XXVIII

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Stalker — XXVIII





Lu Han: Mi si era scaricato il telefono.

Lu Han: Non ho ricevuto i messaggi che mi avevi scritto.

Lu Han: Che mi hai chiesto?

Se Hun: Mi prendi in giro?

Lu Han: Sono serio, coglione.

Lu Han: Vuoi dirmi cosa mi hai chiesto?

Se Hun: No, niente.

Se Hun: Non era niente di importante.

Se Hun: Lascia stare.

Lu Han: Mh. Ok.

Lu Han: Comunque, volevo dirti che Iseul mi ha chiesto di rimetterci insieme.

Se Hun: E tu cosa le hai detto?

Lu Han: Le ho detto di no, ovviamente.

Lu Han: Quella ragazza è il colmo.

Lu Han: Dovevi vederla, ha iniziato a piangere, urlando di essersi pentita e che non l'avrebbe rifatto e altre stronzate che non avevo nemmeno voglia di ascoltare.

Lu Han: Stesse cose che hai sentito tu, insomma.

Lu Han: Mi sembrava una pazza isterica.

Lu Han: Ancora mi chiedo come facessi a stare insieme a quella.

Se Hun: Mi senti ridere?

Se Hun: Mi fa male un polmone.

Lu Han: Dove sei adesso?

Se Hun: Dietro l'edificio principale.

Se Hun: Tu dove sei?


Lu Han percorse quel piccolo tratto di terreno, che lo divideva dal più piccolo, con passo insicuro e veloce. Sentiva il cuore battergli nel petto a un ritmo incostante, mentre aveva come la sensazione che tutto in quel momento stesse svanendo.

Se Hun gli rivolgeva le spalle, quando svoltò l'angolo e lo vide lì, in piedi. Si avvicinò silenziosamente, per poi afferrarlo per i fianchi facendolo sussultare.

L'altro cacciò fuori un urlo per lo spavento e richiamò Lu Han a gran voce. «Ma sei pazzo?», gli chiese mettendosi una mano sul petto. «Mi hai spaventato a morte».

«Volevo farti uno scherzo», rispose Lu Han, ridendo a crepapelle. Se Hun non riuscì a trattenersi e anche lui rise con gusto.

«Sei un coglione», ribadì il più piccolo, scuotendo la testa.

«Ma tu mi ami così».

«Sì, hai ragione». Lu Han sentì il cuore perdere un battito e il respiro mancargli per un millesimo di secondo.

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