Atto I e II

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/ Atto primo – The dark side of the moon /

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/ Atto primo – The dark side of the moon /

Le nubi erano calate fitte su Milano. Di solito era motivo di compiacimento per lui, ma oggi Federico aveva il cuore più pesante del solito.

"Il tuo stato d'animo si addice fin troppo a un angelo delle tenebre, se posso dirlo" disse Giovanni, uno dei suoi fratellastri.

Federico non era un semplice angelo nero. Diciamo che suo padre si era divertito fin troppo in passato, regalandogli due insopportabili fratellastri che gli stavano sempre tra i piedi.

Ma lui era il re, e il non essere fedeli alla propria moglie era uno di quegli splendidi clishè che solo il re degli angeli delle tenebre poteva avere.

Il re era morto ormai e lui, che era il primogenito, si era dovuto ritrovare nel pesante ruolo di erede al trono.

"Che c'è? In quanto re non sono autorizzato ad essere triste?"

"No di certo" disse Giò "è solo che diventi strano quando fai il malinconico"

Federico riteneva di avere tutti i diritti di sentirsi triste.

Suo padre gli aveva infatti lasciato il regno per via di una sua dipartita sul campo di battaglia contro gli angeli della luce.

Ma mentre non era assolutamente triste della prematura scomparsa di quel vecchio ubriacone, non tutti sapevano che aveva incontrato amore là dove era circondato da morte.

Aveva le sembianze di un angelo bianco dai lineamenti gentili e il sorriso talmente luminoso che riuscivano ad illuminare anche la sua anima di pece.

Lo aveva aiutato a rialzarsi dopo che Alessio, il capo delle guardie del regno della luce (per cui Gennaro, l'altro suo fratellastro , avrebbe negato fino alla morte di avere un cotta) lo aveva fatto cadere da cavallo.

"Ti sei fatto male?" gli aveva chiesto, guardandolo di sbieco.

Da allora non era passato giorno in cui non pensasse a lui. A come quella anima buona e gentile si sia fermato ad aiutare proprio lui, il suo nemico.

C'erano stati scambi di pergamene dorate, frasi che avrebbero gettato ombre scure sul suo operato di sovrano.

Aveva da sempre odiato ogni singolo aspetto di quegli esseri, così diversi da lui e dalla sua gente, che davvero non si capacitava come potesse innamorarsi del suo nemico, il principe degli angeli della luce.

Il suo volto era ovunque nelle tetre strade di Milano, era additato come il nemico numero uno.

Ma Federico, povero angelo delle tenebre che era , non poteva fare a meno di pensare a come quelle ali candide fossero la perfetta cornice per quel volto e a come quella perenne aura dorata assolutamente disgustosa che avevano fosse perfetta su di lui.

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