7 anni

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Se vi chiedessero di raccontare il giorno più brutto della vostra vita, cosa raccontereste?
La mia mente tornerebbe, senza ombra di dubbio, a quel maledettissimo giorno in cui avevo solo sette anni.
Quel giorno ero rientrata da scuola triste e arrabbiata, anzi più arrabbiata che triste. Lexi Taylor, una delle mie compagne di classe, mi aveva presa in giro davanti a tutti. Diceva che ero brutta e grassa e mentre gli altri ridevano, io ero seduta al mio banco con le lacrime di rabbia che pungevano i miei occhi.
Non le dissi niente anche se nella mia testa l'avevo buttata a terra a calci nel culo e le stavo strappando quella insopportabile linguaccia.

Era una di quelle che partecipava ai concorsi di bellezza per ragazzine e piuttosto che andare a giocare nel cortile, le piaceva prendere in giro le bambine normali, con una vita normale e le cosce normali.
Ogni giorno aveva una preda diversa e quella volta era toccato a me.

Non si può spiegare quanto le parole possano far male ad una bambina di sette anni, piccola e indifesa e visto che non ero ancora in grado di gestire le mie emozioni, quelle parole si cicatrizzarono nella mia mente.

Al ritorno in casa avevo salutato di sfuggita i miei genitori ed ero salita di corsa nella mia rassicurante cameretta. Sul letto trovai una scatola bianca con un'enorme fiocco rosa tutt'intorno, la guardavo con la bocca spalancata, ero così stupita tanto dal non rendermi conto che mio padre era fermo dietro di me.

-Che fai non la apri?- aveva detto con un sorriso che andava da un orecchio all'altro.

Mi ero fiondata sul pacco senza farmelo ripetere ancora una volta.
- WOW- gli occhi si erano illuminati alla vista del vestito più bello di tutti i tempi! Un tripudio di veli e paillettes rosa, scintillante ma delicato, sbarazzino ma elegante, insomma, la fine del mondo. Il mio cattivo umore era già un ricordo.

Tutti dovrebbero ricevere un regalo dopo una giornata di merda.

-Stasera tu e Matt verrete con noi alla serata di beneficenza-

-Non ci credo!- avevo abbracciato mio padre, il mio eroe, il mio principe e ridevo e lo baciavo ovunque, ero felice,tanto felice.

I miei genitori, Merybeth Coen e Nathan Jones, fisiatra lei , chirurgo lui, erano alcuni dei dottori di spicco del St Thomas' Hospital, che ogni anno dava un grande ricevimento con scopi di beneficenza.
Io e mio fratello gemello Matt, in quelle occasioni, restavamo sempre in casa con la baby-sitter . Mia madre sosteneva che fossimo troppi piccoli per feste del genere, ma io ci tenevo così tanto a partecipare ad un evento simile che avevo pregato i miei sino allo sfinimento.
All'evento avrebbero partecipato tutte le persone importanti di Londra, si sarebbe svolto in una delle più belle e antiche ville della zona e avevo giurato a mamma e a papà che sarei stata impeccabile e sarebbero stati orgogliosi di me.
Quella sera ero emozionatissima, mi sarei comportata come una vera principessina, tutti mi avrebbero ammirata, avrebbero parlato di quanto fossi carina ed elegante. Mamma aveva legato i miei capelli neri in un bellissimo Chignon e gli occhi azzurri risultavano ancora più azzurri accostati al rosa candido del vestito. Mio padre e Matt avevano indossato lo smoking e la mia bellissima mamma era fasciata in un abito lungo e nero. Era indescrivibile.

- Spero di diventare bella come te un giorno- le avevo detto con uno sguardo veneratorio.

- Oh piccola mia! Sarai anche più bella vedrai-

La villa era incantevole, ma la festa era noiosissima.
Immaginavo di essere una principessa, che quello fosse il mio castello, mentre Matt era il mio maggiordomo.

