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Apollo evocò la cena. Nico cercò di mangiare il più lentamente possibile. Aveva calcolato che, dovendo compiere la volta del cielo con la Maserati del sole, Apollo si sarebbe trattenuto fin quasi all'alba. Il figlio di Ade pensò a Percy e Jason, intrappolati nell'armadio. Sarebbero rimasti lì per tutta la notte. Per qualche arcana ragione, Nico immaginò che avrebbero combinato un qualche casino. Anche Will sembrava terrorizzato all'idea. Parlava con suo padre in modo distaccato. Si erano già incontrati un paio di volte in passato, e spesso il figlio di Apollo alzava gli occhi al sole e cominciava a parlare concitatamente in greco antico, accompagnando il tutto con gesti frenetici. Nico era solito guardarlo con cipiglio esasperato, pregandolo di smetterla e chiedendosi cosa non andasse in lui. Ma amava anche quelle sue stranezze.
In un impeto di disperazione, strinse la mano del suo ragazzo sotto al tavolo. L'altro rispose alla stretta: Apollo sembrava tornato alla fase dei Limerik, il che era piuttosto agghiacciante.
Dall'armadio provenne un rumore sordo e la voce di Jason che imprecava. Will e Nico tossicchiarono all'unisono per coprire il rumore. E da lì iniziò la discesa verso il peggio.
Apollo, da bravo dio della medicina, si prese un colpo.
-Oh per tutti i fighi biondi in occhiali di sole! Voi siete malati! Ora vi curo io!
Nico aveva voglia di accostarsi al muro e sbattervi ripetutamente la testa. Ma si trattenne per amor di Will. Apollo si alzò dalla sedia e si accostò al figlio di Ade.
-Bene, Nico. Ora apri la bocca e di "aaaaaa..."
Nico impallidì.
-Non è niente, davvero, sto bene, non è necessario...
-Oh, lo so anche io che non lo è, potrei curarti in un secondo senza sceneggiate. Ma mi manca così tanto la vecchia maniera...
Will provò a soccorrere l'altro semidio.
-Papà, sul serio, ci è solo andata di traverso l'acqua...
-Nah nah. Voi non mi ingannate. Voi siete malati. Perciò ora Nico aprirà la bocca e si farà curare.
-Oh, ehm, credo di... di avere del cibo tra i denti. Che ne dice se vado un secondo in bagno e...
-Non proverai a scappare eh!- scherzò Apollo.
I due ragazzi borbottarono all'unisono: -Ci sono le inferriate...
Poi Nico si alzò e si rifugiò in bagno. Il vapore era ancora fitto, cosa impossibile data la finestra spalancata. Probabilmente era a causa di Apollo, o di Percy. Anche se il figlio di Ade non aveva mai sentito dire che Percy potesse generare vapore.
Si appoggiò al lavandino e cercò di prepararsi psicologicamente allo strazio.

Jason non aveva scelto di essere un fanboy. Ma da quando era andato con Nico a recuperare lo Scettro di Diocleziano non aveva avuto altra scelta se non abbandonarsi alla follia. Quando aveva saputo che il figlio di Ade frequentava Will Solace, il capo della cabina di Apollo, lo aveva tempestato di domande. E anche Percy, che non capiva come a Nico potessero piacere i biondi. Ora erano addossati l'uno all'altro nell'armadio a spiare la scena da un microscopico forellino nel legno.
-Ehi, togliti, non ci vedo!- si lamentò Percy.
-Sssh! Mi stai rovinando il momento!
-Eh dai Jason! Fammi vedere!
-SSSHH!
-Dimmi almeno cosa sta succedendo!
Per poco Jason non andò in iperventilazione.
-Jason!
-Nico ha appoggiato la mano sul ginocchio di Will e lui gliela ha stretta!
-Okay. Ora ti sposti.
-No Jackson. Taci. Non sei il suo tipo.
Percy sembrò sbigottito.
-Come, scusa?!
-Mi hai sentito.
-Ah, questa me la paghi, Grace.
Percy pestò il piede di Jason e questi perse l'equilibrio, andando a sbattere contro la parete e producendo un gran fracasso. Il figlio di Giove sentì Nico e Will tossicchiare prontamente, ma doveva essersi perso qualcosa perché, quando si rialzò dai vestiti neri dell'armadio, Apollo era inginocchiato davanti al figlio, esortandolo a fare "aaaa".
Percy sembrava aver dimenticato il commento di Jason di poco prima e ora seguiva perplesso la scena.
-Cos'è successo?
-Apollo crede che Nico e Will siano malati.
Jason alzò un sopracciglio. Il dio della medicina non sapeva distinguere un tipo che tossicchiava con scarso entusiasmo da un malato?
Proprio mentre Will stava per aprire la bocca, Nico emerse dal bagno avvolto in una nube di vapore. Sembrava motivato e rassegnato allo stesso tempo, come un guerriero consapevole che perderà il duello, ma ugualmente deciso ad andarsene con onore.
Si sedette davanti al dio in una posa composta e lo guardò, gli occhi scuri ardenti di sfida.
-Okay, questa non la reggo- borbottò Percy, e tirò un pugno sul fondo dell'armadio.
Tre paia di occhi si voltarono verso di loro. Poi Apollo scherzò: -Ehi, Nico! Non avrai mica degli scheletri nell'armadio eh! Hahaha!
