Capitolo due

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Uscì di casa con Mark, e mi recai al campo da calcio. Eppure li, sulla porta di casa. Si trocava mia mamma, con una lettera in mano.
"Bianca! Aspetta! C'è una lettera per te!"
Ma quelle parole non mi giunsero mai all'orecchio. Volarono via, udite solo dal vento, mentre i miei pensieri vagavano lontano, a molto tempo fa. La nostra squadra aveva vinto il FFI ormai da quasi un mese e a me mancava tutto ciò. Mi mancava il posto, le partite, i giocatori, le sfide, le attese, le gioie. I miei pensieri furono brutalmente interrotti dalla mano di Mark che mi scuoteva la spalla. Mi girai verso di lui e lo vidi sorridere, il suo solito è inimitabile sorriso.
"Ti vedo pensierosa Bia, tutto okay?"
"Oh, tutto okay Mark. Tranquillo"
Gli risposi io facendogli il migliore dei miei sorrisi.
Mark era il mio migliore amico insieme a Jude. Solo che con Jude era diverso, lui per me era un po' come un fratello maggiore. Era per questo motivo che non andavo d'accordo con Celia. Lei pensava continuamente che Jude preferisse me a lei. Cosa che sia io che Jude avevamo stroncato sul nascere ma non era servito a niente.
Arrivammo al campo dove gli altri si stavano già allenando e con un sospiro cacciai via i pensieri e mi lanciai verso la palla.

L'allenamento finì e salutai tutti gli altri e mi recai a casa, rifiutando l'invito di Mark di accompagnarmi.
"Sei già stanco Evans. Meglio se vai dritto a casa"
Gli avevo detto Sorridendogli.
Arrivai a casa distrutta, avevo già fatto un programma accurato per la serata. Mi buttai sul divano a faccia in giù, come se fossi morta.
Ad un tratto sentì la porta del soggiorno aprirsi ed entrò il mio maggiordomo.
"Signorina Smith. Mi scusi se la disturbo, è arrivata una lettera per lei sta mattina"
"Grazie mille Edward. Puoi andare"
Aspettai che il mio maggiordomo se ne fosse andato e poi aprì la busta.
Lessi tutto, ogni frase, ogni parola, ogni lettera. Alzai lo sguardo, i miei occhi erano spalancati.
Guardai l'orologio. Mancava poco, ma ce la potevo fare. Ce la dovevo fare.
Corsi fuori casa, la notte ormai si era insediata sulla città e la governava. Io correvo, correvo più veloce del venuto nel luogo indicato dalla lettera. Non poteva essere vero, lui non poteva essere qui.
Arrivai fino al fiume, e li, a fissare l'acqua c'era una figura. Allora era vero... corsi giù dalle scale, mi stavo avvicinando sempre di più e il mio cuore accellerava a ogni passo che facevo. Quando fui vicino, la figura si girò e potei vedere finalmente chi era. Era lui. Si lui.
Mi guardò e io lo Guardai, mi erano mancati i suoi occhi color del mare.
Non resistetti un secondo di più, gli buttai le braccia al collo e piansi, piansi dalla gioia di rivederlo, di averlo di nuovo tra le mie braccia.
"Mi sei mancato Paolo"
"Anche tu mi sei mancata Bia"
E così come se niente fosse, mi baciò, mi baciò come l'ultima volta che ci eravamo visti. Come l'ultima volta, prima di partire.
Una volta staccati gli chiesi
"Paolo, come mai sei qui?"
Lo sguardo di Paolo si scurì di colpo e mi fissò, meditando sulle parole giuste da dirmi.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Mar 25, 2016 ⏰

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