La sveglia suona presto questa mattina, sembra anche prima del solito.
Forse è la stanchezza che ho accumulato a farmi sentire così distrutta anche alle sette della mattina.
Mi alzo con pigrizia, prendo qualche vestito a caso dalla cassettiera, e vado ciabattando verso i bagni per andare a farmi una doccia veloce.
O meglio doveva essere veloce, perché dopo mezz'ora sono ancora sotto all'acqua calda a farmi sciogliere i muscoli.
Decido di farmi forza e uscire dal caldo ambiente accogliente.
Mi lego un asciugamano attorno al corpo bagnato e me ne torno in camera.
Emery sta ancora dormendo, probabilmente avrà lezione ad un orario diverso dal mio, oppure oggi proprio non vuole andarci.
Infilo lentamente i vestiti, prendo i pochi libri della giornata ed esco dalla stanza sbattendo volontariamente la porta.
Si sente un tonfo provenire dall'interno della stanza, credo sia caduta dal letto.
E questo è per ieri!
Percorro tutti i corridoi notando che sul pavimento c'è una scia di bagnato rimasta dal mio passaggio.
Ignoro la cosa e scendo velocemente le scale principali.
Quando arrivo all'interno dell'edificio mancano dieci minuti all'inizio della lezione di matematica.
...
Le cinque ore volano e in poco tempo mi ritrovo alla caffetteria per comprare un panino.
Lo mangio velocemente senza neanche sedermi a uno dei tanti tavolini vuoti, e mi sposto su una pachina nel giardino dell'istituto.
Come sempre non c'è nessuno, e posso stare in santa pace.
Quando decido di andarmene vengo trattenuta da una mano che mi stringe la spalla.
Mi giro di scatto e noto che c'è un ragazzo che mi sta allungando un oggetto.
"Ti ho cercata ovunque, hai dimenticato l'agenda sul banco."
Ah.
"Mhmm si grazie..."
Cerca di spingermi sotto agli occhi la piccola agendina.
La prendo continuando a guardarlo in quei profondi occhi scuri che inghiottirebbero chiunque.
Lui intanto guarda me, mi squadra, e alla fine sorride spingendosi indietro gli scompigliati capelli castani.
Approfitto del momento di distrazione per sorridere e andarmene portandomi dietro anche la piccola agenda.
Cammino a passo svelto senza una destinazione, respirando a polmoni pieni lo smog d'assuefazione.
Dopo pochi minuti i piedi mi hanno condotta all'entrata dei dormitori.
Entro facendo il percorso inverso rispetto alla mattina e arrivo davanti alla porta della camera.
Attraverso la soglia e trovo un ragazzo seduto sul letto di Emery, credo proprio che sia suo fratello.
Mi lancia uno sguardo veloce e si volta di nuovo verso la finestra per guardare il sole battere contro il vetro.
Indossa una maglietta che lascia sporgere l'inchiostro nero che gli ricopre le braccia e parte del collo, mentre dei jeans del medesimo colore gli fasciano le gambe.
Distolgo di scatto lo sguardo quando lui lo riporta su di me cercando di non farmi notare.
Lascio la borsa per terra e sfilo le scarpe lasciando i piedi a contatto con il pavimento freddo.
Quel Cam continua a fissare il vuoto dietro alla finestra, e non riesco a capire che cosa co trovi di interessante.
Cambia di posizione stendendo il suo corpo lungo sul letto e incrociando le braccia dietro alla testa appoggiata sul cuscino.
Continuo ad osservarlo per un po' di tempo cercando di capire cosa gli frulli per la testa, rimanendo completamente murata fuori, quando improvvisamente si volta verso di me, e io non ho il tempo di far finta di niente.
"Che hai da guardare ragazzina?" La sua voce è aspra, piena di disprezzo.
Non me la sento di rispondere quindi scuoto la testa guardando il pavimento sotto ai piedi.
Continua a guardarmi, evidentemente si aspetta una risposta, ma io non riesco a dargliela.
"N-niente..." cerco di dire con voce convinta, ma esce un bisbiglio.
Mi guarda e fa spallucce, così prendo un bel respiro e inizio a parlare.
"È solo che tu non dovresti essere qui." Dico abbassando il capo.
"È la camera di mia sorella, posso venire qui quando voglio."
Non so come fargli capire che in questa stanza non c'è solo sua sorella ma anche io.
"Però qui ci sono anche io, il permesso lo devi chiedere anche a me." Faccio fatica ad alzare il tono di voce, forse presa dal timore delle sue risposte imprevedibili.
Si mette a sedere guardandomi dritta negli occhi, e si alza venendo verso di me.
Non stacca lo sguardo nemmeno per un secondo e io mi sento rapita da quegli occhi chiari che racchiudono l'ignoto, il mare.
Chiudo gli occhi, e quando li riapro è in piedi davanti a me, guardandomi dall'alto al basso.
"No non devo chiederti il permesso per niente."
La sua voce è cambiata, è bassa e roca e sembra anche, più dolce?
Non riesco a capire dove voglia arrivare quindi cerco di alzarmi, ma mi ferma tenendomi per le spalle.
Si abbassa mettendosi a sedere difianco a me senza mai staccare lo sguardo.
Allunga la mano per mettermi dietro all'orecchio la ciocca di capelli scappata dalla coda, e ritrae la mano al contatto con la mia guancia.
Si rialza e se ne torna a sedere sul letto della sorella, mentre io lascio andare un respiro che non sapevo di trattenere.
L'aria nella stanza sembra che sia stata risucchita completamente, mentre è stata stesa una coperta di imbarazzo su entrambe.
Non sapendo più cosa fare decido di andarmi a fare una doccia, almeno posso uscire con una buona scusa dalla stanza.
Prendo gli shampi e esco dalla stanza mentre il suo sguardo mi segue.
Quando arrivo alle docce prendo la prima che mi capita e mi infilo sotto all'acqua calda che scorre bagnandomi il corpo.
Rimango sotto per poco tempo, e nel giro di dieci minuti ho un'asciugamano a coprirmi e cammino verso la camera.
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