THE DAY AFTER

1K 78 15
                                    





L'appartamento era inondato della luce rossa del tramonto. Magnus Bane sedeva elegantemente su una sedia da bar, guardando distrattamente fuori dalla finestra e sorseggiando un drink. Con l'altra mano accarezzava appena la testa pelosa di Chairman Meow. Il gatto si era accoccolato su di lui nel momento in cui Magnus si era seduto, e lì era rimasto, scrutando davanti a sé con le pupille assottigliate dalla luce.

Erano tre giorni che Alexander non si faceva vivo, a esclusione di qualche sporadico e laconico messaggino. Magnus iniziava ad avere paura che il giovane Shadowhunter si fosse stancato di lui.

Lo stregone era a poco più di metà drink, quando improvvisamente il gatto si destò, alzandosi e conficcando le unghie nella gamba di Magnus per restare in equilibrio. Lui, dal canto suo, emise un gemito stridulo mentre appoggiava di schianto il bicchiere, ma prima che potesse fare alcunché al gatto, questi saltò giù, atterrando con un tonfo sordo e correndo attraverso il salotto giungendo all'ingresso.

«Razza di stupido gatto...» imprecò lo stregone, alzandosi per seguirlo. Udì distintamente un miagolio, seguito subito dopo dal rumore della porta che si apriva. Magnus sentì il suo cuore accelerare i battiti. C'era una sola persona che possedeva le chiavi di casa sua, oltre a lui stesso. E guarda caso era anche colui che aveva conquistato il cuoricino del gatto, che non perdeva occasione di strusciarsi sulle gambe meravigliose dell'altrettanto meraviglioso Alexander Lightwood.

Magnus si precipitò all'ingresso, scivolando nelle pantofole verdi con i pois rosa.

Sulla porta, appoggiato stancamente allo stipite e con il corpo fasciato dalla tenuta nera da combattimento, c'era proprio Alec. Se possibile, era ancora più pallido del solito e Magnus si spaventò.

«Alexander! Per l'Angelo, stai bene?» lo stregone notò in quel momento che il cuoio della tenuta sembrava bagnato, eppure fuori non pioveva. "Sangue" fu l'unica parola che gli passò per la mente.

«Non preoccuparti» intervenne Alec, che aveva capito l'espressione dell'altro «non è mio. Io sto bene. Sono solo andato a caccia.» si guardò intorno, vagamente imbarazzato «Io... ecco... avevo, cioè ho, voglia di vederti, di passare un po' di tempo con te dato che in questi giorni ho mi sono fatto vivo ma ho passato le ultime trentasei ore fuori a caccia e potrei uccidere per del caffè e lo so che forse sei occupato e che io puzzo di demone morto ma ecco...» sembrò rendersi conto di stare parlando a macchinetta «Forse è meglio che vada via.» sussurrò.

«Stai scherzando spero. Non posso assolutamente lasciarti andare.» esplose Magnus percorrendo l'ultimo tratto che lo separava dal ragazzo e prendendolo per un gomito, tirandolo dentro casa e chiudendo la porta dietro di loro. «Hai l'espressione di uno che non dorme da troppo tempo e scommetto che non ti sei fatto nemmeno un iratze.» lo squadrò «Ho indovinato?» il ragazzo sembrò quasi offeso.

«Uno l'ho fatto.»

«Beh, te ne serve un altro. Fila in bagno, subito.» il tono di voce di Magnus era irremovibile e il ragazzo, dopo avergli rivolto uno sguardo grato, andò in bagno. Lo stregone corse nello studio e, infilando tutto il braccio in un armadietto, ne tirò fuori una piccola boccetta piena di un liquido trasparente e luccicante. Rapidamente raggiunse il ragazzo nell'altra stanza, che nel frattempo si era seduto sul bordo della vasca e si era sfilato i guanti di cuoio.

«Tieni, bevi questo. Accelererà il processo di guarigione in mancanza di una runa.» gli porse dolcemente la boccetta, e il ragazzo inclinò la testa per bere. Fece una smorfia.

THE DAY AFTERDove le storie prendono vita. Scoprilo ora