The beginning

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Anno: 1999


Emma è seduta sul letto freddo dell'ospedale, sfiora la pancia, riesce a sentire scalciare forte la bambina. La dottoressa entra nella stanza, ha un'aria cupa in volto. Emma lo percepisce, qualcosa non va.

Emma: la bambina sta bene?

Dottoressa: si lei sta bene

Emma: ma? c'è sempre un ma, me lo dica

Dottoressa: dammi del tu, ormai sei qui da parecchi giorni puoi chiamarmi Liv

Emma: allora dimmelo Liv, cosa c'è che non va?


Liv abbassa il capo e poi lo rialza, gli occhi chiarissimi sono rossi, stenta a trattenere le lacrime.

Liv: ho paura che non riuscirai a sopravvivere al parto e nel caso sopravviveresti il cancro non ti permetterà di vivere per molto

Liv guarda la pancia, non riesce ad immaginare niente di più ingiusto per una madre.

Emma alza gli occhi nocciola verso il soffitto, lei non riesce a trattenersi, piange in silenzio.

Emma: non posso insegnarle a parlare, andare in bici, non posso vedere i suoi primi disegni e i primi voti...non posso

Emma si blocca non riesce a parlare.

Liv prende in braccio la bambina, la piccola ha appena fatto il suo primo pianto al mondo. Ha gli occhi castani come la madre. Liv le sorride e poi alza lo sguardo verso Emma, i macchinari iniziano a suonare, Liv vede tutto in movimento, succede tutto in un attimo, la dottoressa che ha fatto nascere la bambina cerca di rianimare la madre, ma il beep del macchinario risuona in tutta la stanza.


Liv guarda il letto vuoto che Emma occupava, giorno per giorno aveva imparato a voler bene alla ragazza sola. Le aveva raccontato la sua storia, ma non aveva ancora dato un nome alla bambina. Liv si riscuote, un pensiero le balena in testa, corre velocemente verso il nido, non vede la bambina. Raggiunge l'infermiera.

Liv: Jane dov'è la figlia di Emma Lewis?

Jane: la Sanders la portata sotto, ci sono gli assistenti sociale e Liv?

Liv sta già scendendo al piano di sotto. Si ferma davanti all'atrio. Gli assistenti sociali si voltano sentendo Liv parlare.

PRESENTE

Esiste un momento, un attimo preciso in cui tutto ciò ti è sempre sembrato la normalità si trasforma in qualcos'altro e tu non sai se riprendere la direzione di sempre. Io mi trovo esattamente in quel momento. Seduta in questo lettino d'ospedale a prendere un grosso respiro, sembra più che altro che trattenga il fiato. Vedo il suo sguardo su di me, sta fissando da ore la catenella che porto al collo, la stessa catenella che porta lui, solo con un incisione diversa, un nome diverso. I miei occhi sono puntati sulla sua figura, è ferma, stabile, ho bisogno che qualcuno mi venga a salvare, mi tiri fuori dalla mia stessa mente.

24 ORE PRIMA

Bex guarda fuori dal finestrino, il pullman si ferma davanti ad un piccolo hotel. Bex prende il suo zaino e scende dietro i compagni, arriva davanti alla porta dell'hotel. Sente il rumore delle risate dei suoi compagni dietro di lei, mentre si chiede se abbia fatto la cosa giusta a venire. Sbuffa annoiata trascinando il suo trolley rosso. L'insegnante Maddison inizia a fare l'appello, una donna sulla quarantina, bella, occhi verdi e capelli scuri, quasi neri, ha un volto dolce, ma un tono severo e rigido.

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