1 Capitolo

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"Finalmente libera"
si ripeteva Kora da quando era fuggita, sospirò e dopo essersi seduta, appoggiò la schiena contro il tronco tagliente dell'albero. Per un momento si guardò attorno: era circondata da una varietà di alberi, le chiome verdi oscuravano il cielo impedendole di guardare oltre la foresta. Si arrampicò al salice piangente, le sue mani abili la portarono in alto, verso uno dei rami piú possenti dell'albero, ma niente da fare. Si era persa, ma era stranamente felice. Si sdraiò sopra il ramo e piegò le ginocchia, avvicinandole al viso. Chiuse gli occhi e incosciamente pensò a tutto ciò che le era successo. Un piccolo flashback. Da piccola era sempre stata la bambina dai capelli castani con sfumature arancioni; una ragazza dalla curiosità e forza infinta, dalla bontà e originalità unica. Fin dall'asilo aveva mostrato la sua natura aggressiva, con cui facilmente mascherava la sua fragilità. Ricordò la prima volta che vide Kate, il suo sorriso, le sue labbra piccole, piene e rosee. Gli occhi azzurri d'inverno e verdi d'estate e i capelli neri mossi, seguiti dalla sua carnagione bianca.
"Posso aiutarti a raccoglierli?"
diceva Kate con il grembiulino rosso e il cerchietto bianco che divideva i capelli, mentre Kora cercava di strappare dal giardino dei fiorellini dai petali bianchi e dal polline rosa.
"Si, come ti chiami?"
le disse con la sua delicata vocina.
"Kate, Kate Strawers e tu?"
"Kora Dargens"
rispose, con l'intenzione di togliere la vita a quel fiorellino; applicò molta forza che cadde a terra e si sbucciò un ginocchio, e uscí un pò di sangue.
"Kora, ti fa male? Chiamo la maestra"
"No, non farla preoccupare, non fa male."
Da quello Kate aveva capito che non era come le altre bambine, era speciale e pensò che avrebbero subito legato.
Driiin, la campanella suonò e Kora come sempre, non era riuscita a finire la sua ciambella.
Entrò di corsa la maestra Bea
"Kate, distribuisci i temi ai tuoi compagni, Kora seguimi in presidenza".
Uscí dall'aula e Kora prima di seguirla, venne fermata da Kate
"Che hai combinato?"
"Forse hanno notato la scritta sulla porta del bagno dedicata a Georgia"
"Kora, seguimi, adesso" la maestra Bea era agitata e si poteva notare dal rumore accentuato dei tacchi contro il pavimento.
Il corridoio sembrava infinito, le mattonelle gialle, gli armadietti color piombo, le finestre trasparenti scoperte che mostravano l'inizio di un temporale. Quei dannati tacchi, tac-tac-tac, sembrava un film horror. Era cosí persa nei suoi pensieri da non notare di essere arrivata, la porta si spalancò e Kora avanzò. La maestra Bea si allontanò dalla porta, era piuttosto strana, indossava abitini coordinati con le scarpe e gli occhiali, aveva i capelli a caschetto biondi, gli occhi neri e la voce insopportabile come il suo neo vicino al naso aquilino,orribile.
"Avanti Kora"
"Si preside Gerald"
"Siediti pure"
Disse indicando la poltrona rossa in fondo alla stanza. Si alzò dalla sedia rossa e lasciò scrivania piena di fogli per raggiungere la piccola preadolescente, permettendo ai raggi di attraversare la grande finestra dietro la scrivania e di illuminare la stanza. Kora guardò i dipinti appesi sul muro bianco appena verniciato, La gioconda di Leonardo da Vinci, Notte Stellata di Vincent Van Gogh, Natura Morta di Cèzanne e molti altri decorati con cornice d'oro. A seguire una colonna bianca e dorata che sosteneva il tetto nella parte sinistra della stanza, e delle statue che rappresentavano la forza e la ragione di tutti i presidi di quella scuola. Un armadio che conservava i valori di quella scuola, conteneva tutte le coppe e medaglie vinte dagli alunni piú brillanti.
"Kora, tuo padre ci ha lasciato"
Disse sedendosi all'estremitá del divano, cercando di non agitarla.
"Come tu sai, è andato in guerra. Poichè è generale ha giurato fedeltà in nome della patria e il suo compito era di difendere la sua cittá, la sua nazione anche a costo della propria vita. Ci ha lasciato ieri, l'abbiamo saputo dal generale Hared attraverso una lettera. Tuo padre ti ha comunque scritto una lettera, leggila dopo."
Kora non riusciva a piangere, era troppo orgogliosa per dimostrarsi debole davanti al suo preside, stava per scoppiare dentro, un'altra sua parola e avrebbe pianto. I capelli e i baffi bianchi del preside creavano contrasto con la sua pelle scura, accennò un sorriso tenero e consolò la ragazza abbracciandola. Lui e suo padre erano sempre stati ottimi amici, poichè Gerald dapprima si era arruolato all'esercito, era diventando suo amico. Kora uscí dalla stanza e lesse la lettera

