2. Greta

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E avete presente quando ho detto "non so come"? Ecco, non so davvero come. Vorrei che ci fosse un manuale "Come fare la tesina per l'esame di stato"... No vabbe', tanto non lo leggerei e i professori avrebbero un motivo in più per criticare la mia tesina.
Sono così ambiziosa che ho pensato anche di non copiarla da Internet e di non chiedere aiuto a nessuno, a maggior ragione visto che non si aspettano niente. In realtà non è propriamente così, che si aspettino qualcosa o meno non me ne importa molto, se faccio 'sta tesina è solo per passare l'esame e fare ciò che mi pare. Dopo 19 anni di prigionia mi sembra anche giusto. Ammetto che il mio fine contrasta con il mezzo: se voglio solo prendermi il 60, perché non copiarla? Non ne ho idea in realtà, forse per quello che mi ha detto Diego l'altra sera, forse perché nessuna tesina già fatta potrà mai essere figa come una scritta da me, modestamente... Oh sentite, non lo so punto e basta!

Ad ogni modo, oggi a scuola, nonostante sia già passata una settimana dalla telefonata, la Quagliarelli non mi ha ancora detto niente e sono già due ore che spiega a dirotto. L'unica attenzione che mi ha riservato oggi è stata una mezza occhiataccia quando sono tornata in classe tardi dopo l'intervallo (avevo ancora fame dopo il primo panino e ho preso una merendina alle macchinette). Magari vuole fermarmi un attimo prima di uscire: in ogni caso meglio tenersi pronti, anche se lo faccio già di mio (e mia madre non lo sopporta, anche perché Diego sta incominciando a mettere in pratica i miei insegnamenti).

Comunque la Quagliarelli, che alla fine dell'ora non mi ha minimamente considerata e se ne è andata dritta (oddio, proprio dritta no, visto che ha un po' di scoliosi) a casa, non è l'unica strana oggi: Greta è estremamente seria e silenziosa. Non le succede spesso, anzi quasi mai. L'ultima volta che si è comportata così è stato due anni fa, se non ricordo male, quando è morto Mox, il suo pastore tedesco.

Mentre preparo lo zaino in fretta, Greta finalmente mi rivolge la parola:
<< Vieni da me oggi? >> Io annuisco. << Be'? Non avverti tua mamma? >> continua sorridendo, consapevole di aver detto un'assurdità.
<< Come prego? >> le scoppio a ridere in faccia.

<< Scherzo, l'ho già fatto io! >> Vero o no, non me ne preoccupo, tanto Diego è sveglio e può benissimo avvertirla lui, che, a differenza di mia madre, è capace di intuire perché non sono a casa. E se anche non fosse stata avvertita, ho diciannove anni e posso fare come mi pare.

Tuttavia quest'invito dell'ultimo minuto non mette fine alla totale assenza di Greta. Sull'autobus, quando mancano solo tre fermate prima di scendere e non c'è più nessuno, inizio a cantare, stonata come sempre, le canzoni che stiamo ascoltando nelle cuffie (le sue ovviamente: ho distrutto le mie proprio ieri dopo averle comprate solo tre settimane fa). Che poi "stiamo" è una parola grossa... Chissà se lei ascolta davvero: fissa un punto nel vuoto e non ride neanche quando mi metto a fare l'air guitar sputtanandomi (non che me ne freghi qualcosa ovviamente, ma giusto per rendere l'idea) con l'unica persona oltre a noi presente su questo bus, una vecchietta che sta molto probabilmente andando nei posti in cui vanno le vecchiette, quindi a messa, a fare la spesa, al cimitero, all'ospedale o a prendere i nipotini a scuola.

Decido di lasciar perdere, magari è solo stanca e non vede l'ora di buttarsi sul divano con una busta di popcorn e vedere American Horror Story.

Quando arriviamo a casa sua però, ogni mia teoria viene spazzata via come niente: sua mamma non sembra accorgersi della stranezza di Greta a pranzo, ma le sorride rassicurante come se... Come se sapesse. Questi venti minuti di pranzo diventano un'indagine per me, finché prima di mangiare le fragole con la panna decido di arrendermi.

Qualsiasi cosa la turbi, non è così importante e se fosse qualcosa di grave, me l'avrebbe già detto.

Alla fine si dirige in camera con lo zaino in spalla (come se volesse fare i compiti, povera illusa) ed io la seguo.

