Soppesando gli ultimi sforzi che avrebbe compiuto sollevando l'enorme lastra, infine si mosse, lasciandola cadere sul duro pavimento. Una nuvola di polvere d'ossa e di sabbia si alzò fino a lui, obbligandolo a socchiudere gli occhi e facendolo tossire un paio di volte. Attese che la polvere si posasse, quindi si sporse sopra l'antica catacomba. Al suo interno il corpo del defunto era oramai irriconoscibile. Rannicchiato, le gambe verso il torace oramai distrutto, la bocca spalancata in un muto grido d'agonia. Anche lui era stato sepolto vivo.
Lo speleologo si tolse il cappello, cercando di farsi aria dentro il caldo opprimente della catacomba. Si guardò attorno, posando lo sguardo su ogni tomba scoperchiata. Erano in tutto venti sepolcri, e ne aveva già aperti sei. Per quanto ancora avrebbe dovuto continuare, prima di trovare quanto cercava? Scosse la testa, avvicinandosi alla tomba successiva. Infilò la grossa sbarra metallica fra la pesante lastra superiore e il sarcofago, e con forza spinse. Debolmente cedette, fino a spostarsi. Spinse con più forza, e la lastra cadde sul terreno.
Lo speleologo si affacciò, e i suoi occhi si illuminarono. Allungò la mano in cui ancora impugnava la sbarra, e colpì con forza il torace del cadavere, sbriciolandolo. Allungò quindi l'altra mano e recuperò quanto rimaneva del suo corpo.
Quando estrasse la mano dalla tomba, osservò con gioia e interesse quanto a lungo aveva cercato. Era il cuore della vittima, ancora vivo dopo tanti anni. Poteva scorgerne il sangue scorrere al suo interno, cadere in minuscole gocce sopra il pavimento, dove si apriva in macchie della dimensione di una piccola moneta. Lo sentiva ancora caldo, come se lo avesse appena strappato dal corpo della sua vittima. Ne sentiva l'odore pungente e dolce allo stesso tempo. Socchiuse gli occhi, avvicinandoselo al naso e gustandone l'odore inebriante. Poi riaprì gli occhi, e con molta calma lo depose dentro un contenitore trasparente. Lo chiuse ermeticamente, e lo infilò nella borsa in pelle che si era portato dietro. La sua ricerca era finita.
Recuperò quanto aveva con sé, quindi si diresse veloce, mantenendo la torcia nella sinistra ad illuminare gli stretti cunicoli, verso l'uscita. Passò nuovamente fra i muri in cui le tombe erano sistemate. Osservò gli ossari lasciati aperti. Scrutò il mausoleo sbarrato in cui non era riuscito ad entrare. E infine, con un brivido, superò il calmo lago che era stato sistemato all'ingresso delle catacombe. Le sue acque erano strette fra sponde squadrate, e il suo fondo era stato dipinto di nero, cosicché non si sarebbe riuscito a vedere nulla di ciò che in esso si trovava. Allungò il passo, e finalmente raggiunse l'uscita. Solo per accorgersi che i suoi compagni non vi erano più, e che lui era rinchiuso per sempre in quel luogo.