Capitolo 2

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La parte più difficile fu annunciare la morte di Abigail ai genitori ed a Bradley, vedere i loro sguardi disperati e in lacrime fu straziante per Karen ma sopratutto mentire, già, la ragazza decise di non dir nulla sui Lycan altrimenti sarebbe stata presa per pazza, ma faceva fatica a tenersi tutto dentro, riabituarsi alla vita di tutti i giorni dopo quello che aveva visto era difficile, troppo difficile e dimenticare era praticamente impossibile.
Doveva parlarne, doveva confidarsi assolutamente con qualcuno e l'unico che forse poteva capirla era Bradley.
Karen ricorda ancora bene quel giorno, dopo il funerale che fecero nonostante il corpo non fu mai ritrovato,  si avvicinò a Brad che stava su una panchina di fronte alla chiesa con lo sguardo perso, la ragazza si sedette al suo fianco, inizialmente stando in silenzio.
Stranamente il primo a parlare fu Bardley che sospirò << Lei mi manca già così tanto... >> Karen, con gli occhi umidi per le lacrime abbracciò l'amico che ricambiò, poi dopo aver preso un respiro disse << Ho mentito... So che fine ha fatto realmente Abigail >>
Karen si aspettava una reazione impulsiva da parte di Bradley, visto che era tipico da lui, magari si sarebbe pure infuriato, ma invece il ragazzo restò immobile con la bocca spalancata, incapace di dir nulla, allora Karen continuò cercando le parole più adatte << È stata uccisa >> ma il ragazzo la bloccò immediatamente, strepitando << Uccisa?! Dimmi da chi che lo ammazzo io quel... >> Karen tentò di bloccarlo tappandogli la bocca con la mano e poi cerco di spiegarsi meglio << Cerca di ascoltarmi... Chi l'ha uccisa insomma non è... >> abbassò la voce << umano, non è umano >>
Bradley a udir quelle parole sgranò gli occhi, fermandosi qualche secondo cercando di comprendere meglio << In che senso? >>  la ragazza avrebbe preferito in quel momento tornare indietro e non dirgli nulla, insomma sapeva che dire una cosa del genere lo avrebbe più che sconvolto, dire che aveva visto dei Lycan, esseri che dovrebbero essere solo immaginari, era folle.
Ma stranamente riuscì a dire tutto per filo e per segno, senza lasciare il tempo a Bradley di commentare, che ovviamente dire che era traumatizzato era ben poco, una cosa del genere nessuno se la sarebbe aspettata.
L'amico appena Karen finì di parlare, si alzò dalla panchina e senza dir nulla si allontanò di corsa, lasciandola lì immobile piena di sensi di colpa.
"Cosa ho fatto? Perché non sto mai zitta?!" Pensò Karen coprendosi il viso con le mani, forse avrebbe dovuto dargli tempo per riflettere su quella cosa oppure l'aveva semplicemente scambiata per una che aveva perso il senno.
Anche Karen si alzò dalla panchina e camminando di strettamente si avviò verso casa sua, anche se il pensiero di attraversare nuovamente il bosco le era passato per la testa, ma dovette trattenersi, quello non era di certo il momento giusto per mettersi nei casini.
Attraversò camminando lentamente il viale alberato che conduceva alla sua via, guardandosi ogni tanto in torno, come se si sentisse osservata.
Quella strana sensazione la aveva perseguitata più volte in questi giorni, come se qualcuno la stesse seguendo ovunque, ma tra i mille pensieri non ci aveva mai dato tanto peso.
Dopo poco arrivò alla sua villa, era una casa abbastanza grande dove lei e i suoi genitori vivevano bene, non aveva fratelli o sorelle, anche se a volte si sentiva molto sola.
La casa era su tre piani, circondata da un bel giardino curato attentamente dal padre, appassionato di giardinaggio, Karen ha sempre pensato che fosse un passatempo abbastanza inusuale per un uomo come suo padre, infatti il signor. Hunt, passava gran parte del suo tempo al lavoro, faceva il commissario di polizia, un lavoro che ha sempre incuriosito la figlia, era un uomo alto e muscoloso e sempre elegante, tranne quando dava sfogo alla sua passione per il giardino, ovviamente, aveva un carattere tranquillo e disposto ad aiutare gli altri, insomma godeva la fama di una brava persona.
Sua madre era l'opposto, faceva l'avvocato, ed era sempre nervosa e severa, come il marito aveva sui quarant'anni, teneva molto al suo aspetti, infatti spesso veniva scambiata per una con dieci anni in meno di lei, aveva dei lunghi capelli biondi, spesso portati in uno chignon, gli occhi verdi e indossava sempre qualcosa di nero.
Quando Karen entrò in casa sua notò che c'era suo padre nel suo ufficio impegnato con il lavoro, mentre sua madre era partita per una vacanza con le sue amiche.
Corse immediatamente in camera sua, l'unico luogo in cui poteva essere veramente in pace e nessuno l'avrebbe disturbata.
Era una grande stanza, tappezzata di poster e piena di scaffali con libri, ma lei si diresse immediatamente verso il letto, dove vide subito che una piccola busta bianca era appoggiata su di esso.
Pensò chi potrebbe averle inviato una lettera, ormai a quei tempi si usava il cellulare, con curiosità la prese per poi rigirarsela tra le mani, c'era scritto con una bella calligrafia solo un nome: "Per Karen Hunt"
Aprì la busta e lesse nella sua mente:

Hai finito le parti pubblicate.

⏰ Ultimo aggiornamento: Apr 25, 2016 ⏰

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