare al 60 e, per quanto non mi sia mai importato nulla della bocciatura, questa volta conta perché ho solo voglia di andarmene da qualche parte con Greta, la mia compagna di banco che mi sta guardando ridendo, tipo ad Amsterdam o a Berlino. Ecco, lei va abbastanza bene a scuola, potrebbe scrivermela lei. Però aspetto l'intervallo per chiederglielo.

<< Gre' >> le dico dopo aver ingerito il primo boccone del panino fatto da mia madre e schiacciato dai miei libri << Mi scrivi qualche cazzata per la tesina? >>

Lei accenna un sorriso, come se già si aspettasse quella domanda. In effetti la capisco, le ho sempre chiesto di scrivermi ricerche o compiti vari, però lei da parte sua ha sempre accettato. << No, Lu'. >>

Sbuffo << Ma che palle! Dai Greta sono nella merda. >>

<< Quindi lo ammetti, eh? >> In risposta alzo gli occhi al cielo e lei continua << Lucre, 'sta volta non posso proprio aiutarti, davvero. E sai anche tu perché. >>

Riprendo a mangiare il mio panino-sottiletta guardandola male e, probabilmente sentendosi in colpa per aver lasciato la sua migliore amica (che sarei io) abbandonata a se stessa e alle sue risorse (nel mio caso pari a 0, se tralasciamo Wikipedia), mi suggerisce: << La soluzione migliore è andare in biblioteca. >> Dopo che sgrano gli occhi e inizio a ridere, si affretta a spiegarsi: << Internet toglitelo dalla testa in questo caso, per cui ti rimangono i libri e se vuoi fare un buon lavoro devi andare in biblioteca, anche solo per prendere ispirazione sull'argomento. >>

Finisco di mangiare (il cibo prima di tutto) e alzo un sopracciglio: << Gre', hai fumato senza di me? >> Lei sbuffa e mi volta le spalle, segno che è seria e con me lo è un po' troppo spesso per i miei gusti (un po' troppo poco per quelli di mia madre).

La conversazione finisce lì ed io ovviamente non prendo in considerazione il suo suggerimento, tanto non la ascolto mai. Copierò qualche tesina già fatta su internet e pace. Tanto i prof non mi vogliono più vedere e l'hanno ripetuto varie volte (o almeno credo, non li sto a sentire molto spesso).

Il pensiero della tesina non mi sfiora fino a quando, tornata a casa, mia madre mi aspetta sulla porta con una faccia impassibile che non lascia presagire nulla di buono (ma che comunque riuscirei a smontare con una frase).

<< Mi ha chiamata la professoressa Quagliarelli. >> mi guarda, come se aspettasse delle spiegazioni. Butto lo zaino in terra e sorpassandola vado a sedermi al tavolo in cucina. << Allora? >> continua cercando di estorcermi qualche parola mentre io mangio la mia solita insalata del lunedì, ovvero di quando mia madre si ricorda la domenica sera di non aver fatto la spesa e l'insalata è l'unica cosa presente in casa.

<< Allora farò la tesina, okay? >> le rispondo scocciata, continuando a brucare le mie foglie di rucola e lei resta a squadrarmi dallo stipite della porta.
<< Questo è poco, ma sicuro. Il punto è un altro: la fai adesso. >>
<< Adesso devo studiare per domani. >>
Lei alza un sopracciglio e sbuffa; poi, illuminata dalla luce divina che le suggerisce una risposta efficace, dice: << Come se tu studiassi! >>
Okay, si è guadagnata un punto, ma ciò non significa che gliela dia vinta, almeno non subito. Forse forse se arriva a 10 punti e ciò richiederà molto tempo.
<< Ci penserò su >> replico alzandomi da tavola per rinchiudermi in camera.
Lei sospira, sapendo già che se mai ci penserò, sarà tra un bel po'. << Non deludermi. >>
<< Come se non l'avessi già fatto! >> Occhio per occhio, dente per dente.

Mi risponde, ma ormai non la sto più ascoltando, la porta di camera mia è già chiusa e io mi sono già buttata sul letto immersa nei miei pensieri e nei vestiti che non rimetto mai a posto.

Passo tutto il pomeriggio così, a farmi compagnia con la musica e la telefonata delle 19:30 di Greta che torna da atletica.

<< Oi Gre' >> Lei ridacchia, lo fa sempre quando le rispondo al telefono, non so perché.
Parliamo del più e del meno (in particolare mi racconta dei suoi fantasmagorici allenamenti di cui non mi importa niente), fino a quando mi chiede: << Che argomento porti allora? >>
Visto che non rispondo, si affretta a specificare: << Per la tesina. >> Sbuffo e riattacco.

Senza neanche il tempo di spedirla per la retta via del vaffanculo, mia madre mi chiama (urla) dalla cucina per la cena.

Polpettone riscaldato di mia nonna e conversazione incentrata sulla giornata di mio fratello Diego, cosa che adoro per due motivi: a) non si parla di me o della mia tesina e soprattutto b) Diego è uguale a me, non parla con mamma e papà e cercare di cavargli fuori qualche parola è un'impresa. C'è appena un anno di differenza tra noi, ma non lo sentiamo neanche: stessa compagnia di amici e quasi stessi insegnanti rompicoglioni, per questo andiamo molto d'accordo.
Oggi sta parlando di sua spontanea volontà, non so che cavolo gli sia preso, ma mi dà quasi fastidio.

Il motivo me lo suggerisce lui una volta finito di mangiare, quando ognuno torna in camera propria e appena prima di girare mi dice: << Comunque Lu', la tesina falla, che quelli da te non si aspettano niente... Okay? >>
Alzo gli occhi al cielo e mi volto per andare in camera. Mi verrebbe da mandare a quel paese pure lui, mentre con la coda dell'occhio lo vedo abbassare lo sguardo per poi entrare in camera a testa bassa.

Imposto la sveglia e mi ributto sul letto, esattamente come prima.
Non so in che modo, ma farò la tesina.

Proprio perché non si aspettano niente.

Io odio l'amoreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora