L'inizio

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Eravamo sedute sotto a quell'albero in fondo al cortile della scuola quando il mio peggior incubo stava per avventarsi su di me. Non era difficile individuarci con un po' di attenzione. Riley era sempre stata insicura di se prima di arrivare al liceo, ma qui in questo posto al dir poco immenso era riuscita a trovare la sua vera personalità, ora pareva felice, con un bel ragazzo che non le faceva mancare nulla e una famiglia equilibrata. Poi c'ero io, mi si riconosceva subito, accasciata sotto quell' albero con una tuta nera tre taglie più grandi di me, uno chignon tirato su alla buona e una penna sempre in mano, osservavo la gente muoversi freneticamente da una parte all'altra del cortile. Osservare, per cercare di capire la vita degli altri, è una cosa che mi piace molto fare, molti credono sia strana. Si, forse un po' strana la sono, sapete è difficile descrivere il mio carattere, non sono la classica stronza, ma nemmeno la brava ragazza studiosa, semplicemente se mi lasci vivere la mia vita io faccio lo stesso con te, non mi tengo nulla dentro, se ho da dirti una cosa che si a bella o brutta non mi faccio problemi. Alla gente non vado bene perché sentirsi dire la verità fa male, quindi è meglio evitarmi e rimanere ognuno nella propria bolla difensiva.

Eravamo lì sedute, in silenzio, perché la nostra amicizia era strana. Ognuna si faceva i fatti propri stando accanto all'altra, ci saremmo potute benissimo separare, ma avere una persona al tuo fianco pronta a sostenerti qualsiasi cosa succeda non era poi così male.
Io prendevo appunti su ciò che vedevo, lei si sistemava il trucco, per presentarsi all'ora successiva in modo ordinato; tutto filava liscio fino a quando quel dannatissimo pallone mi colpì diritta in testa. La mia classe, un branco di stupidi accalcati in 3 metri quadrati per 28 ore a settimana, perché quelle 2 ore rimanenti erano le ore di motoria, dove i loro neuroni potevano svagarsi, sballottando nelle loro teste vuote. Erano un pericolo ambulante, mai stare nelle loro vicinanze quando hanno tra le mani un pallone.
Dopo aver gridato inutilmente "palla" per 5 minuti buoni, ecco che Seth si incamminò verso di noi, con quella sua camminata strafottente, se non fosse stato così immaturo e stronzo avrei giurato di vederlo dispiaciuto di avermi colpita, ma dopo anni ho imparato che non si smentisce mai, la sua lingua biforcuta è in grado di offenderti senza che tu nemmeno te ne renda conto.
" Beh, vedo che non ti scomponi mai Brooke, mi raccomando non affaticare troppo le tue gambe, sempre che esistano sotto quel tutone", il suo sguardo penetrante ti distrae e ti fa cadere nei suoi giochetti psicologici. Lo odio, lo giuro, vorrei rispondergli a tono come faccio sempre, ma lui sa che con lui non riesco, sa di essere il mio punto debole, ecco perché se ne approfitta. Maledetti tutti quelli che mi hanno fatto capitare in classe con questo montato.
Non era lui il capetto della compagnia però, Aron lui era colui che smistava gli insulti. C'è da dire che però Aron è l'unico che ragiona se preso separatamente. Seth era il suo migliore amico, ecco perché si sentiva esonerato dalla sfera di protezione che Aron aveva imposto intorno a me, in quanto sua migliore amica. Il nostro legame era forte, lo consideravo il mio fratellone; però, essendo lui il più stronzo della scuola ed io la problematica, la gente non concepiva la nostra amicizia, così eravamo costretti a stare insieme al pomeriggio, per non rovinare le nostre 'reputazioni'.

Seth con il suo maledettissimo pallone non se ne andarono come speravo, lui sapeva quando non ero collegata con il mondo esterno ed era proprio quello il momento in cui attaccava.
Si sedette li affianco a me, immediatamente Riley si alzò, incamminandosi verso l'entrata della scuola lasciandomi lì da sola con il mio peggior incubo. Ogni volta che lui era nei paraggi la mia mente iniziava a formulare i peggiori insulti che però non uscivano mai fuori. Ero talmente assorta nei miei pensieri che non sentii nemmeno cosa mi disse, perfetto un'altra figura di merda, tanto per cambiare.
Guardai l'orologio, 4 minuti al suono della campana, potevo resistere, l'importante era fargli capire che questa volta le sue battutine non mi avrebbero ferita.
"Scusa non ti stavo ascoltando, stavi dicendo? Sinceramente non mi importa molto, anzi se puoi tornare dal tuo gruppo di schiavetti e mi lasci godere gli ultimi minuti di questa ora inutile"
"Stai tranquilla, ti ho chiesto solo se ti ho fatto male. Ma me ne vado subito tappetta".
Ecco, ancora quel nomignolo, sa che non lo sopporto; ricordo ancora quando mi chiamò per la prima volta così: eravamo al parco, che bei momenti, andavamo ancora d'amore e d'accordo, stavamo scherzando sul fatto che io ero più brava di lui e Aron a indovinare cosa pensava la gente. Così non esitò a chiedermi cosa pensasse lui in quel momento. Era facile capire cosa pensava Seth, da come mi guardava, dall'alto in basso, era evidente che in quel momento credeva di poter capire come facessi a sapere tutto di lui. Sperava di confondermi spostando il peso da una gamba all'altra, ma non ci riuscì. Se ne uscì dicendo :"smettila tappetta, non mi piace quando mi guardi così, mi fai paura" . Aron scoppiò a ridere per come mi aveva chiamata, io invece spintonai Seth con la faccia da dura che loro mi avevano insegnato a fare. Così da quel momento quando vuole farmi incazzare mi chiama così.
Tornando a noi, Seth era ancora lì a infastidire i miei ultimi attimi di relax. " Ok scusa Seth, solo che mi sono stufata di te e di tutti i tuoi amici, possiamo far finta di non conoscerci?! Ignorami, almeno fino alla fine della settimana"
"Ehm, Brooke tutto bene? sembri distante dal mondo". Ci mancava solo che si mettesse a iniziare una conversazione civile. Mi alzai e ignorando la sua ultima domanda mi incamminai verso l'ingresso della palestra interna.

Finalmente suonò la campanella, mancava poco, l'ultima ora è poi sarei stata libera per il ponte di tre giorni. Sapete, la mia vita non fa così schifo, io alla fine sono felice di quello che ho, stare da sola e osservare è una cosa che mi rilassa e mi fa sentire a mio agio. L'unica ragione perché al pomeriggio esco è Aron, studiamo insieme ogni pomeriggio.

Entrai in classe e mi sedetti al mio posto sulla sinistra della classe aspettando il professore di arte. Adoro la sua materia, l'unica pecca è lui, spiega la sua materia come se stesse esalando gli ultimi respiri. Il posto accanto al mio era sempre vuoto, la mia compagna di banco veniva a scuola circa una volta ogni due settimane, rimase l'onero ancora per poco, Seth butto letteralmente i suoi libri sul banco, trascinando la sedia proprio accanto alla mia. Quale peggior incubo ....

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