2

86 6 2
                                    

Dopo nove giorni uno di loro incominciò a urlare. Corse per la camera continuando a urlare a squarciagola per tre ore di fila; quando non fu più in grado di urlare continuò a emettere sporadici rumori gutturali. Gli scienziati ipotizzarono che si fosse lacerato le corde vocali. La cosa più sorprendente di questo episodio fu vedere come reagirono le altre cavie... o meglio come non reagirono. Infatti, continuarono a bisbigliare ai microfoni finché un altro prigioniero incominciò a urlare. Le due cavie che rimasero in silenzio presero i libri e li imbrattarono, pagina dopo pagina, con le loro feci per poi, tranquillamente, attaccarle sopra le finestrelle. Le urla cessarono immediatamente.Anche i sussurri ai microfoni cessarono.

Passarono altri tre giorni. Gli scienziati controllavano periodicamente che i microfoni funzionassero ancora, perché ritenevano fosse impossibile che non provenisse più nessun suono dalla camera. Tuttavia, il consumo di ossigeno indicava che tutti e cinque i soggetti erano ancora vivi. Per la precisione, consumavano un alto livello di ossigeno come se fossero sotto sforzo.

La mattina del quattordicesimo giorno, gli scienziati fecero una cosa che, secondo il protocollo, non avrebbero dovuto fare, sperando di ottenere una qualche reazione da parte delle cavie. Usarono l'interfono installato dentro la camera per mandare un messaggio ai prigionieri. Temevano che fossero morti o in coma. Gli scienziati annunciarono: "Apriremo la camera per riparare i microfoni. Allontanatevi dalle porte e sdraiatevi supini a terra o vi spareremo. Se collaborerete, uno di voi sarà liberato immediatamente."Con stupore, gli scienziati udirono una singola frase in risposta, pronunciata con voce calma: "Non vogliamo più essere liberati."

L'esperimento russo del sonno Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora