Prologo

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Era come se qualcuno mi avesse dato un pugno nello stomaco.
Il dolore si dilató come veleno. Le mie gambe cominciarono a tremare all'impazzata e crollai a terra.
Lacrime colavano sulle mie pallide guancie.
Il mondo adesso mi pareva sfocato: l'unica cosa che riuscivo a vedere era lui che si allontanava. La sua schiena girata verso di me.
Poi, delle macchie di colori riempirono la mia visione. Persone.
"Hei! Sta bene?"
"Ma che le ha preso?"
"Sta piangendo..."
"Chiamiamo l'ambulanza?"
Volevo rispondere, dire qualcosa ma le parole mi soffocavano in bocca. Non ero abbastanza cosciente. La mia mente mi sembrava un groviglio di pulsazioni sorde.
Una mano si allungò verso di me e mi prese per le braccia.
D'istinto, balzai un piedi. Liberandomi delle mani che mi circondavano, spinsi e scalciai per uscire da quella folla.
Un bambino cadde all'indietro.
Una donna mi insultò.
Ma a me non me ne importa. Nom me ne importava più niente.
Tremando violentemente, cercai per le mie chiavi.
Non é possibile. Non é vero..Lui..lui...
Scoppiai di nuovo in lacrime.
Smettila Halsey, rammentai a me stessa, non serve a niente piagnucolare.
Inspirare, respirare...
Aprì la portiera della Chrysler e crollai sul sedile.
Cercai di far partire il motore ma le mie mani erano come se avessero ricevuto una scarica elettrica.
"Basta! Smettila di tremare!" urlai alla mia mano.
La mano non rispose.
Due vecchiette che passavano di là mi guardarono.
Riprovai a far partire il motore.
Questa volta, il ringhio della Chrysler rimbombó nella strada.
La macchina sfrecciava sull'autostrada.
La mia mente ritornò lucida.
Stava facendo una logica a tutto questo.
Era partito.
Mi ha liquidata.
Lasciata.

Il mio sguardo si posò sull'autostrada vuota.
Se solo avessi potuto rivedere quello sguardo...quel sorriso..quel....quel....
Mi accorsi che mi ero fermata.
Ripartì a tutto gas, pensando a come mia madre mi avrebbe sgridata per il ritardo.

Accostai dietro alla van che mia madre utilizzava per andare al lavoro.
Non faceva freddo.
C'era una brezza che mi carezzava i capelli.
Eppure, mi sentivo gelare.
L'unica finestra che emaneva luce nella mia casa era quella del salotto: mamma mi aspettava.
La porta si aprì cigolando.
Lei mi sorrise.
"Un pó di Netflix con me?"mi chiese mia madre, con un tono dolce. Avevo l'impressione che aveva rimandato la rammanzina dopo aver visto la mia espressione.
Scuotai la testa debolmente.
Mi fece segno di entrare in casa.
Anche se non lo dimostrava, mamma aveva intuito qualcosa. Lui....
"Stanca?"mi disse, togliendomi la giacca dalle spalle.
"Hmmm...voglio solo dormire"
"D'accordo."
Il suo sguardo mi seguì fino in cima alle scale. E vi giuro, scommetto che ha appena sorriso il suo tutto-andrà-bene-bambina-mia-anche-se-non-ho-la-piu-pallida-idea-di-cosa-si-tratta sorriso.

Quando la mia testa si riposó sul mio cuscino, un sacco di cose mi frullarono in testa.
Mi domandai come potrvo vivere senza di lui.
Senza il suo sorriso.
Una vita da schifo.
Mi addormentai col sapore del suo primo bacio in bocca.

In Your EyesWhere stories live. Discover now