Questa non è una fiaba. Non ci sarà un "C'era una volta", né un "E vissero e felici e contenti.". Non ci sarà alcun lieto fine, in queste righe che narrano di due anime frammentate, piegate dal fardello pesante della vita. Loro non possono vivere in una fiaba, nessuno di noi può. La realtà è difficile, ma è l'unica cosa che abbiamo.
Eppure c'è qualcosa nella nostra mente che continua a dirci di seguire il Bianconiglio, di credere nelle fate, di dar retta al Cappellaio Matto, di aiutare i bimbi sperduti a sfuggire dalle mani -dall'uncino- del Capitano.
Questa è la storia di Peter Pan ormai cresciuto che di nome in verità fa Harry Styles.
E di Alice nel paese delle meraviglie, incastrata nella realtà, ma che si chiama Louis Tomlinson.
Questa non è una fiaba.
"I bambini non hanno ancora un cuore.
Non veramente.
Non sono stati feriti nella necessità di uno."
Londra, 1932.
La polvere danzava delicata in quella piccola stanza, piena di scaffali alti fino al muro. Vi erano scale ovunque, utili per raggiungere quelle mensole che sembravano così lontane, tanto che il signor Styles doveva piegare completamente la testa all'indietro per guardarle. I granelli di quella sostanza grigia si poggiavano fragilmente su tutti i tomi presenti. Libri grandi, enciclopedie, riviste, vecchi giornali.
Harry Davies Styles era finito in quella piccola stanza del Bumpus Bookshop, al 350 di Oxford Street. Indossava una giacca marrone di velluto marrone e il suo fidato gilet verde, che metteva per le occasioni più importanti.
Scorreva l'indice passando da un tomo all'altro, percorrendo i corridoi angusti dell'ambiente e sporcandosi il dito di antichità. Sentiva un brusio di voci sempre più consistente provenire dalla stanza accanto, il salone che avrebbe ospitato la mostra più importante dell'anno.
Lui invece si era rifugiato lì, al sicuro da tutte quelle persone che, purtroppo, lo avrebbero riconosciuto. Si fermò davanti ad uno scaffale in fondo alla stanza, con su sopra scritto "Bambini".
Lesse qualche titolo, la maggior parte dei volumi era dei fratelli Grimm, di Andersen, di Perrault, ma poi si soffermò su un libricino, con una copertina che conosceva così bene che avrebbe saputo disegnarla ad occhi chiusi. Passò le dita sull'illustrazione di quel bambino, dall'abito verde e dai capelli chiari, che tante notti aveva perseguitato i suoi sogni.
"Il ragazzo che non voleva crescere" pensò, mentre guardava gli occhi della figura rovinata dal tempo. Gli occhi verdi, esattamente come i suoi. Si passò una mano tra i capelli ricci e scuri, mentre posava il libro. Sotto quella luce che filtrava fioca dall'unica finestra presente, il titolo del libro sembrava risplendere sempre di più, rispetto agli altri, carattere dopo carattere.
J.M. Barrie, mimò con le labbra Harry senza emettere alcun suono, leggendo il nome dell'autore.
Un brivido gli percosse la schiena, pensando a quel nome. Lo aveva pronunciato così tante volte che ormai odiava averlo sulla punta della lingua. Preferiva tenerselo dentro, sarebbe stato più facile covare rancore così.
Ma davanti agli altri, quel nome avrebbe dovuto lasciarlo andare, fluttuare nell'aria accompagnato da un sorriso che ricordava vagamente quello della figura del giovane in copertina.
I suoi pensieri furono interrotti dallo scricchiolio della porta malandata che si apriva, mostrando la figura di una giovane donna in un elegante tailleur che gli faceva segno di avvicinarsi. "Stiamo per iniziare, signor Styles."
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Peter & Alice
FantasyCercò di calmare il suo respiro, socchiudendo gli occhi e concentrandosi su un punto davanti a sé. Ma nel suo panorama visivo, fu qualcos'altro che attirò la sua attenzione. Furono due occhi azzurrissimi, brillanti come le onde del mare sotto la luc...