"Selene, dai dobbiamo andare" continua a ripetermi mio padre con il suo solito tono dolce ma autoritario.
Oggi è arrivato il giorno della partenza, io e mio padre ci trasferiamo in un altra città, più precisamente in California.
Ormai non facciamo altro da 3 anni, potrei addirittura dire che cambiamo casa con la stessa frequenza con cui mi cambio le mutande!
"Vedrai ti piacerà!" prova a rassicurarmi mio padre.
Annuisco poco convinta, chissà tra quanto ce ne andremo di nuovo.Siamo in macchina da ormai due ore. È quasi ora di pranzo ed io inizio ad avere fame.
"Possiamo fermarci a prendere un panino?" chiedo guardando il panorama fuori dal finestrino.
Mio padre non mi risponde e so che è per via della mia richiesta.
Lui è molto ricco, essendo a capo di molte industrie manifatturiere, così, come dice lui 'Richard Mercury deve avere una buona immagine, altrimenti saranno le aziende a risentirne', di conseguenza anche sua figlia deve avere una buona immagine.Non sia mai che Selene Mercury, l'unica erede delle imprese Mercury, si faccia vedere mentre ingurgita un panino, sarebbe lo scoop del secolo!
"Siamo già in California, sto solo cercando un ristorante" mi risponde dopo minuti di silenzio.
"Non mi piacciono i ristoranti, lo sai".
"È il ristorante in cui portai tua madre al nostro primo appuntamento" dice guardando davanti a sé mentre io ormai sono completamente voltata verso di lui.
"I ristoranti non piacevano neanche a tua madre, pensa che la prima volta è addirittura scappata" dice con una risata amara e lo sguardo perso, sicuramente in quei ricordi.
In un rapido movimento mi abbraccia e scende dalla macchina. Ma quando siamo arrivati?
Dall'esterno sembra il classico ristorante rustico, il che mi fa sentire più a mio agio.
Aprendo la porta un lunghissimo bancone risulta in primo piano, le pareti di legno scuro con qualche quadro qua e là trasmettono tranquillità. Ci sono moltissimi tavoli, ma poca gente, è molto carino come posto.
Quando ci andiamo a sedere ciò che colpisce la mia attenzione è il tavolo in legno, ci sono scritte intagliate ovunque.
Mio padre sorride fissando un punto sul tavolo, sposto di poco lo sguardo e intravedono un'incisione:Charlotte+Richard 1986
No, non può essere.
"Papà" riesco solo a dire in un sussurro.
Quando mi guarda scopro che i suoi occhi, gli stessi occhi che sono capaci di gelarti il sangue, sono velati di lacrime.Immediatamente i ricordi ritornano vividi nella mia mente: estate, sole, mare.
"Ecco a voi!" la voce squillante di una cameriera bassina con la sua divisa da lavoro mi riporta alla realtà.
Posa il vassoio sul tavolo e ci porge due coltelli particolari.
Cosa dovremmo fare ora? Io voglio mangiare!
"Questi sono per incidere qualcosa, un ricordo, i vostri nomi, qualsiasi cosa vogliate. Avete già scelto cosa prendere?" sorride allegra, da quel che leggo, Angelina.
"Io si" dico con un sorriso gigantesco.
Aspetto che sia pronta per scrivere e poi le chiedo di portarmi un Milk Shake alla vaniglia, 2 cheese burger e un muffin vaniglia e cioccolato bianco.
La cameriera mi guarda male, ma cosa vuole? Lei non mangia?
Mio padre ordina una bottiglia di vino, una di quelle con uno strano nome, una zuppa e dei grissini.
Cosa? Basta? Solo quello? Morirà di fame!
Passa circa mezz'ora e per quanto ho mangiato non riesco ad alzarmi nemmeno dal tavolo, sono gonfia che manco Majimbú !
Ritornando in auto metto la musica al massimo e dopo neanche 10 minuti siamo arrivati in quella che dovrebbe essere la mia nuova casa.
È arrivato il momento, la mia nuova vita in California sta per iniziare.
La casa è fantasticamente gigantesca, entrando si nota subito il favoloso soggiorno. Sulla sinistra si trova un divano ad L di pelle bianca, con un grande camino ed alcuni quadri sparsi qua e là sulla parete.
Sulla sinistra invece c'è una semplice scala in legno con qualche drappeggio in bianco che porta al piano superiore.Non posso negarlo: mio padre ha davvero un buon gusto nel scegliere case, anche se a volte tende ad esagerare.
"Dai vieni, non restare così imbambolata!" dice papà ridendo.
Lo seguo silenziosamente verso quella che penso sia la cucina.
"Questa ti sembra una cucina?! Qui dentro ci starebbero benissimo 300 persone!" dico con gli occhi sbarrati completamente scioccata.
"Beh.. Non ti piace?" mi domanda speranzoso.
"Certo, soprattutto quella finestra enorme sopra il lavabo, ma non pensi che sia un po troppo grande per noi due?"
"Si, forse un pochino, ma sarai contenta di sapere che non dovrai muovere un solo dito per pulire questa casa"
"Cosa? In che senso? Che intendi?"
"Si chiama Lusy, ha 58 anni e da domani sarà la nostra governante, farà tutto lei e si trasferirà in questa casa con suo marito, nonché il mio e il tuo nuovo autista e suo figlio" dice fiero di se.
"Grandioso!" dico. Ad essere sincera non mi dispiace poi molto, anzi.
"Non vuoi vedere la tua camera?" mi sorride raggiante, e posso scommettere di aver visto una scintilla nei suoi occhi!
Corro al piano superiore e per trovare la mia camera non fatico molto, dato che c'è il mio nome su una delle 4 camere.
Entro e resto imbambolata sulla porta.
Un letto matrimoniale padroneggia nella camera, i colori sono tenui, non molto colorati, ma con un giusto rapporto fra di loro.
Sulla parete, sopra il mio letto è appeso un quadro raffigurante l'immagine di un orsetto polare che cammina sulla neve.
Il pavimento ed il soffitto sono ricoperti di parquette ed un'enorme vetrata si affaccia sul giardino della casa.
Apro un'altra porta e rimango quasi ipnotizzata.
Un' enorme bagno in camera, con doccia, vasca idromassaggio e un intero mobile pieno di trucchi, smalti e profumi.
"Selene scendi" sento gridare mio padre dal piano superiore.
Scendo rapidamente e per poco non cado di faccia a terra quando vedo il ragazzo in fondo alle scale.

STAI LEGGENDO
Questione Di Sguardi
RandomQuestione di sguardi racconta di Selene, 16 anni, grandi occhi verdi e capelli lunghissimi e rossi con una pelle color latte. Timida ma scontrosa e fredda. Poi racconta di Dimitri, un ragazzo con un burrascoso passato alle spalle. Ragazzo alto, atle...