Nico e Will si guardarono e imitarono la risata con scarso entusiasmo.
Ma Apollo sembrava aver dimenticato che più o meno trenta secondi prima stava cercando di curare i due semidei. Si avvicinò all'armadio e chiese: -Posso Nico?
-No.
Apollo aprì l'armadio.
Ma, invece di guardare all'interno, cominciò ad elargire discorsi filosofici sull'importanza di un look vario e versatile per ogni situazione. Tra le pareti dell'armadio, Jason e Percy se ne stavano immersi tra i vestiti scuri di Nico, mezzi spiaccicati l'uno all'altro. Se non fosse stato per la maglietta arancione del figlio di Poseidone e per la zazzera bionda del romano, sarebbero stati quasi invisibili. Quasi.
-Capisci, Nico? Jeans per la città, pantaloncini per le escursioni...- stava dicendo, ignorando le facce attonite dei presenti.
Will si alzò e chiuse le ante. Poi propose: -Okay, padre. Ti sfido ad un duello di karaoke.
Nico era sembrava indeciso tra tirare un sospiro di sollievo o infilarsi una trave in un occhio.
-Will. Tu non sai cantare.
-Concordo col ragazzo, figlio. Sfida di haiku. Comincio io.
-Ma non eri tornati ai limerik?
-Sono un dio originale e fighissimo. E gli dei originali e fighissimi si cimentano sia in haiku che in limerik.
-Oh. Chissà perché non ci ho pensato prima- borbottò Nico.
Apollo gli lanciò un abbagliante sorriso e intimò a Will di accostarsi al figlio di Ade. Sembrò entrare in una specie di trans e, dopo pochi secondi, ebbe un momento-alla-Jason.
Batté forte le mani ed esclamò:
-Eww! Siete così carini! Potrei comporlo su di voi!
Will scosse la testa con aria preoccupata
-Oh ehm, gentile da parte tua ma no, grazie noi...
Ma Apollo stava già creando il suo capolavoro: -Il sole splende...
Nico era sbigottito. Sperò che Jason fosse svenuto nell'armadio. -Oh no- sospirò.
Will tentò ancora di fermarlo.
-Papà, non è necessario...
-Il buio gli da' luce...
-Ti prego.
Apollo giunse all'ultimo verso e, soddisfatto di sé, gridò: -AVRETE UNA MONTAGNA DI FIGLI!
Will era indignato.
-PAPÀ! Non hai nemmeno rispettato la metrica dei versi!
Il figlio di Ade sembrava volersi nascondere nell'armadio con Jason e Percy. Cambiò idea quando dal nascondiglio dei due semidei provenne un piccolo applauso. "Dove sono finito?" si chiese.
Apollo sfidò Will, poi Nico, che non aveva nemmeno afferrato la struttura generale dell'haiku.
-Tre versi: il primo cinque sillabe, il secondo sette e il terzo di nuovo cinque- gli spiegò Will.
Il figlio di Ade pregò ogni dio e ogni dea conosciuti e sconosciuti, poi disse la prima cosa che gli venne in mente: -C'era la porta...ehm... Apollo l'ha distrutta e, uhm...
Non si ricordava più le sillabe dell'ultimo verso. Stava già per scusarsi quando, alle spalle dei due biondi, l'anta dell'armadio si aprì silenziosamente. Sbucò la testa di Percy. Nico stava per distogliere lo sguardo per non destare sospetti, ma notò che la bocca del figlio di Poseidone si muoveva.
Un suggerimento! Il Re Degli Spettri benedisse l'amico e si affrettò a ripetere, senza pensare: -Will è un figo.
Apollo applaudì, Percy diede il cinque a Jason (che a quanto pare non era ancora svenuto) e Will rise. Rise anche Nico, più che altro per sviare l'imbarazzo.
E la notte trascorse tra haiku, limerik e orrendi karaoke.
All'alba Apollo si aggiustò i capelli biondi e, dopo essersi fatto promettere da Nico che avrebbe rivoluzionato il guardaroba, ricompose la porta e se ne andò sulla sua Maserati rossa.
Will guardò il suo ragazzo e tentò: -Be', ehm... è andata bene!
-Bene?! Ho giurato sullo Stige che ogni volta che andrò in spiaggia indosserò camicie hawaiane con ananas sorridenti!
Il figlio di Apollo ebbe la faccia tosta di ridere. Nico lo guardò male, ma dopo un po' non resistette e si fece prendere da un attacco ridarella dovuto alla tensione della notte. Avrebbe preferito di gran lunga combattere eserciti di mostri. Disarmato. A occhi chiusi.
Scacciò il pensiero e si lasciò abbracciare da Will.
L'armadio si aprì e Jason e Percy, il primo con gli occhiali storti e il secondo con occhi stralunati, si lanciarono fuori dalla Cabina urlando cose tipo: "Ma io li sposo!", o: "Solangelo!", o ancora: "Afrodite sei un genio!"
Will guardò Nico.
-Secondo te cosa vuole dire 'Solangelo'?
-Bah. Niente.
Poi premette il viso nell'incavo del collo del figlio di Apollo e sperò di dimenticare la notte appena trascorsa.

Solangelo: Nico Incontra ApolloDove le storie prendono vita. Scoprilo ora