Mare vs Nutella

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E il tuo sorriso che cos'era?
un pezzo di volta celeste pura
in mezzo a tutta sta bufera.

Quando scesi di sotto, indossavo una jeans a vita alta, una maglietta senza maniche nera e gli stivaletti. Entrai, anzi, rientrai in cucina, Mickey si stava ingozzando di pancake, Ezra beveva un the e Nate continuava a fissarsi le scarpe... ma che avevano di tanto speciale?  <<Che fai non mangi?>> gli chiesi non essendo troppo interessata alla risposta. Alzò la testa di scatto, i suoi occhi sembravano dello stesso colore del diamante blu, o almeno brillavano nello stesso modo «no, sai, noi zombie preferiamo i cervelli, ma ancora ne devo incontrare uno oggi» scrollò le spalle, come se quello che aveva appena detto fosse un ovvietà. Feci di tutto per trattenere il sorriso che mi stava spuntando «oh, bhe, quando lo trovi fammi un fischio, mi piacerebbe parlare con qualcuno che possiede un minimo di intelletto una volta tanto» lui mi rispose in modo talmente serio che quasi ci credetti quando disse «ti farò un fischio» a quel punto non riuscii a trattenermi e scoppiai a ridere «Mi piaci Nate, sei uno stronzo, ma mi piaci» fece di nuovo quel mezzo sorriso irritante «lo scopo della mia vita è quello di compiacerti» disse improvvisando un mezzo inchino «Finalmente qualcuno ha trovato un modo utile di spendere il suo tempo» ribattei. Michael ed Ezra ci avevano osservato in silenzio fino a quel momento, Ezra era divertito e vagamente offeso, mentre Michael guardava Nate in modo strano... non riuscivo a capire bene cosa stesse pensando... ma era inquietante, veramente. Mi sedetti a tavola con loro, il the che riscaldava le mie mani costantemente fredde, non importa quanti gradi ci fossero fuori... sono sicura che resterebbero fredde anche se vivessi sul sole. Nate continuava a fissarmi e non ne capivo il motivo «qualche problema? No, perché ho capito di essere bella, ma così mi consumi» lui sembrò risvegliarsi da uno stato di trans e ignorando volontariamente l'ultima parte della mia frase disse «i tuoi occhi, sono verdi... prima mi era sembrato fossero marroni» aveva uno sguardo incredibilmente intenso come se cercasse di leggermi nell'anima «dipende dalla luce, a volte cambiano le sfumature» feci una pausa, sentendomi imbarazzata da tante attenzione «tu invece gli hai azzurri, anche se ci sono delle macchie più scure» e se gli occhi sono lo specchio dell'anima, forse qualcosa macchiava la sua. Da lì nacque un'intensa discussione tra Mickey e Zeze per decidere chi dei due avesse gli occhi più belli, si concluse con una piuttosto convincente affermazione di Ezra «senti coso, tu avrai gli occhi azzurri come il mare in tempesta, ma io ho gli occhi marroni come la nutella, e non c'è paragone»  come dargli torto? Michael fece una faccia buffissima e l'unica cosa che disse fu  «ho gli occhi del mare in tempesta eh?» Scoppiammo tutti a ridere, la risata di Nate era calda e roca, mi piaceva sentirlo ridere, ma non lo avrei mai ammesso ad alta voce.  La mattinata passò così, tranquilla, tra i discorsi sul calcio di Ezra e Michael, qualche frecciatina tra me e Nate e un sacco di risate. Scoprii che Nate era arrivato in città solo il giorno prima, che si era spostato molto con la madre, aveva vissuto in America, in Italia, in Francia e per qualche mese anche in Giappone, ma la sua preferita restava l'Inghilterra, ultima sua tappa, in cui aveva lasciato molti amici. In fondo era un tipo simpatico, forse un po strano... ma simpatico. A un certo punto della conversazione un cellulare cominciò a squillare diffondendo così le note di I miss you dei Blink-182 e mio Dio, io amavo quella canzone. Nate si alzò in piedi e farfugliò qualche scusa, prima di uscire dalla stanza per rispondere. «come sta andando la convivenza?» chiesi a Zeze. sapendo che non era un fan dei cambiamenti, ero un po preoccupata per lui «credo bene, Nate è un tipo a posto, si fa i fatti suoi e non ha bisogno della baby-sitter, quindi direi che è tutto okay» mi sorrise, Mickey annuì alle parole dell'amico, prima di chiedere, con una certa cautela «e la tua matrigna?» vidi Ezra irrigidirsi leggermente, valutando attentamente le parole da utilizzare per poi sospirare e dire «ancora non so che pensare su quella tipa... si comporta bene con papà e questa è l'unica cosa che mi interessa... per il resto si vedrà più avanti, in fondo è arrivata solo ieri» Michael annuì ancora, il fattore matrigna era un  tabù per Ezra, non tanto per la donna di per se, quanto per il fatto che gli ricordava che la madre non c'era più. Morì in un incidente d'auto 4 anni prima, Ezra aveva solo 15 anni e ne uscì distrutto. Nate rientrò in cucina grattandosi la testa in un gesto imbarazzato, gli occhi inespressivi e la mascella serrata «Am... Ezra?» cominciò, l'interpellato lo guardò dritto negli occhi, incitandolo ad andare avanti con lo sguardo «potresti portarmi a casa? mia madre ha chiamato... vuole che l' aiuti con... non so che cosa» Zeze gli sorrise, un sorriso che diceva: sei mio fratello, un passaggio a casa è il minimo. Mi alzai per accompagnarli alla porta, abbracciai Zeze per poi fare un cenno con la Mano a Nate che rispose con un mezzo sorriso e gli occhi incredibilmente vuoti... sembrava quasi... rassegnato... anche se non riuscivo a capire a cosa. Stava salendo in macchina quando si girò verso di me e disse «ci vediamo a scuola, salutami i pinguini!» lo fulminai con lo sguardo «e tu sta attento a non perdere un braccio per strada»

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