tutto e tutti

11 1 0
                                    

Cristiano si godette lo spettacolo per molti minuti, e visto che in un angolo della piazzetta era stato allestito un tavolo con pasticcini, confetti, bevande varie e quant'altro, ne approfittò per rifocillarsi, visto che sembravano a disposizione di chi avesse gradito, e soprattutto perchè ne sentiva proprio il bisogno.

Mentre si rimpinzava di bignè alla crema, pastarelle varie, secche e non, confetti alla mandorla e al cioccolato, accompagnando il tutto con una pseudo imitazione della Coca Cola bella ghiacciata, tanto che sul suo palato arso gli sembrò un Bollinger. Una ragazza grassa quasi come la sposa, e molto somigliante alla stessa, gli si avvicinò e disse: "Buongiorno... siti pe casu 'ncunu parenti? Non mi pari ca vi canusciu... ieu sugnu Carmelina a soru da sposa... non jesti assai beddha?" Cristiano, iniziava a capire qualcosa del dialetto e per non deludere la signorina, e anche per poter continuare a rimpinzarsi, le rispose: "Ciao Carmelina, sono un lontano cugino che vive al nord. È tanto che non scendevo in Calabria, almeno dieci anni, ma ho saputo del matrimonio e sono venuto a fare gli auguri alla cugina. Si effettivamente è assai bella! È tanto che non la vedevo".

"E comu ti chiami? Ca non ma rricordu i tia..." disse Carmelina.

"Rocco mi chiamo, ma forse non ti ricordi di me, l'ultima volta che sono sceso avevo dodici anni ero piccolo", rispose Cristiano, usando un nome che lì per lì gli sembrò abbastanza credibile. Carmelina replicò: "O 'Rroccu e non ti potivi vestiri nu pocu megghju ca oggi jesti jornata i festa e nu cristianu savi avvestiri bonu, pe rispettu di la sposa e di li parenti. Si beddu cuginu (arrossendo un po') ma comu si cumbinatu mi pari nu craparu!" Cristiano a sto giro non capì quasi nulla e rispose: "Scusa cugina cosa hai detto? Sai non è che capisco bene il calabrese, ho sempre vissuto al nord e quel poco che conoscevo l'ho proprio dimenticato", la ragazza si fece un po' rossa e si scusò dicendo: "Scusate Rocco ti stavo dendo che oggi esti una iornata di festa e ti devi vestiri bono, pe rispetto a la sposa e a li parenti, si propiu combinato male che mi pare che stavi nelle montagne a guardare le crape (le capre) come un craparo!" lui avendo compreso tutto, lesto rispose: "Hai ragione cugina Carmelina, ma ero andato a fare una passeggiata nei campi e ho pensato di passare un attimo a vedere la sposa, ora vado a casa e mi lavo e mi vesto bono!" Carmelina gli fece un gran sorriso con i suoi denti sparsi qua e là, e proprio in quel momento entrò nella piazzetta una moto smarmittata con due tipi sopra armati di pistole automatiche.

I due con la moto rimasta in loro possesso, ovviamente invece di dileguarsi decisero che bisognava fare un ulteriore tentativo. Uno dei due killer, mentre si allontanavano dalla casa di Nina notò che il ragazzo scappava in una determinata direzione. Calcolarono quale poteva essere il paese più vicino per un ragazzo che scappava per campagne e prima di tornarsene sul lato ionico da dove provenivano decisero di giocarsi questa carta.

Subito Cristiano fu individuato dai due killer, visto che tutti erano o scuri o bassi o grassi e comunque vestiti a festa e lui era alto, chiaro e vestito che pareva un craparo, facendosi largo tra i presenti si fiondarono sul povero Cristiano che subito si buttò a rotta di collo giù per un vicolo. La moto si trovò in rotta di collisione con la grassa sposa e la prese in pieno facendola cadere rovinosamente a terra, e a terra caddero anche i due killer, dando al giovane fuggitivo qualche decina di secondi di vantaggio.

Il giovane percorrendo a ritroso la stradina che lo aveva portato nella piazzetta, dove si imbucò? Ovviamente nella casa della signora demente che proferiva ai rari passanti il buffo: "Ihihihihhh", di cui prima. Tanto che i due criminali che presero a mettersi sulle traccie di Cristiano passando davanti alla casa della demente e mai potendo pensare che il nordista si fosse potuto essere riparato lì, presero sconsolati a correre a destra e a manca, dove mai lo avrebbero trovato.

Nella piazzetta intanto lo sposo piangeva sulla sposa resa esanime dallo scontro con la moto. Il manubrio le aveva squarciato lo stomaco e le budella sotto al candido vestito fuoriuscivano in gran quantità miste a sangue. Stava inginocchiato tenendola tra le braccia che sembrava una grottesca pietà in salsa calabra, una macchia di sangue rosso come la tragedia colorava il bianco vestito aumentando a dismisura lo sbigottimento generale, gli amici i parenti e i curiosi, assistevano impietriti, facendo ruota alla scena pietosa. Forse mai l'avrebbe amata così tanto se non fosse stato per quel tragico e iperbolico evento, era morta stecchita sotto quel sole d'agosto e mai nulla l'avrebbe riportata viva e sorridente a quella stressante e gioiosa giornata di festa. Lo sposo promesso, realizzo l'ineluttabile si rese conto che mai l'avrebbe presa, che mai quelle belle, morbide minne, avrebbe potuto strizzare, che mai avrebbe mangiato quelle parmigiane che la zia Rosetta gli aveva insegnato così bene a cucinare, e si disperava con un lamento strascicato sotto gli occhi dei parenti che non riuscivano a farsi capaci dell'accaduto, e quasi come una cantilena ripeteva: "Oi bebba mia ti mmazzaru! Pecchi moristi? Pecchi, pecchi, pecchi! E comu fazzu ieu? Comu fazzu ora?Ca rrestai sulu comu nu cani bastunatu... Cu mi stira ora? Cu mi cucina? Pecchi moristi? Pecchì, pecchì, pecchì... ca 'ncora mancu 'ndi pottimu curcari anita, ca 'ncora mancu na basata cu dda bedda ucca mi potisti dari".

Arrivarono i carabinieri col sempre presente Capitano Antonio Magni, un giudice, un medico legale e anche un commissario accompagnato da tre poliziotti, tre vigili urbani, un giornalista di una testata locale accompagnato da un fido fotografo, i vigili del fuoco e anche un carro attrezzi per prelevare la motocicletta che era stata abbandonata dai due killer che nel frattempo si erano dileguati e già probabilmente erano diretti verso la ionica accompagnati chissà da chi.

Tra quella variegata umanità accorsa sulla scena del delitto nessuno pensò di isolare e perquisire la zona e le campagne circostanti, né tanto meno le case nei dintorni. Tutti erano troppo impegnati a stabilire competenze, a tenere lontana la folla e a fare inutili congetture sull'accaduto; in queste occasioni (e anche in altre al dire il vero) lo stato si manifestava solo quantitativamente e mai qualitativamente. Solo il capitano Magni, avrebbe voluto un altro approccio, un'altra organizzazione della scena del crimine, ma lui era troppo lungimirante e nessuno l'avrebbe capito, per cui desistette e si adeguò a quello scoordinato modo di affrontare la questione.

In ogni caso visto che aveva notato fotografo e operatore video, chiese a quest'ultimo se per caso avesse ripreso la scena, l'operatore rispose di si e il capitano gli ordinò di svilupparla e di portargliela al più presto in caserma a Stalattini. Il capitano fu molto soddisfatto di questa sua idea e pensò che, se un giorno nel futuro, ci sarebbero state telecamere sparse in giro per i paesi e le città, la lotta al crimine sarebbe stata certamente più efficace; ma purtroppo era solo fantascienza, per cui, per ora, ci si doveva accontentare dei soliti mezzi d'indagine.  

SUD DARKNESSDove le storie prendono vita. Scoprilo ora