Piccola Kora,
Mi sto preparando per la guerra e tu dormi. Il tuo dolce sorriso illumina il tuo viso, anche quando sogni, anche coi capelli in aria sei bellissima e non posso fare altro che guardati. Scrivo questa lettera, perchè forse è l'ultima volta . Forse non capirai adesso, ma sicuramente col passare degli anni apprenderai.
Prima di diventare generale, non ero cosí forte come dice la gente, un solo sguardo era in grado di intimorirmi. Diventai forte, si, tutti pensano per merito delle regole severe, insegnatomi dai superiori, invece no. Tua madre, lei mi diede forza. L'amore da forza. Troverai la felicità quando meno te la aspetti, quando il mondo sembrerà sprofondarti addosso e da un momento all'altro troverai la persona piú importante della tua vita. Non ti ho mai detto com'era tua madre. Non te ne ho mai parlato perchè mi faceva male. Lei aveva i capelli arancioni mossi e gli occhi azzurri, era indipendente, bella, non aveva paura di esprimere ciò che pensava e la ammiravo per questo. Decisi di diventare come lei, iscrivermi a qualcosa di duro mi avrebbe dato delle possibitá per diventare quello che non ero mai stato. Passai gli anni piú belli a studiare, per qualcosa che neanche mi piaceva. Però adesso sono qui, e se non avessi fatto quella scuola non saresti qui. Tua madre morí in Africa, 20 giugno del 1987 partí con i tuoi nonni e l'areo si schiantò. Per fortuna eri con me. Non credevo al destino, ma ho imparato che se qualcosa accade, c'è sempre un motivo.
Ti voglio bene principessa, baci il tuo papino.

"Ma se qualcosa accade c'è sempre un motivo, allora spiegami il perchè della tua morte" le lacrime scesero dagli occhi e bagnarono il suo viso.

"Kora colpisci piú forte"
Era la comandante Denise, impossibile dimenticare la sua voce.
" Quel sacco da 100 kg non si muove di un millimetro"
Kora diede un calcio cosí forte da farlo cadere a terra.
"Ottimo lavoro, la prossima volta cerca di non farti pregare e pensaci prima"
Quanto la detesteva, la odiava, cercava di farla infuriare e ci riusciva sempre.
Passò 3 anni a farsi comandare da lei, dopo aver preso il diploma, i ruoli si invertirono. Per un'anno partecipò ad un concorso per cacciatori di fantasmi, e divenne cosí brava da sconfiggere un demone senza armi.
Una luce nera intensa, che divorava la stanza. Ecco cos'era un demone,un portatore di oscurità, e lei attraverso esercizi specifici era riuscita ad affinare la vista. Aveva acquisito la capacità di notare ad occhio nudo le varie presenze, le intensità di luce. Ricordò il sorriso malvagio di quel demone dall'anima rossa.
Tutto svaní e si ritrovò di nuovo nella foresta, la luce del giorno si spegneva sempre di piú e dava spazio al buio. Doveva trovare un posto per riposare.

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