Capitolo 2

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"Non sparate!", affermai impaurita con non so quale coraggio, facendo uscire dai cespugli un ragazzo e una ragazza più o meno della mia età.

La ragazza mi puntò di scatto la pistola contro, il cuore mi balzò in gola e e alzai subito le mani al cielo.

Il ragazzo mi scrutò dalla testa ai piedi, accompagnato dalla ragazza.

"Chi sei?", chiese lei, tenendo la pistola pari alla mia altezza.

"Jana.", mi fermai aggrottando le sopracciglia. "Quell'affare non è un giocattolo, comunque.", continuai facendole notare che mi stava puntando la pistola dritta in testa.

"Se ti sto puntando la pistola contro un motivo ci sarà."

"Enid.", il ragazzo la rimproverò, togliendole con un gesto veloce la pistola dalle mani. "Facciamola parlare."

"Carl, ma sei impazzito? Potrebbe ucciderci entrambi da un momento all'altro!", urlò Enid, sventolando la mani all'aria.

"Cosa ci fai qua da sola?", mi domandò il moro ignorando completamente la castana affianco a lui.

"Non ho un posto dove accamparmi."

"E quanti anni hai?"

Cos'è, un interrogatorio?

"Sedici."

"Anche noi." rispose quasi sorpreso, probabilmente perchè è raro trovare un adolescente in tempi come questi. "Io sono Carl, e lei è Enid."

Annuii accennando un lieve sorriso, non voglio mettermi in guai, non ho le forze e non ci tengo.

"Adesso va-", cercò Enid di parlare prima di venire interrotta da Carl. "Ma stai un po' zitta?", disse lui rimproverandola. Si avvicinò a me, bloccandosi a guardare fisso i miei occhi.

Notai solamente ora che aveva gli occhi azzurri, molto simili a quelli di mia madre.
E anche molto belli.

Jana, svegliati.

"Quanti vaganti hai ucciso?

"Carl, che cazzo fai?", disse Enid quasi incredula, spalancando gli occhi.

"Vuoi lasciarla qua fuori a morire? Va bene che non la conosciamo, ma se possiamo salvare qualcuno che non risulta nemmeno pericoloso, fammi almeno tentare, poi deciderà lei cosa fare. Nel caso, ci parlerò io con mio padre e con gli altri."

Ma di cosa stanno parlando?
Non ho bisogno del loro aiuto.
O forse sì, ma non lo voglio, se ce l'ho fatta fino ad oggi vuol dire che so prendere cura di me stessa.

"Allora, quanti vaganti hai ucciso?", mi chiese nuovamente Carl, aspettando una mia risposta.

"Troppi.", dissi solamente. Pensa che io ne tenga il conto?

"Quante persone hai ucciso?"

Deglutii.

FLASHBACK

"Mamma, cos'era quel rumore?"

"Non lo so Jana, dove è papà?"

"Non lo so, ho paura mamma."

Iniziai a tremare avvolta nelle braccia di mia madre, mi strinse abbastanza forte cercando di calmarmi, ma fallì quando sentimmo un urlo familiare di dolore, colmare il silenzio.

"Papà!", gridai liberandomi dalle braccia di mia madre e catapultandomi fuori dalla tenda.
Vidi mio padre con un taglio netto sulla pancia, sangue ovunque e un uomo su una trentina d'anni reggere un coltello che fuggì non appena s'accorse della presenza mia e di mia madre.

"Papà, papà! Svegliati di prego, papà!"

Cercai di svegliare mio padre, ma fallendo miserabilmente. I suoi occhi si chiusero lentamente, continuai a scuoterlo tendando di ricevere una sua risposta ma niente.

Delle altre urla forti mi fecero sobbalzare e mi voltai immediatamente, vedendo un uomo bendato e di spalle accoltellare almeno una decina di volte mia madre.

Iniziai a tremare più forte di prima, oramai le lacrime mi stavano lavando completamente il viso e feci anche fatica a vedere a causa del buio pesto.

Andai nel panico più totale, presi la pistola di mio padre che teneva sempre con sè e misi un dito su il grilletto per poi sparare, per la prima volta ad un umano.

Magari ti ho salvata, mamma, almeno te, ti prego.

Mi avvicinai a lei ma anche lei era ormai come papà.

Le lacrime iniziarono a scendere più forte di prima, la testa iniziò a girarmi per il forte rumore dello sparo e caddi a terra.

"Mamma, mamma..", dissi tra i singhiozzi. "Papà.."

Erano morti letteralmente davanti ai miei occhi, e io non potevo farci più nulla.

FINE FLASHBACK

"Uno.", risposi secca, mentre i ricordi terribili m'invasero la mente.

"Perchè?", mi domandò il ragazzo infine.

Sospirai. "Un uomo uccise mia madre." mi fermai, chiudendo gli occhi. "Davanti a me. Davanti ai miei occhi.", dissi infine, sentendo le lacrime pizzicarmi gli occhi.

Alzai lo sguardo cacciando le lacrime in dentro, facendo scontrare i miei occhi azzurri-grigi con quelli azzurri chiari del ragazzo di fronte a me. Notai un senso di tristezza nei suoi occhi, probabilmente nei miei confronti.

"Io.. mi spiace."

"Ormai è passato."

"Jana, io non ti conosco e non so niente di te, ma se sei qua da sola in mezzo a sta merda, è mio dovere dirti che abbiamo un accampamento, meglio villaggio, pieno di famiglie, tra cui la mia. La gente che è lì si è fatta una nuova vita, ha provato a ricominciare nonostante lì fuori sia tutto da buttare. Si chiama Alexandria, e ti chiedo di venire con noi. Lì almeno sarai al sicuro", la richiesta del moro mi lasciò letteralmente senza parole.

Ma seriamente questo ragazzo mi ha appena chiesto di andare con lui nel suo accampamento?
Sto sognando per caso?
Non è possibile.

"Io.. n-non lo so."

"Lo faccio per il tuo bene, una ragazza così giovane merita di vivere."

Dovrei andare?
E se questi qua mi uccidessero mentre cammino?
Però se rifiuto, quando mi capiterà di trovare un'opportunità così d'oggi giorno? Non posso rifiutarla, assolutamente.

"Va bene.", dissi quasi insicura, sospirando. "Ma se non mi trovassi bene, mi lascereste andare?"

"La decisione starà a te.", sorrise leggermente Carl.

"Ma hai una rotella fuori posto per caso? Non possiamo fidarci di una sconosciuta!",  affermò Enid con tono arrabbiato, guardandomi sempre peggio.

"Enid.", si girò Carl verso la ragazza. "Lo so è rischioso, ma diamole una possibilità."

Se è veramente un villaggio come dice, posso provare a lasciarmi tutto alle spalle, come un nuovo inizio.
Forse non dovevo fidarmi subito, insomma, può accadere qualunque cosa.
Ma, tentar non nuoce, giusto?

Alexandria, arrivo.

Jana & The Walking DeadDove le storie prendono vita. Scoprilo ora