Capitolo 1

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Avevo 10 anni. Solo 10 anni. La sala era vuota, silenziosa. Solo io, seduta su una squallida sedia, con le lacrime in mano. Alzai gli occhi. I miei genitori si abbracciavano, con un' espressione incisa dal dolore. Mia sorella, Arianne, aveva un tumore maligno al cervello. E da cinque minuti avevano staccato le macchine. Non ci ho vissuto molto con Arianne; ma era la mia migliore amica. Di lei, ora che ho 22 anni, ricordo solo che amava la musica. Diceva che il violino era la sua vita. Continuava a suonare dolci melodie che ristoravano la mia anima, e nei suoi occhi blu oceano si rispecchiavano i più svariati spartiti. Non era bella, come me d'altronde. Però i suoi occhi erano una meraviglia della natura. Non interessava a nessuno che avesse del grasso di troppo, dei capelli crespi e spettinati, delle unghie cortissime e delle labbra costantemente secche. Lei andava fiera delle sue mani consumate dal troppo suonare. Ah, un' altra cosa che ricordo: amava la musica inglese, e di conseguenza la cultura inglese. Il suo violino lo aveva chiamato 'shine', cioè scintillio. Per lei la musica era la luce della vita. E proprio per questo la invidiavo. Io ho un fisico alto e snello, perciò da sempre i miei genitori mi hanno costretta a giocare a pallavolo. Sono anche brava, ma sentivo che non era la mia strada. Anche io amavo la musica, ma essendo molto stonata, mia mamma non voleva saperne di farmi suonare qualcosa. "Ti ho capita, Desi: con la musica non hai futuro."
Quanto odiavo queste parole! Anche i miei genitori erano musicisti. Mia mamma suonava il sassofono, mio papà il violoncello. Oh, il mio papà! Sto riempiendo il foglio di lacrime a scrivere questo nome. Mi manca veramente troppo. Lo amavo, e lui amava me. Non abbiamo mai litigato una volta. E lui non mi ha mai detto che ero negata per la musica o bravissima in pallavolo. Era una persona più irrazionale di mia mamma: dovevo seguire i miei sogni, che ci fosse un vantaggio o meno.
È questa la mia filosofia di vita.

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