Foglie di the

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La via principale era gremita di piccoli negozietti, dall'emporio, al negozio di antichità, la posta ed il negozio dei casalinghi, piccoli ma ben forniti!
Alla fine del viale alberato c'era il municipio e la banca per poi girare nell'isolato parallelo con la biblioteca e le scuole.

"Perfetto! Non mi sono mica trasferita in Alaska!", constatò Ellen, rallegrandosi di quella felice scoperta.
Passando davanti al negozio di antichità vide due lanterne bianche, decorate molto bene e non riuscì a resistere.
"Buongiorno", disse l'anziano signore del negozio. "Buongiorno, vorrei le lanterne che ha in vetrina".
"Sono fatte a mano e vengono 150$ l'una"
"Va benissimo. Però potrebbe consegnarle a casa?"
"Certo, lei è la nipote di Eleanor, giusto?" Ellen guardò il signore con occhi stupiti, di sicuro le voci del suo ritorno erano già circolate.
"Si, sono io" rispose scrutando l'uomo distinto, davanti a lei, con il completo nero e i capelli grigi.
"Assomiglia molto a sua nonna. Le lanterne le riceverà oggi pomeriggio ad Eleanor House. Io sono Thomas".
"Vi ringrazio molto, Thomas".
"Torni pure quando vuole, abbiamo di tutto. Le lascio una cartina del centro della cittadina. E' cambiata molto da quando lei era piccola!Le consiglio di procedere fino alla fine del viale, davanti al municipio c'è il giardino nuovo. E' uno spettacolo", fece l'occhiolino.
"Lo farò senz'altro, grazie. Arrivederci".

Ellen uscì dal negozio, infilò le mani nella gonna azzurra ed ricominciò il giro. Passò davanti ad una caffetteria, una gelateria ed un negozio di abiti antichi. Tutti i negozi rispettavano la stessa architettura ed erano tutti abbelliti con fiori e piante.
Mentre ammirava l'organizzazione della piccola cittadina squillò il telefono.
"Pronto zia? Mi senti?"
"Ellen cara, cosa mi racconti?"
"Zia, tutto bene, ho trovato la casa, in effetti ci sono molti lavori da fare per farla ritornare all'antico splendore. Una cosa nuova c'è però, un'iguana!"
"Un'iguana, cara? Ah si, il piccolo Arthur! Non mi sono ricordata di dirtelo!"
"Sì, infatti!", rispose un po' seccamente
"Tesoro, non ti sarai mica spaventata?"
"Ehm bè zia, non mi ha fatto piacere ritrovarlo nel letto!"
Ricevette come risposta la risata argentina della zia. Poi con voce un po' troppo forzata disse, "tesoro piccolo, mi dispiace per questo piccolo incidente, ma come hai risolto, cara?"
Ellen aveva il sospetto che la zia si stesse molto divertendo.
"Ehm niente sono riuscita ad uscire dalla stanza".
"Grazie al nostro James?", trascinò la voce sulle ultime lettere.

Come diavolo faceva la zia a chiedere sempre le cose che non voleva proprio dire? Fin da quando era bambina aveva sempre pensato che zia avesse qualche dono magico, come le fate. Quando si é bambini, però è facile credere a tante strane cose, ma adesso, all'età di 32 anni era difficile dare una spiegazione logica.

