PROLOGO

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Sono le tre e un quarto di un lunedì, a quest'ora per le strade di  non passa mai nessuno, ma oggi un ragazzo solitario camminava per le strade, uno dei tipici ragazzi della nuova generazione, vestito tutta attillato e con le cuffiette nelle orecchie, strafottente e mezzo rintronato.
Alla fine dello stradone il ragazzo si ferma di colpo e citofona ad una casa singola, fatta interamente di legno, uno spiraglio di luce in quel grigio topo delle strade.
<Chi è?>domanda la voce uscente dal citofono.
<Sono Tom mamma, apri> rispose.Si sentì il rumore sordo del serratura del cancello rompere il silenzio, il ragazzo scattò in avanti e si diresse verso la porta.Prima di entrare in casa, nascose qualcosa in una nicchia quasi invisibile della casa, e levandosi le vans entrò in casa e sbatte la porta.
<MAMMA STO USCENDO> urlò salendo le scale e lasciando la cartella nell'ingresso.<Tommy, esci di già?Ma sei appena tornato tesoro> la vocina della madre di Tom squittì dalla cucina e pochi secondi dopo dalla porta che dava sull'ingresso apparve la figura di una donna bassina, sui 50, ma con la bellezza di una bambola di porcellana, non era la tipica mamma ricca sfondata che se ne va sfoggiando la sua tinta color "Donatella Versace" fatta il giorno prima dalla parrucchiera di fiducia, lei era diversa , era bruna tendente al rosso e i suoi occhi, cos'erano i suoi occhi, erano una finestra sulla foresta, di un verde raro che si confondeva con la sua carnagione olivastra, con dei leggeri accenni di rosso su le sue guance rialzate, era bella, bella davvero.
Entrò in camera e chiuse la porta alle sue spalle, si tolse la maglia e la buttò nella cabina armadio,prese un attimo in mano il suo iPhone per leggere qualche notifica,appena finito di controllare il telefono si riaffacciò nell'armadio per decidere cosa dovesse mettersi.Optò per una maglia vinaccio che stava benissimo con quei jeans neri strappati che aveva addosso, con sopra un trench lungo nero ed una grande sciarpa abbinata al colore della maglia ; si affacciò in bagno per guardarsi e notò che i suoi capelli erano ormai una massa informe, ma ci avrebbe perso troppo tempo per sistemarli e non gli andava di restare un altro secondo in quella casa, quindi uscì dal bagno e scendendo le scale si diresse verso la porta d'ingresso, ma si fermò un attimo, prima di uscire, a fissare la madre, lui l'amava così tanto, ma non era questo il momento per pensarci, pensò aprendo la porta e uscendo.
Chiusa la porta si diresse verso il cancello, Una volta avviatosi verso la fermata del bus, prese in mano il telefono e compose un numero così velocemente che sembrava che le dita gli volassero e si portò l'iPhone all'orecchio.
"Pronto" si udì dall'altro capo del telefono, "Seth dove cazzo sei?Avevamo detto alle 4 alla fermata!".
"Cazzo Tom sono nel letto, non farmi alzare, hai deciso TU che ci saremmo visti alla fermata" rispose in fretta James.
"Muoviti pigrone del cazzo, preparati, ci vediamo da Lily"si affrettò a rispondere e chiuse la chiamata senza aspettare la risposta dell'amico, dopodiché si sedette alla fermata aspettando il bus, prevedendo che quella giornata sarebbe stata sprecata e infima come tutte quelle già trascorse tra una lacrima nascosta e un mezzo sorriso fatto agli altri per celare che tutto ciò che  dietro quel ghigno c'era, gli mancava, non poteva negarlo, non a se stesso, non anche stavolta, chiuse gli occhi, strinse i pugni, inspirò e fu come il sole al tramonto, prima eterea luce, poi eterno buio.

COME LE ONDEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora