MARCUS LOXIAS MEGALOS

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Marcus Loxias Megalos si annoia. Non ricorda cosa ci fosse prima della noia. La scuola è noiosa, le ragazze sono noiose, il calcio è noioso. Soprattutto quando la sua squadra del cuore, il Fenerbahçe, perde, come sta perdendo ora contro il Manisaspor.

Guarda in cagnesco il televisore, nella stanza scialba. È sprofondato in una poltrona di pelle nera che gli s'incolla alla pelle ad ogni movimento. È notte, ma Marcus tiene le luci spente. La finestra è aperta. L'afa opprimente entra nella stanza come uno spettro mentre i rumori del Bosforo - le sirene echeggianti delle navi, le campanelle delle boe - risuonano sopra Istanbul.

Marcus indossa pantaloncini sportivi neri ed è a torso nudo. Le sue 24 costole risaltano sopra la pelle abbronzata. Le braccia sono forti e muscolose. I respiri sono lenti. Lo stomaco è piatto, i capelli sono corti e neri, gli occhi verdi. Una gocciolina di sudore stinta dalla punta del naso. Tutta Istanbul ribolle, stanotte, e Marcus non fa eccezione.

Sulle ginocchia ha un libro aperto, un libro antico e rilegato in pelle. È in greco.  Marcus ha preso un appunto su un pezzo di carta posato su una pagina aperta: Patria m'è l'ampia Creta, e mi fu padre ricco uom. Ha riletto molte volte quel vecchio libro. Parla di guerra, avventure, tradimento, amore e morte. Lo fa sempre sorridere.
Cosa non darebbe per partire anche lui, viaggiare, per sfuggire all'afa e alla noia di quella città. Immagina la distesa senza fine del mare, il vento fresco sulla pelle, peripezie e nemici schierati all'orizzonte. Sospira e tocca il pezzo di carta. Nell'altra mano ha un pugnale vecchio di 9.000 anni, un unico pezzo di bronzo forgiato nei fuochi di Cnosso. Si fa scorrere la mano sulla pelle e si ferma sull'avambraccio destro. Preme, ma non sino a ferirsi. Conosce i limiti di quella lama. Ci si allena da quando ha avuto l'età per averla in mano. Da quando aveva 6 anni la tiene sotto il cuscino mentre dorme. L'ha usata per uccidere galline, ratti, cani, gatti, maiali, cavalli, falchi e agnelli. L'ha usata per uccidere 11 persone.

Ha 16 anni, l'età perfetta per il gioco. Al compimento dei 20 verrà escluso. Ma lui vuole giocare. Preferirebbe morire che essere escluso.
Le probabilità di riuscirci sono prossime allo zero, e lui lo sa. A differenza di Ulisse, la guerra non troverà mai Marcus. Nessun lungo viaggio é in serbo per lui.
La sua stirpe aspetta da 9.000 anni. Dal giorno in cui fu forgiato il pugnale. A quanto ne sa, dovrà aspettarne altri 9.000, e per allora lui sarà morto da tempo e le pagine del suo libro si saranno sbriciolate.

Perciò Marcus si annoia.

End Game: The callingDove le storie prendono vita. Scoprilo ora