"Ehm si, mi ha aiutato molto", sentì una risatina dall'altra parte del telefono ed un forte miagolare. Theodor, di sicuro, il più coccolone dei due gatti siamesi.
"A proposito di James, zia, non doveva avere la tua età? Non era un caro amico d'infanzia?"
"James? La mia età?", scoppio a ridere più forte questa volta.
"Sciocchina! James è poco più grande di te!ma dimmi cara, è sempre così bello?"
Ellen non si aspettava certo una domanda del genere.
"Zia diciamo che la sua antipatia supera di gran lunga la sua bellezza".
"Oh mia cara Ellen è sempre un piacere parlare con te. Ricordati però che tante volte il tuo orgoglio ti ha impedito di vivere fino in fondo ogni singola esperienza! Ma va bene, imparerai. Hai già sentito tuo papà?"
"Ehm veramente no, pensavo di chiamarlo oggi pomeriggio".
"Sì, te ne prego. Mi sta tormentando con le sue solite domande su di te! Poi non parliamo di quel noioso di Williams! Per carità! Si salvi chi può!"
"Zia, dai che cosa c'entra Williams?"
"Lo sai benissimo, per fortuna te ne sei liberata ma accidenti l'hai lasciato qui a noi!
Ma adesso dimmi, il
cottage in che situazione è?"
"Perfettamente mantenuto in buono stato. Su questo non ho niente da dire. Anche la locanda di Ester è stata ristrutturata, ora si chiama *the Wilkes House*".
"Oh Ester. Era la migliore amica di tua nonna Eleanor, nonché nonna di James. E' morta l'anno scorso e il nipote è tornato per far rivivere la locanda"
"Davvero zia?
"Sì, è proprio così!"
Ellen nel frattempo raggiunse il parco.
"Ieri ho chiesto proprio a James di poter parlare con Ester, pensando che fosse la proprietaria attuale. Mi dispiace".
"Questo devi dirglielo a lui, non a me!Ma dimmi, ha già suonato il pianoforte?"
"Il pianoforte della locanda? no, non mi sembra di averlo già visto".
"Allora devi semplicemente sentirlo suonare. James parla attraverso quel pianoforte"
"Cercherò di sentirlo. Zia ora ti devo salutare!"
"Certo tesoro, l'ultima cosa.. occhio ad Olivia, il vice sindaco. E' fissata con i balli!"
"Olivia? Non so neanche chi sia!"
"Certo cara, certo. Ci sentiamo presto!"
Ellen chiuse il telefono e rimase lì a fissarlo per qualche minuto, quando sentii una voce acidula chiamarla. Si girò e vide una donna con i capelli rosso fuoco, alta e stretta come un giunco, scuotere un fazzoletto bianco e urlare a squarcia gola, "Ehilà, da questa parte!"
Ellen si guardò intorno ma non vide nessuno a parte lei. Chi diavolo poteva essere questa e cosa voleva da lei?"
"Ehilà, buongiorno! E' lei vero Eleanor Ellen Kinsley?!"
"Ehm, sì sono io", disse con un po' di inquietudine.
"Oh perfetto, io sono Olivia, vice sindaco nonché presidentessa della società storica. Capisce vero?", disse con un sorriso a trentadue denti, gialli.
Olivia dava l'impressione di essere quel tipo di donna che non ti lasciava molte vie di fuga in caso di confronto".
"Bentornata a casa Miss Ellen. In quanto vice sindaco le voglio dare il miglior benvenuto invitandola ad un the che si terrà martedì prossimo alla locanda di Ester. Conosce vero?"
"Sì, ma davvero non c'è bisogno."
Olivia quindi prese Ellen a braccetto e si incamminarono sulla via del ritorno per quest'ultima.
"Oh insisto! In quanto nipote di una delle nipoti delle fondatrici della cittadina, cara Ellen ha un obbligo morale!" calcò la voce sul finale della frase sbattendo velocemente le ciglia, anch'esse rosse.

"Si io bè!" Dannazione e adesso come faccio a togliermi da questo impiccio?"
"Deve assolutamente partecipare perché organizzeremo il tradizionale ballo di fine stagione. E' un evento per questa cittadina!Mi raccomando, le farò avere tutti dettagli dell'incontro, tenga la locandina del ballo. E' stato un piacere. Ora la saluto, scappo prima che arrivi il temporale. Le auguro una buona giornata!"
"Io a lei, vice sindaco".
Si incamminò verso la locanda di James pensando alla strana coincidenza di quell'incontro. Successe tutto così in fretta, non riuscì neanche ad inventarsi una scusa!

Cosa aveva detto la zia a proposito del vice sindaco? Come poteva essere una coincidenza?"

Arrivò appena in tempo sotto la veranda della locanda che iniziò a piovere. Un bel temporale estivo, rinfrescava sul momento l'aria ma dopo avrebbe portato ancora più afa. Si sedette sul divanetto vicino all'entrata e mentre aspettava l'ora del pranzo iniziò a fissare le gocce che cadevano sulla strada, sugli alberelli verde limone appena messi, sul parabrezza della mustang blu di James.
Mentre lei fissava le gocce della pioggia, qualcun'altro fissava le gocce di the rimaste sul fondo di una tazzina con un sorriso amorevolmente stampato sul viso.

"Miao miao" chiedeva le coccole un gatto siamese.
"Si Theodor, un ballo! ci piace l'idea vero piccolo mio?!
Il gatto saltò sulle gambe dell'anziana signora. I corti capelli bianchi avevano riflessi blu. Le perle, sempre di tre giri intorno al collo, luccicavano sul tessuto sgargiante della tunica color verde smeraldo. Le lunghe dita affusolate sfoggiavano qualche anello di madreperla e le labbra sorridenti erano colorate di un bel rosa pesca.
Girò ancora un'ultima volta il fondo della tazzina e sorrise "il ballo, Theodor, il ballo".

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