Dopo qualche inchino ero già stanca e annoiata. Gli adulti, non mi avevano degnato di uno sguardo e si lanciavano nei soliti discorsi da grandi, affari e gossip dell'alta società.

La musica classica che aleggiava nell'aria mi aveva dato il voltastomaco e avevo una fame tremenda. Non avevo mangiato nulla per paura di macchiare il mio splendido vestito rosa.
Matt era vicino al buffet dei dolci, era indeciso su quale torta al cioccolato prendere, ce n'erano un'infinità. Avrei mangiato volentieri un pezzetto di torta ma le parole di Lexi mi giravano ancora in testa ,"Brutta cicciona"

-meglio che torni a posto- mi ero detta.

- Ehi, andiamo in giardino così mi fai vedere cosa c'è sotto quella ridicola gonna?-

Mi ero voltata di scatto, inorridita dalle parole che avevo appena sentito. Mi ritrovo un ragazzetto della mia età con gli occhi nocciola e uno sguardo da delinquente. Mi volto verso la sala cercando disperatamente mio padre.

- Che fai ora vai a dirlo a papino?- mi aveva detto scimmiottando

-ma cosa vuoi? Vattene via!-

-te l ho detto volevo solo guardare sotto la tua gonna-

Non riuscivo a dire neanche una parola sentivo le guance bruciare per l imbarazzo
Mi ero avvicinata a Matt e al buffet di dolci sperando di mimettizzarmi tra la folla, anche se, con quel vestito, era praticamente impossibile. Quel ragazzino non mi piaceva per niente, mi faceva sentire a disagio e cercavo disperatamente di evitarlo.

-ehi, hai paura che ci scopra qualcuno? Tranquilla non lo dirò a nessuno- aveva detto ridendo.

-senti smettila,perché non mi lasci perdere?-

- sei una piccola stupida fifona-

-non sono fifona-

- e allora sei stupida- mi aveva detto lanciandomi un pezzo di torta sacher sul mio bellissimo vestito.
Avevo la bocca spalancata per lo stupore, come aveva osato?

-il mio vestito- avevo detto tra i denti. Matt era corso da me sapendo che per quel piccolo stronzo era la fine.
Un attimo dopo ero su quel delinquente e vai di pugni calci, lui mi aveva morso e io gli avevo tirato i capelli, eravamo caduti a terra e rotolavamo sul pavimento sotto gli occhi scioccati della Londra per bene, da Sissi ero diventata Xena, principessa guerriera.
A tratti pensavo che ci fosse Lexi sotto i miei pugni.

Rotolando eravamo finiti sotto il tavolo del buffet e non so come questo tavolo era venuto giù con tutte le torte.
L'orchestra aveva smesso di suonare, tutti gli occhi erano puntati su di noi, sporchi di cioccolata e di sangue respiravamo affannosamente uno sopra l'altro, i nostri sguardi erano fissi l'uno dentro l'altro e sentivo solo mia madre inorridita che urlava il mio nome

-TARAAAA!- mia mamma era l'incarnazione della disperazione, le avevo fatto fare una figuraccia colossale e mio padre quasi si vergognava ad avvicinarsi a noi. Mi sono sentita piccola e stupida e umiliata e volevo piangere e non mi ero resa conto che il piccolo stronzo teneva ben stretta la mia mano.

Dopo averci diviso avevo avvertito uno strano senso di vuoto, mi sentivo smarrita e confusa.
Tutti gli occhi erano puntati su di noi e in quel momento avrei voluto avere il dono dell'invisibilita', forse anche mio padre lo avrebbe voluto.

E così la serata più bella della mia vita, quella in cui avrei dovuto dimostrare che "signorina "per bene che ero, si era trasformata in un disastro.
Ero finita al pronto soccorso, cinque punti sulla fronte e una cicatrice che avrebbe ricordato per sempre quell'orribile notte e quei bellissimi occhi nocciola.

Io, Tu e il Destino Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora