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"Adesso,tu mi dici chi è, hai capito? Cosa c'è tra voi? Ci sei andata a letto?"...
"Ma cosa stai dicendo! È solo un compagno di scuola, dobbiamo fare una ricerca insieme!"
"BUGIARDA! Tu menti, io lo so come siete voi donne. Bastano due moine e..."
"Adesso piantala Ross. Io non vado a letto con nessuno, è un compagno di studi e stop.
E non ti permetto di mancarmi di rispetto!"
"RISPETTO? RISPETTO? TU NON SAI NEPPURE COSA SIA IL RISPETTO! FAI LA STUPIDA CON TUTTI... SEI UNA SGUALDRINA!"
E partono le sue mani. Me le dà di santa ragione. Accade spesso negli ultimi tempi.
Mi riparo come posso e poi scappo.
Arrivo a casa e mia madre vede in che stato sono. Le racconto tutto.
Mi porta al pronto soccorso e poi dallo sceriffo.
Sceriffo che prontamente richiede un'ordinanza restrittiva. Che Ross ovviamente non rispetta.
Mi pedina, mi manda fiori e regali che puntualmente butto via.
Cerca in ogni modo di parlarmi.
Ma io esco scortata dai miei e cambio numero telefonico ogni settimana.
Riesce sempre a sapere quale numero nuovo ho.
Poi d'improvviso tutto tace ed io, da buona sciocca, penso che se ne sia fatto una ragione.
Poi succede il fatto della macchina. Solo che adesso sto sognando, non vivo la realtà dei fatti. Ci sono dentro a quella macchina. E con me c'è Kol.
Con un paletto nel petto.
Cerco in ogni modo di estrarlo e uscire dalla macchina, ma è impossibile.
Un attimo prima dello scoppio vedo Ross al finestrino.
"Se non sarai mia, non sarai di nessun altro" e preme un bottone.

Mi sveglio urlando mentre Kol mi scuote.
Quando mi rendo conto di essere sveglia lo abbraccio stretto.
"Tranquilla, era solo un brutto sogno. Non gli permetterò mai di farti del male" mi rassicura.
Lo stringo ancora di più e cerco di calmarmi, respirando il suo odore.
Sa di menta e miele, favoloso!
Mi accarezza la schiena e io mi lascio andare alla bella sensazione delle sue mani su di me.
Questa cosa però prende ben presto una piega diversa.
Una volta calmata smette di carezzarmi.
"Perché hai smesso? Mi piaceva."
"Perché le cose si stanno facendo bollenti. Meglio darci un freno prima che mi sfuggano di mano"
"Non ti piaccio proprio eh?" Sono amareggiata. Lui mi piace molto, al contrario.
Mi guarda negli occhi e si avvicina lento. Ad un centimetro da me dice: "Ci provonperché mi piaci.
Ma se arrivo al limite me ne vado!" Non c'è margine di compromesso. Mi ha solo avvertita.
Mi bacia, dapprima calmo poi con passione crescente.
È un bel bacio, non come quelli da piovra di Ross.
Mi allaccio ancor di più a lui, che non si stacca. Mi tiene una mano sulla testa e una sulla vita.
Mi sento formicolare e penso che vorrei di più...
Mi mette sotto di sé, mentre le mani esplorano i corpi.
Non come quelle cose squallide che si legge nei libri, carezze vere e proprie. Scopriamo ogni centimetro dei rispettivi corpi.
Gli passo la mano sulla schiena e lo sento gemere.
Il gemito però si trasforma ben presto in un ringhio basso.
Si stacca al volo da me e lo vedo trasformato. Non respira, si vede.
"Non posso, devo andare!" Dice con sforzo.
So perché fa così, é per il mio sangue che lui vorrebbe bere. Il punto è che ha paura di non sapersi fermare. Ma io non ho paura. So che tiene a me, non mi farebbe mai del male.
Allungo una mano, voglio che beva e che la smetta di tormentarsi con questi pensieri.
Mi guarda scioccato, ma si avvicina e si siede accanto a me.
"Farà male?" Domando.
"Un po'all'inizio, sarò delicato" e si lecca le labbra.
Mi sdraio e lui fa lo stesso vicino a me. Non c'è più bisogno di parole.
Mi gira il viso, mi bacia sul collo e poi sento entrare due lame nel collo.
È vero, fa male solo all'inizio, poi diventa quasi piacevole.
Una volta sazio, si ripulisce, chiude la ferita e si sdraia di nuovo. Mi metto vicino a lui e, abbracciati, ci addormentiamo.
Ignari della figura sull'albero, che ci sta fissando scioccata con occhi pieni di follia.

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