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Sento leccarmi la guancia e capisco immediatamente di chi si tratta.

"Mhmm Beck smettila... ancora cinque minuti..."

Quando sono a casa, il nostro cane, mi sveglia all'alba per farsi portare a passeggio, ma alle sei di mattina è troppo presto!

"E va bene mi alzo..." cerco trovare la forza di scendere dal letto e ciabattare fino alla cucina.

Qua trovo mio padre intento a preparare i pancake, il profumo è ottimo, ma dopo aver visto come li prepara mi obbligo a non assaggiarli.

"Oh buongiorno Jo, non ti avevo sentita entrare. Vuoi un pancake?" Ecco qua la domanda a cui non volevo proprio rispondere.

"No grazie, credo che mangerò una mela" rispondo afferrandone una rossissima dalla coppa sul bancone e addentandola.

Beck inizia mordermi le ciabatte, si ho capito ormai cosa vuole, quindi mi dirigo verso la veranda, prendo la scatola dei croccantini e glie li metto nella ciotolina sotto la finestra.

Salgo le scale e me ne torno in camera per prepararmi dato che dovrò andare a portarlo a spasso.

Infilo le mani nell'armadio tirandone fuori un jeans e un maglietta bianca.

Li infilo e scendo di nuovo in cucina per recuperare Beck.

Appena capisce che ho in mano il guinzaglio si mette a scodinzolare felice.

Urlo a mio padre che sto uscendo e mi tiro la porta per chiuderla.

Penso che questa volta andremo a fare un giretto in paese, così tanto per cambiare.

Girovaghiamo per almeno un ora e finalmente decido di ritornare in casa.

Sono quasi le otto di mattina e devo assolutamente mettermi a studiare, il college è iniziato ormai da due mesi, e ogni weekend torno a casa da mio padre, tanto ci sono a malapena 2 ore di viaggio tra casa e dormitorio.

Rimango sui libri di biologia tutta la mattina, perché tra i corsi aggiuntivi ho preso appunto biologia e veniamo riempiti di compiti.

Nel momento in cui chiudo il libro sento mio padre avvisarmi del piatto caldo in tavola.

Scendo le scale tre gradini alla volta e mi siedo a tavola, perché subito dopo pranzo dovrò partire.

Nel giro di pochi secondi ripulisco il piatto e mi precipito a raccogliere i libri e i pochi vestiti che mi ero portata.

Scendo le scale e stampo un bacio sulla guancia di mio padre e uno sulla testolina pelosa di Beck ed esco di casa socchiudendo la porta.

Dopo poco mi ritrovo seduta all'interno dell'autobus di linea per Seattle.

Tiro fuori dal borsone e mi metto sulle gambe una copia di Cime Tempestose, lo apro ad una pagina a caso e incomincio a leggere dell'amore pericoloso tra Heathcliff e Catherine.


Alla fine di quelli che sembrano dieci minuti inizio a camminare per le strade che portano dritte ai dormitori.

Come se non fossi stanca abbastanza mi ritrovo a correrre sotto la pioggia nel tentativo di bagnarmi il meno possibile.

Stranamente il meteo ha sbagliato pure sta volta.

Entro nell'edificio quando ormai sono bagnata fradicia, sento l'acqua cioccare nelle scarpe e tante goccioline cadere sulla moquette beige dei corridoi.

Arrivo finalmente davanti alla porta della mia stanza, dove grazie al cielo sono da sola, giro la chiave nella serratura e...

...okay come non detto.

Seduta sul letto vicino alla porta c'è una ragazza punk con degli orrendi capelli rosa fluo e completamente vestita di nero.

Sulle gambe ha un pezzo di stoffa martoriata nera e delle forbici in mano, credo che quella sia una maglietta tagliata in mille pezzi.

Quando si acconge della mia presenza alza lo sguardo e mi squadra da capo a piedi senza nemmeno cercare di non farsi notare.

Guardandola meglio noto che ha tre stelline nere tatuate sulla tempia destra e alcuni piercing sul sopracciglio e sul labbro inferiore.

Si alza e con enorme calma viene verso di me.

"Hey, c'è qualche problema?"

La sua voce è fredda, impassibile come l'espressione che ha stampata sul volto.

"Hey n-no non c'è nessun problema... io sono Jo piacere"

Allungo la mano nel tentativo di essere scortese, ma lei alza gli occhi al cielo e torna a sedersi riprendendo il suo 'lavoro molto impegnativo'.

"Emery"

Credo che questo sia il suo nome, non lo avevo mai sentito prima.

"E... credo che tu sia la mia nuova compagna di stanza. Di dove sei? È molto che sei arrivata? Ti piace la stanza? Ah e poi se-" mi ferma agitando le braccia in aria e sollevando nuovamente gli occhi al cielo.

"Sei troppo curiosa per i miei gusti, e queste non sono informazioni che devo dare ad una ragazzina qualunque."

La guardo torva ma annuisco e vado ad appoggiare la borsa sul letto svuotandola nella cassettiera.

Mi siedo e mi giro verso la sua parte della stanza.

Ormai il muro è tappezzato da poster di cantanti conciati perfino peggio di lei, poi guardo la mia parte e noto che è ancora vuota.

Non avevo mai fatto caso alle decorazioni ma con questo silenzio imbarazzante non posso fare a meno di guardarmi intorno.

Sento delle goccie cadermi sulle mani appoggiate sulle gambe e mi ricordo di essere fradicia.

Mi alzo di scatto e trovo un'enorme pozza di bagnato sulla coperta del letto.

Impreco sottovoce e mi sposto strizzando i capelli e il giubotto.

Da dietro sento delle risate spezzate e dei gridolini isterici.

"Volevo dirtelo ma volevo anche vedere cosa succedeva se non te lo dicevo!" E riparte subito a ridere come una scema.

Grazie davvero!

Prendo una maglia asciutta e un leggins e me ne vado nei bagni a cambiarmi.

Per arrivarci devo ripercorrere tutto il corridoio incontrando anche parecchia gente che rimane sconvolta dal mio stato, ma che poi si mette a ridere.

Mi cambio asciugandomi velocemente i capelli e me ne torno in camera, ovviamente Emery non pensava che sarei tornata tanto presto.

Rimango ferma davanti alla porta aperta con almeno otto occhi che mi fissano.

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