Caro Louis,
Vorrei avere Dio davanti a me per potergli urlare tutto il mio disprezzo ed il mio odio. Vorrei potergli rimandare tutto ciò che mi ha dato, ovvero il Niente, la mancanza di amore, la solitudine perenne, l'orrenda sensazione di essere inutile, di troppo, eppure di non poter smettere di giucare al gioco crudele che Lui ha inventato per divertirsi. Vorrei chiedergli come è possibile per Lui non vergognarsi, non affrettarsi a distruggere ogni cosa per cancellare infiniti attimi di sofferenza per un numero inimmaginabile di enti. Uno di questi numeri sono io.
Vivere senza speranza, senza amore, senza talento alcuno, senza essere visto, senza essere mai accolto. Vivere è ridicolo. Di tutto ciò che si prova, niente dà tanto l'impressione di essere al cuore stesso del vero quanto gli accessi di disperazione senza ragione: a paragone, tutto sembra frivolo, sofisticato, privo di sostanza e d'interesse. Eppure di ragioni ne esistono a miliardi, anzi miliardi di miliardi moltiplicate per miliardi. Il sentire bisogni che non si potranno mai soddisfare; il sentire paure che non se ne andranno mai. Nascere, crescere, soffrire, non capire niente. Non aver combinato nulla. E morire sfiniti. Ecco il succo della vita. Almeno di chi ne ha colto l'essenza, perchè gli altri sono troppo impegnati ad esistere per vivere.
La sofferenza apre gli occhi, aiuta a vedere le cose che non si sarebbero percepite altrimenti. Quindi non è utile che alla conoscenza, e, all'infuori di essa, serve solo ad avvelenare l'esistenza. Il che, sia detto di sfuggita, favorisce ancora la conoscenza. "Ha sofferto, dunque ha capito". È tutto quello che si può dire di una vittima della malattia, dell'ingiustizia, o di qualunque altra varietà di sventura. La sofferenza non migliora nessuno (tranne quelli che erano già buoni), e viene dimenticata come viene dimenticata ogni cosa; non entra nel "patrimonio dell'umanità", nè si conserva in alcun modo, ma si perde come si perde ogni altra cosa.
Serve per poter dire di aver compreso.
Ma anche questa comprensione è del tutto assurda, perchè riporta all'inizio: alla sofferenza come sensazione, come atto vitale.
Nessuno si rimette dal male di nascere, piaga capitale se mai ve ne furono.
La bestialità della vita mi ha calpestato e schiacciato, mi ha tagliato le ali in pieno volo e derubato di tutte le gioie cui avevo diritto.{Me}