Prima di sedersi in terra di fronte a me chiude la porta prendendo un respiro profondo, mentre il suo sguardo si abbassa: penso che forse si sia finalmente decisa a parlarmi, invece si siede accanto a me e tira fuori il libro di filosofia. Che lei tenga ai suoi voti non mi è nuovo, ma se vuole studiare sa che invitarmi a casa sua non è la strategia migliore.

Prende due matite, me ne porge una e finalmente si decide a parlare: << Facciamo queste due pagine per domani e poi siamo libere >>. Senza aspettare le mie lamentele, si china sul libro iniziando a leggere e a sottolineare. Io la guardo qualche secondo, poi la imito, incurante del suo comportamento fuori dal comune.

Dopo un po', non so bene quanto, Freud inizia quasi ad interessarmi e sull'ultimo paragrafo alzo lo sguardo e mi accorgo che Greta, che ha finito prima di me; mi sta guardando. Finisco in fretta e chiudo il libro.

<< Dimmi dai. >> le sorrido.

<< Nulla... Stavo solo pensando a Nietzsche. >>
<< Non mi avevi mai parlato dei tuoi problemi di necrofilia! >> le rispondo ridacchiando e lei accenna un sorriso.

<< Dai scema, pensavo solo che mi manca la sua filosofia. Freud non mi piace... >>
<< A me di Nietzsche piaceva solo quella cosa del superuomo >>
Le si illumina lo sguardo. << Oh davvero? >> Io annuisco e lei mi butta sulle ginocchia il libro di italiano dopo averlo aperto su d'Annunzio.
Ora sta diventando letteralmente preoccupante. << Gre'? >>

<< Che c'è? Non vedi? E' tutto collegato, è perfetto. >>
Le cose non si mettono bene. Anche il suo sguardo è vago adesso. << Perfetto per cosa? >> la guardo confusa.

Esita un istante, abbastanza per farmi capire tutto. << Boh... così, in generale. >>

<< Greta non voglio il tuo aiuto. >> sospiro.

<< Non ti sto aiutando, hai fatto tutto tu. >> sorride speranzosa.
Mi alzo innervosita: << Te l'ha detto la Quagliarelli, vero? E' stata lei? Cristo santo, Greta! Perché non mi hai detto niente? >>
<< Perché ha ragione Lu', sei in ritardo e in alto mare. >>
Dopo qualche secondo di pausa, passandomi le mani tra i capelli le rispondo: << Avevi detto che non mi avresti aiutata la volta scorsa. >>
<< Ho detto che non l'avrei fatta io, non che non ti avrei aiutata. Non sai neanche da dove cominciare, hai bisogno di me. >>

Mentre mi guarda mi passa per la testa un pensiero nuovo, mai fatto prima: << Tu non credi in me. E' così, vero? >>
Esita di nuovo, e questo mi basta a prendere in fretta tutta la mia roba e ad uscire da camera sua. Mi segue dicendomi qualcosa, ma non la ascolto ed esco di casa.

Come con mia mamma, un'altra persona che non crede in me e che non ascolto. Poco male: vorrà dire che sarò io a credere in me.

Il tragitto fino a casa mia lo faccio tutto a piedi, così magari oltre alle calorie smaltisco anche un po' di rabbia. Si dice tanto amica mia e poi fa le cose alle mie spalle. Non che me ne importi, ovviamente, sono solo sconcertata. L'unica cosa di cui mi importa adesso è che farò la tesina su qualsiasi cosa, eccetto il superuomo.

Non ho bisogno del suo aiuto, né di quello di un supercoso. Non ho bisogno di nessuno.


vahn25's zip

Ehilà! Penso di esserci ammuffita su questo capitolo, mi dispiace. Purtroppo anche io, come Lucrezia, sono alle prese con l'esame di maturità. A questo proposito tengo a sottolineare che la storia NON è autobiografica (non tutto ciò che è scritto in prima persona è autobiografico), nonostante ci siano degli aspetti della mia vita personale ovviamente.

Comunque, veniamo a noi. Che ne pensate della storia e più in particolare del capitolo? Siete #teamGreta o #teamLucrezia? Fatemelo sapere in un commento o con un tweet a louvstruck. In più se avete qualche frase che vi è piaciuta particolarmente scrivetelo in un commento (o sempre su twitter insomma) e se raggiungiamo un tot di commenti, potrei riservarvi qualche sorpresina.

Alla prossima,
vostra vahn25

Io odio l'amoreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora