Fruk day

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Ehilà gente.

Come forse saprete oggi è l'otto aprile, ovvero la Giornata internazionale della Fruk. Per cui ho deciso di scrivere questa... ehm... 'cosa' per celebrare. Spero che non sia così orribile.

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La creaturina osservava attentamente il cespuglio sopra di lui.

Si trattava di una splendida rosa nel pieno della fioritura, tra le cui foglie verdeggianti spuntavano decine di corolle di un profondo color porpora, alcune ancora chiuse in boccioli ed altre già completamente aperte per mostrare al mondo la loro maestosità.

L'esserino ne stava osservando una in particolare, la quale si ergeva fiera spiccando sopra tutte le altre per grandezza e bellezza: i suoi petali si aprivano all'estremità di un gambo perfettamente diritto senza mostrare alcuna imperfezione e i raggi di luce che la colpivano sembravano creare un'aureola dorata per incorniciare il suo splendore.

Tutto ciò non faceva altro che aumentare la sua convinzione per quello che stava per fare e lo rassicurava sul fatto che non sarebbe stata fatica sprecata. Prese quindi un respiro profondo, si appiattì al suolo, si diede la spinta e saltò, arrivando quasi a sfiorare il gambo della rosa.

Quasi.

Dopo essere atterrato fortunatamente indenne, fissò nuovamente il fiore, accigliandosi e cercando un punto più favorevole per coglierlo. Dopo essersi riposizionato, ripeté il procedimento. Ancora. E ancora.

Cinque minuti dopo la rosa era ancora lì, orgogliosamente fissata al suo ramo, quasi a farsi beffe della candida e ansimante pallina che si struggeva ai suoi piedi.

La suddetta pallina non intendeva tuttavia arrendersi: seppur esausta riuscì a rimettersi in sesto e, sfidando il fiore con lo sguardo turchese, spiccò l'ennesimo balzo.

Al contrario dei tentativi precedenti però riuscì ad afferrare lo stelo tra le labbra. Il successo provocò alcuni brevi secondi di esultanza, che terminarono bruscamente quando si accorse di star penzolando dal fiore.

Aveva sperato che il suo peso sarebbe stato sufficiente a staccarlo, ma vedendo la situazione dovette ricredersi e, non avendo né braccia né gambe per aiutarsi, ingegnarsi per trovare una soluzione.

Non ci volle molte perché gli venisse un'idea, che venne messa subito in pratica: iniziò a dondolare a destra e a sinistra, dapprima lentamente, poi sempre più velocemente, finché non ottenne il risultato sperato.

L'unica cosa che non aveva considerato era che il gambo del fiore era il suo unico appiglio e che rompendolo era destinato a cadere.

Per l'appunto, si schiantò rovinosamente al suolo, appiattendosi quanto un tappetino e venendo anche infilzato dalle spine della rosa che, ovviamente, gli era atterrata sopra. Fortunatamente la sua morbida pasta era estremamente malleabile e nel giro di pochi secondi riuscì a tornare alla sua solita forma sferica.

Fatto ciò e rincuorato dal buon esito della sua impresa raccolse il fiore con la bocca e si diresse saltellando al gazebo che troneggiava nel mezzo del giardino dalla parte opposta della tenuta.

Quando finalmente si avvicinò alla struttura il suo sguardo fu catturato da un qualcosa di bianco appoggiato sulla tavola: vista da lontano poteva sembrare una semplice palla, seppure un po' sgonfia, mentre da vicino ci si accorgeva che si trattava di una sorta di soffice impasto. Un giapponese non avrebbe avuto difficoltà a riconoscervi un mochi, uno dei tradizionali dolcetti di riso originari della terra del Sol Levante, ma sarebbe rimasto alquanto stupito accorgendosi che esso portava un piccolo cappello a cilindro nero e, soprattutto, respirava.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Apr 08, 2016 ⏰

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