Chapter Five

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"Pronto? Mamma sono io"
"Tesoro, ti devo venire a prendere?"
"Ehm, in teoria più tardi. Harry mi ha chiesto di rimanere a cena da lui... Posso?"
"Per me non ci sono problemi ma non mi ricordo chi è Harry".
"Hai presente il mio nuovo compagno di banco, Bhe è lui".
"Ah sì! Adesso ricordo! Quello che dici che è carino, no?"
"Si è lui"
"A che ora faccio venire tuo padre?"
"Visto che siamo da soli è meglio se vieni te... Comunque, alle 23?"
"Ok, ma non fare sciocchezze mi raccomando!"
"Non ti preoccupare".
Dopo averle dato le indicazioni stradali, chiudo la chiamata. Entro in casa e mi dirigo verso il salotto ben arredato.
"Bene che mangiamo?" Mi domanda.
"Non so decidi tu...".
"Della pizza? O è troppo scontato?"
"Pizza sia!" Esclamo.
Mentre sta prenotando al telefono, mi metto a curiosare per il salotto. Ci sono molti libri e film.
"Ti piace leggere?" Sobbalzo per lo spavento. Non mi ero accorta che aveva finito la chiamata.
"Sì, passerei le giornate intere a leggere"
"Anche io. Che genere ti piacciono?
"I romanzi... Soprattutto quelli che hanno un fine tragico".
"Perché? Dopo non ti senti triste?"
"Certo; ma non sempre nella vita ci possono essere finali positivi, come nelle fiabe... A volte bisogna solo conviverci con la tristezza. Da piccoli ci hanno insegnato che tutte le storie hanno come finale < E vissero felici e contenti >, crescendo ti accorgi che sono tutte cazzate".
"Lo sai, parli poco... Ma quando lo fai dici cose vere".
"Scoprirai invece che parlo molto. È difficile che stia zitta per tanto tempo".
"E perché con me dici giusto qualche parola?"
"Non lo so..." Invece la conosco la motivazione. Mi sento così in imbarazzo con lui che ho paura di balbettare.
"Bhe troveremo un modo per sbloccarti!" E si mette a ridere. Che risata bella e contagiosa.
Decidiamo di vedere un film. Città di carta mi pace moltissimo. Durante tutto il film mi guarda sempre. È più il tempo che osserva me che lo schermo del televisore. Suona il campanello. Finalmente le pizze! Ci mettiamo a tavolo e mangiamo mentre ascoltiamo la musica. La serata prosegue di bene in meglio; ogni tanto ci mettiamo a commentare il ritmo e i testi delle canzoni.
"Mi piace la musica che ascolti".
"Ehm grazie" rispondo sorridendo e distolgo lo sguardo dai suoi occhi smeraldo.
"Sorridi spesso con le altre persone?" Mi chiede.
"Si, credo. Ma con te mi viene spontaneo..." Cosa ho appena detto?! Dove l'ho trovo tutto questo coraggio?!
"Dai vieni ti faccio vedere una cosa"
"Cosa?" Rispondo titubante.
"Fidati". Lo seguo e ci ritroviamo sul retro della casa. "Seguimi".
"Okay..." E si mette a correre.
La sua casa è davvero grande. Dopo aver superato la piscina e una serra piena di fiori, ci ritroviamo su campo con degli alberi. Continua a correre finché non mi accorgo che siamo davanti l'ingresso di un piccolo bosco.
"Hai paura del buio?"
"No"
"Bene, vieni". Mi prende per mano e ci avventuriamo nell'immensa oscurità del bosco.
"Chiudi gli occhi" mi sussurra all'orecchio. Mi viene la pelle d'oca sentendo il suono della sua voce. Faccio come mi dice.
"Ascolta bene". Improvvisamente intorno a me non sento più quel silenzio spaventoso. Percepisco tutti i movimenti degli abitanti di quel luogo: un gufo richiamare i suoi piccoli, degli uccelli muovere le ali, delle foglie cadere e il rumore dei nostri respiri.
"Oddio, è bellissimo... Qui è tutto così tranquillo e rilassante..."
"Bhe quando sono con te mi sento così" mi sussurra. Apro gli occhi. Mi giro verso di lui e noto che non c'è tanta distanza tra di noi. Si avvicina sempre di più a me. Guarda le mie labbra come io sto guardando le sue. Oddio no! Non devo cadere nella trappola dell'amore!Ma questo momento l'ho desiderato da tutta la vita. I nostri nasi si toccano, le sue labbra sono così vicine alle mie che sento il suo respiro pesante.
Suona un telefono. Cosa?! Non può essere! Guardo lo schermo del telefono, è mia madre che mi sta chiamando. Sono le 23:15. "Scusa devo andare". Dico correndo via da lui. Entro in casa e prendo le mie cose. Mi giro ed è lì che mi guarda tristemente.
"Grazie per la splendida giornata e per la serata". Dico timidamente. Si avvicina a me, mi prende la mano.
"Prego" e mi lascia un bacio sulla guancia.
Ho il cuore che va a mille e le guance arrossate. Mi giro e corro via, verso la macchina nera di mia madre.
"Hey Ele come è andata? Ti sei divertita? Non avrai fatto qualche sciocchezza, no?". Mi chiede la donna che mi ha dato al mondo, non appena mi siedo sul sedile.
"Tranquilla mamma e andato tutto bene". Fin troppo, penso.

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